Notte della Taranta, dalla Sicilia alla Lombardia sul filo della pizzica

Dal 12 al 27 nei Comuni della Grecìa Salentina la rassegna dedicata alle musiche tradizionali pugliesi, e non solo
A Melpignano il concertone di chiusura diretto dal maestro concertatore Sparagna, con Pelù, De Gregori e Giovanna Marini.

C’è una base comune tra la pizzica, la Divina Commedia, Bella Ciao e Donna Lumbarda. Tra la Grecìa Salentina e l’Appennino. La Notte della Taranta, in particolare il concertone del 27 agosto a Melpignano, che chiude la rassegna, intende dimostrarlo, sotto la guida del maestro concertatore Ambrogio Sparagna. Che parla di un progetto di ampio respiro, che parte dai canti, dai testi e dalla struttura metrica per eccellenza del canto popolare, ma non solo, l’endecasillabo, per scoprire cosa c’è in comune tra le tradizioni musicali italiane. Perchè un’Italia esiste anche nel tessuto culturale popolare, e questa Notte della Taranta intende dimostrarlo. Senza però rinnegare, ma anche esaltando fino in fondo la ragione per la quale il festival è nato nel ’98: promuovere la musica salentina, la pizzica in particolare.

E infatti nel cartellone che parte il 12 a Corigliano d’Otranto sono presenti i maggiori gruppi pugliesi, protagonisti della ‘riscoperta’ della pizzica, che comincia parecchi decenni fa, quando grandi antropologi ed etnomusicologi del calibro di Ernesto De Martino, Diego Carpitella ed Alan Lomax cominciarono a percorrere i paesini del Salento alla ricerca di quello che rimaneva del tarantismo, cioè delle tradizioni legate alla cura del morso della taranta (un ragno). E pizzica tarantata veniva detta la musica eseguita per guarire i ‘tarantolati’. Mentre pizzica pizzica era la versione da ballo della stessa musica, una variante della tarantella, danza comune a tutta l’Italia meridionale.

Di quella ricerca danno testimonianza testi e registrazioni raccolte dagli Archivi di Etnomusicologia dell’Accademia di Santa Cecilia, che ha appena pubblicato nella collana Squilibri le più importanti raccolte di Carpitella e De Martino. Un patrimonio che, certo, con il tempo si è in qualche modo annacquato, anche se ci sono ancora musicisti molto legati alla tradizione che ne danno ampia testimonianza, come Uccio Aloisi (in concerto il 24 a Carpignano).

Mentre ci sono gruppi che da oltre un decennio sono partiti dalle tradizioni salentine per elaborare uno stile proprio, che dell’antica cultura legata alla taranta e al tarantismo aspira a diventare un’ideale versione contemporanea. Tra questi sicuramente Arakne Mediterranea e Canzoniere Grecanico Salentino, a Soleto il 16 agosto. Il secondo, in particolare, opera già dalla metà degli anni ’70 con l’impegno di salvaguardare le tradizioni che già in quel periodo andavano sparendo.

E ancora, nel solco di una tradizione proiettata nel futuro, valorizzata ma anche rielaborata, gli Officina Zoè, il 21 ad Alessano con i Ghetonia, Zimbarie, il 25 a Castrignano dei Greci, Nidi d’Arac, il 24 a Carpignano con Aloisi e gli Scazzacatarante, Menamenamò, con la cantante Enza Pagliara il 13 a Zollino, e Alla Bua, il 20 a Cutrofiano. Accanto a loro alcuni tra i più interessanti gruppi emergenti.

Il percorso tracciato quest’anno disegna un viaggio sonoro che dal Salento risalirà lungo parte della penisola per puntare lo sguardo verso i Balcani. Si farà tappa nella Bassa Murgia con Mario Salvi e i maestri dell’organetto di Villa Castelli, in provincia di Brindisi, il 22 a Cursi con i Kalascima e i Malicanti. Si incontrerà la Sicilia con i fratelli Mancuso il 20 a Cutrofiano, e la tradizione partenopea con ‘E Zezi in un progetto speciale con Kumenei, un gruppo emergente della scena locale, il 23 a Sternatia, e si arriverà inoltre sino alla musica di frontiera dell’Est e della Mittleuropa (con la presenza del gruppo Zuf de Zur, il 19 a Martano con i Malesciana Folk e i Salentorkestra).

Naturalmente l’attesa maggiore è per lo spettacolo finale, il 27 a Melpignano, con l’orchestra di 70 elementi, costituita esclusivamente da strumenti popolari, dall’organetto al mandolino e al tamburello e diretta da Ambrogio Sparagna. E’ lo stesso maestro concertatore a spiegare a Repubblica.it in un’intervista come La Notte della Taranta, partendo dalle Terre del Salento, vuol essere un omaggio alla storia del canto popolare italiano.

Messe via le sperimentazioni e le contaminazioni con altri generi musicali, alla Stewart Copeland (l’ex batterista dei Police al quale è stata affidata l’edizione 2003 della Notte della Taranta) il concerto in circa cinque ore (è la durata prevista) ripercorrerà modi e forme espressive del patrimonio etnomusicale di tutta Italia, grazie anche al contributo di Giovanna Marini, principale protagonista del movimento Bella Ciao, Francesco De Gregori, Piero Pelù, Sonia Bergamasco e il cantante Pino Ingrosso.

A ricongiungere idealmente il profondo Nord con il profondo Sud del Paese saranno invece il cantastorie comasco Davide Van de Sfroos e i Suonatori di Ponte Caffaro da un lato, e dall’altro i salentini Sud Sound System, audaci sperimentatori di linguaggi musicali tra tradizione e innovazione, e il bravissimo mandolinista Mimmo Epifani, forse il migliore esecutore di musiche popolari su strumenti a plettro, erede della tradizione dei mandoloncellisti alla ‘barbiere’.

Tutti i concerti sono a ingresso gratuito. Informazioni alla segreteria del festival 0836/434056, oppure presso i Comuni che ospitano i concerti, che sono quelli della Grecìa Salentina, e gli altri enti organizzatori, e cioè la Provincia di Lecce, l’Istituto Diego Carpitella, la Regione Puglia e la Camera di Commercio di Lecce.

tratto da la Repubblica
di Rosaria Amato
pubblicato il 12/08/2005

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