di Enrico Noviello
22 marzo 2006
Siamo scesi come al solito, io e elia, da roma, ma questa volta sapevamo che non ci avresti detto più come al solito: “io sto qui, quando volete venire, io sto qui”, perchè eri morto, zì andrea, gia alle 8.30 della mattina di un venerdì 17, che di numero faceva 17/3/2006, e tu te ne andavi finalmente, dopo averlo chiesto già al destino da almeno un paio d’anni, e ora di anni ne avevi 94 compiuti
mentre viaggiavamo, pensavo che avevi avuto amici di tutti i tipi:
i buoni, i malandri, quelli sensibili, i figli di puttana, quelli sinceri, quelli che ti hanno cavalcato
dicevi tu: “come mi trattavano, così io pure li trattavo”
di tutte le classi politiche o sociali, quelli famosi, quelli che non avranno mai nome, contadini, commilitoni, musicisti, e con quelli più cari ti chiamavi “compagno”
così ti diceva tua figlia maria, stamane, mentre tu eri nella bara aperta: “tata, sono arrivati i compagni tuoi”
e pensavo che questo faceva la differenza, di chi sa stare sulla faccia della terra, e chi no
avevo paura di trovare un funerale di personaggi pubblici che si scambiavano il microfono per tessere le tue lodi, e, attraverso te, le loro
forestieri più o meno famosi
invece abbiamo trovato la tua famiglia, la tua splendida famiglia, che vorrei nominarli a uno a uno, i tuoi splendidi figli, ma ho paura di invadere quel dolore intimo
e qualche compagno, di suonate intendo, come dicevi tu, gente magari un pò mediocre come me e elia, che noi amici di tutti i tipi non ce li abbiamo, e spesso ci ingelosiamo per niente
e poi c’erano i carpinesi, che a carpino un funerale così – mi chiedevo – chissà se c’è mai stato
c’era tutto il paese, un fiume lunghissimo, verso il cimitero, che sembrava una manifestazione dei sindacati, ma i contadini come te, zì andrea, i sindacati non ce li hanno mai avuti
hanno avuto tanti compagni, che tu eri compagnone, solitario non sei stato mai
poi è arrivato a casa stamane a darti un ultimo saluto antonio picininno, ha detto ai presenti che voleva bene a te e tutta la famiglia tua, e poi ti ha rimproverato, con un affetto dolce, che tu avevi sempre detto, anche nel film, che “chi balla non muore mai”, “e invece Andrè mo sei morto”, e si dispiaceva di cuore
una volta mi hai detto che tu chi ti andava cercando qualcosa, tu gliela davi: una canzone, una suonata, un sonetto, che non bisognava essere mai gelosi
a tutti quelli che te lo avevano chiesto avevi dato le tue canzoni, semplicemente, e con passione
sapevi che nessuno le avrebbe mai potute cantare belle come facevi tu, ma gliele davi col cuore
e se qualcuno ti andava cercando una storia, un abbraccio, una battuta, tu c’eri, sempre, “io sto qua, quando volete venire, io sto qua”
da oggi zì andrè nessuno ti può più cercare niente, e questo è il vuoto che chi ti ha voluto bene davvero, zì andrè, e sono stati tanti, da oggi non può più colmare
in chiesa mi venivain mente che tu non ci credevi alla vita eterna: “dopo la morte -dicevi – non ci sta niente. morto che è, uno, è finito, e se lo mangiano i topi”
ma non avevi paura di morire, eri pronto, già da tanto tempo
hai vissuto la bellezza fino in fondo, hai fatto SEMPRE quello che desideravi, con umiltà però, cuore generoso e testardo, compagno, non hai mai perso la voce finchè eri vivo, nè l’amore, nè la vita che vive
a noi lasci l’onere di non poter dimenticare che tu ce l’avevi fatta, a vivere come la vita meriterebbe, e con il tuo esempio, puro e scanzonato, ci inchiodi:
si può fare
si può vivere come sacco andrea
magari cantare, come te, zì andrè, proprio no….
il bacio di sempre, con tutto il mio affetto, enrico. e con me elia, monica, raffaella, luciano, michele, valentino, roberta, sabrina, vincenzo, roberto, zì giannino, simona, debora, raffaella, giancarlo, valerio, francesca, daniele, roberta….
22 marzo 2006
Siamo scesi come al solito, io e elia, da roma, ma questa volta sapevamo che non ci avresti detto più come al solito: “io sto qui, quando volete venire, io sto qui”, perchè eri morto, zì andrea, gia alle 8.30 della mattina di un venerdì 17, che di numero faceva 17/3/2006, e tu te ne andavi finalmente, dopo averlo chiesto già al destino da almeno un paio d’anni, e ora di anni ne avevi 94 compiuti
mentre viaggiavamo, pensavo che avevi avuto amici di tutti i tipi:
i buoni, i malandri, quelli sensibili, i figli di puttana, quelli sinceri, quelli che ti hanno cavalcato
dicevi tu: “come mi trattavano, così io pure li trattavo”
di tutte le classi politiche o sociali, quelli famosi, quelli che non avranno mai nome, contadini, commilitoni, musicisti, e con quelli più cari ti chiamavi “compagno”
così ti diceva tua figlia maria, stamane, mentre tu eri nella bara aperta: “tata, sono arrivati i compagni tuoi”
e pensavo che questo faceva la differenza, di chi sa stare sulla faccia della terra, e chi no
avevo paura di trovare un funerale di personaggi pubblici che si scambiavano il microfono per tessere le tue lodi, e, attraverso te, le loro
forestieri più o meno famosi
invece abbiamo trovato la tua famiglia, la tua splendida famiglia, che vorrei nominarli a uno a uno, i tuoi splendidi figli, ma ho paura di invadere quel dolore intimo
e qualche compagno, di suonate intendo, come dicevi tu, gente magari un pò mediocre come me e elia, che noi amici di tutti i tipi non ce li abbiamo, e spesso ci ingelosiamo per niente
e poi c’erano i carpinesi, che a carpino un funerale così – mi chiedevo – chissà se c’è mai stato
c’era tutto il paese, un fiume lunghissimo, verso il cimitero, che sembrava una manifestazione dei sindacati, ma i contadini come te, zì andrea, i sindacati non ce li hanno mai avuti
hanno avuto tanti compagni, che tu eri compagnone, solitario non sei stato mai
poi è arrivato a casa stamane a darti un ultimo saluto antonio picininno, ha detto ai presenti che voleva bene a te e tutta la famiglia tua, e poi ti ha rimproverato, con un affetto dolce, che tu avevi sempre detto, anche nel film, che “chi balla non muore mai”, “e invece Andrè mo sei morto”, e si dispiaceva di cuore
una volta mi hai detto che tu chi ti andava cercando qualcosa, tu gliela davi: una canzone, una suonata, un sonetto, che non bisognava essere mai gelosi
a tutti quelli che te lo avevano chiesto avevi dato le tue canzoni, semplicemente, e con passione
sapevi che nessuno le avrebbe mai potute cantare belle come facevi tu, ma gliele davi col cuore
e se qualcuno ti andava cercando una storia, un abbraccio, una battuta, tu c’eri, sempre, “io sto qua, quando volete venire, io sto qua”
da oggi zì andrè nessuno ti può più cercare niente, e questo è il vuoto che chi ti ha voluto bene davvero, zì andrè, e sono stati tanti, da oggi non può più colmare
in chiesa mi venivain mente che tu non ci credevi alla vita eterna: “dopo la morte -dicevi – non ci sta niente. morto che è, uno, è finito, e se lo mangiano i topi”
ma non avevi paura di morire, eri pronto, già da tanto tempo
hai vissuto la bellezza fino in fondo, hai fatto SEMPRE quello che desideravi, con umiltà però, cuore generoso e testardo, compagno, non hai mai perso la voce finchè eri vivo, nè l’amore, nè la vita che vive
a noi lasci l’onere di non poter dimenticare che tu ce l’avevi fatta, a vivere come la vita meriterebbe, e con il tuo esempio, puro e scanzonato, ci inchiodi:
si può fare
si può vivere come sacco andrea
magari cantare, come te, zì andrè, proprio no….
il bacio di sempre, con tutto il mio affetto, enrico. e con me elia, monica, raffaella, luciano, michele, valentino, roberta, sabrina, vincenzo, roberto, zì giannino, simona, debora, raffaella, giancarlo, valerio, francesca, daniele, roberta….