Salviamo la memoria dei canti contadini

Corsa contro il tempo per recuperare i nastri che stanno scomparendo

di Antonella Gaeta
da la Repubblica di Bari del 03/03/2005

Centinaia di canti contadini scolorano. Il tempo cancella le voci da vecchi nastri magnetici come un affresco del quale, tra poco, non si distingueranno profili. Accade negli archivi musicali privati costruiti generosamente dagli anni Settanta in poi da ricercatori che hanno percorso la Puglia registrando e annotando la memoria. Appunto. L´esercizio della memoria è gravoso in una regione che, spesso, sembra temerlo. Eppure, ha avuto in dono una tradizione musicale (difficile trovarne di così riconoscibili nelle altre arti) costruita dal popolo, di voce in voce, di decennio in decennio. “Tra cinque o sei anni sparirà tutto” denuncia il foggiano Giovanni Rinaldi. Il suo archivio può essere considerato tra i più imponenti, frutto di un´accuratissima ricerca sul campo condivisa con Paola Sobrero tra il 1974 e il 1980 in 23 comuni dell´area del Tavoliere (Gargano, Subappennino Dauno e Capitanata). Lavoro prezioso in una zona che lo è altrettanto per il conflitto di classe nelle campagne dal quale fu percorso all´inizio del Novecento e, poi, negli anni Cinquanta. La ricerca contiene un repertorio di canti politici e sociali, anarchici, religiosi e di pellegrinaggio, fino ai canti della comunità albanese. “Abbiamo fatto un lavoro pionieristico che trent´anni fa si è servito di sistemi di registrazione all´avanguardia – spiega Rinaldi- solo per questo ne rimane una traccia apprezzabile, ma la qualità dell´audio si è già dimezzata. Il nostro lavoro è stato sottovalutato e, adesso, andrebbe assolutamente salvato. Ma in Puglia nessuno sta ad ascoltarci”. Per il momento, a tendergli la mano è stata la Cgil nazionale. “Certo, gli enti locali mi hanno sostenuto quando si è trattato di organizzare eventi come lo spettacolo Braccianti o il progetto di un documentario con Alessandro Piva, ma il problema è più complesso. L´interesse non è paragonabile a quello che ha suscitato il movimento salentino”.

Difficile conservare i materiali (che spesso sono fotografici, come le due immagini che pubblichiamo in questa pagina, e video). Difficile farli pubblicare. La situazione riguarda anche altri archivi fondamentali, come quello su centinaia di canti polivocali salentini registrati da Luigi Lezzi negli anni Settanta, all´inizio di quel folk revival, ispirato da Rina Durante, che portò da queste parti ricercatori appassionati, come Giovanna Marini, sulle tracce dell´importante lavoro di recupero compiuto a partire da metà anni Cinquanta da Alan Lomax, Ernesto De Martino e Diego Carpitella. Sempre Lezzi ha continuano a recuperare canti per tutti gli anni Ottanta.

Sulla tradizione dell´organetto di Villa Castelli, nell´alto Salento brindisino, hanno compiuto ricerche Gian Domenico Caramia e Mario Salvi. Del problema degli archivi abbandonati si occupano in Salento personaggi come Luigi Chiriatti che da qualche anno ha preso a pubblicare autonomamente le registrazioni con l´etichetta Kurumuny. Lo stesso fa Roberto Raheli con l´etichetta Aramirè o Salvatore Villani, in Gargano, con l´associazione Taranta.

“Mentre si spendono centinaia di migliaia di euro per i grandi eventi nessuna istituzione s´impegna a recuperare e rendere fruibili al pubblico gli archivi sonori, un patrimonio inestimabile che senza un progetto organico di salvaguardia rischiano di andare perduti – denuncia l´operatore culturale Vincenzo Santoro, esperto di musica tradizionale. “Che ne pensano di questo piccolo problema i candidati alle elezioni regionali? Perché in altre regioni, come il Piemonte, esistono leggi regionali che sostengono la musica popolare con la creazione di archivi e il sostegno alla ricerca e alle pubblicazioni?” si chiede Santoro. Difficile da immaginare possibili risposte e, forse, più facile mettersi all´ascolto di questi meravigliosi canti che parlano di noi con la più grande schiettezza possibile. E, alcuni dei più antichi, non sono conservati in Puglia. Sono dall´altra parte dell´Oceano, in America, nella Alan Lomax Foundation, ad esempio, pubblicati recentemente nel volume sul Salento dedicato dalla collana Italian Tresury del celebre folklorista. La Puglia si ascolta anche negli archivi dell´istituto Ernesto De Martino di Sesto Fiorentino, in quello di Roberto Leydi in Svizzera o nell´archivio dell´Accademia di Santa Cecilia, come nella Discoteca di Stato e nelle Teche Rai. Bisognerà recuperare e catalogare anche la memoria lontana. Prima o poi.

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