Archivio sonoro: musica di tradizione della Puglia

di Viviana Leo da www.musicaround.net n. 11/07
Presentazioni ufficiali per il progetto dell’archivio di musiche di tradizione in Puglia. Il 13 ottobre scorso a Bari, presso la biblioteca Nazionale ‘Sagarriga Visconti Volpi’, prestigiosi nomi della cultura hanno condotto un dibattito sull’importanza e la necessità della realizzazione dell’opera.
Il problema che urge risolvere è quello della tutela di elementi preziosi che, senza opportune cure, rischierebbe di deperire. Molto materiale di tradizione orale è, fortunatamente, stato raccolto da impavidi ricercatori che lo custodiscono con mezzi spesso di fortuna: «molti ricercatori privati, meriterebbero un archivio per conservare il loro materiale», afferma Silvia Godelli, Assessore alle attività culturali della regione Puglia. La trasformazione in realtà di un’impresa di tale portata, rappresenterebbe una profonda risorsa per il territorio, se si pensa soltanto alla moltitudine di figure professionali che potrebbero essere coinvolte nel progetto. Sostiene Luciano Scala, direttore generale Beni Librari e istituti culturali MiBAC, che «al momento non esiste la figura del bibliotecario musicale» su cui, si potrebbe aggiungere, le facoltà di Beni Culturali di tutto il territorio potrebbero investire, in modo più specifico, a livello di formazione.
Il progetto è coordinato da Vincenzo Santoro, responsabile Ufficio Cultura ANCI, ed elaborato dall’associazione Altrosud, d’intesa con il Ministero per i Beni Culturali e la Regione Puglia.
Salvaguardare il patrimonio immateriale è stato il dictat che ha animato il dibattito culturale. «La regione Puglia – afferma Santoro – è la prima che mette in campo risposte su questi temi dopo la ratifica, circa un mese fa, della Convenzione Unesco da parte dell’Italia. In Puglia -continua- si è fatta una buona politica di valorizzazione, ma non di tutela». Sarà forse arrivato davvero il momento di cambiare le sorti di tutti quei supporti audio che rischiano di marcire negli scaffali impolverati di chi vorrebbe, ma non può, e molto spesso non sa, come salvarli da morte sicura? Sembra proprio di si.
L’idea è quella di una biblioteca e discoteca specifica sulla musica di tradizione pugliese che prevede la costituzione di un archivio in cui debbano confluire le registrazioni private. Saranno allestiti tre ambienti: «uno, il più importante, conterrà un grande computer, un enorme database, in cui saranno riversati tutti i materiali acquisiti, catalogati e consegnati nel tempo. Un ‘cervello elettronico’ con una serie di terminali collegati e accessibili agli utenti. Il tutto sarà completato da sale d’ascolto con cuffie, biblioteche dotate anche di materiali fotografici e video. Le informazioni saranno acquisite direttamente in loco o collegandosi ad un sito internet che proporrà anche veri e propri percorsi tematici» (1) i quali consentiranno all’utente di connettersi con accesso remoto ed essere guidato, in modo studiato, alla scoperta delle meraviglie sonore.
Un’idea che aveva in sé alcune di queste componenti fu proposta già una decina di anni fa, con la creazione dell’Istituto Diego Carpitella a Melpignano (Le). In tempi non sospetti Maurizio Agamennone, etnomusicologo, definiva quelli che sarebbero dovuti essere gli obiettivi. Testuali le sue parole: «il profilo teorico adottato per le attività […] consiste nell’associare esperienze e competenze diverse (scientifiche, artistiche, amministrative, organizzative) allo scopo di documentare quanto avviene nell’area delle culture popolari […]» (2). Discorsi questi, che lasciavano presagire qualcosa di molto positivo, ma che il corso degli eventi ha trascinato in un turbine che ha fatto perdere per strada tanti buoni propositi. Agamennone, uno degli ideatori dell’istituto Diego Carpitella, riconosce che «a differenza del ‘97/’98 c’è oggi una prospettiva diversa: la collaborazione tra enti diversi rende più isolata e difficile la possibilità di tornare sui propri passi».
Si spera che finalmente sia arrivato il momento. Il passo più importante è stato fatto: le istituzioni hanno riconosciuto la rilevanza del problema e l’entità della ricchezza che l’attuazione di un simile progetto apporterebbe al territorio. Aver dato dignità al patrimonio immateriale, vuol dire aver fatto una parte del lavoro.
L’archivio, per definizione, nasce con l’obiettivo di essere un punto di riferimento per gli studiosi, i quali possono attingere direttamente alle fonti; per la comunità locale, che rinsalda il suo carattere identitario; per chi vuole proporre nuove linee di studio e eventi culturali legati a questo patrimonio. L’auspicio, ora, è quello di censire, catalogare con criteri standard e ordinare in un unico contesto il materiale reperito, al fine di renderlo fruibile all’utenza, nel più semplice dei modi.
Tra gli archivi sonori più importanti, a livello nazionale, sono oggi la Discoteca di Stato, nata nel 1928, (anche se il primo fondo si costituì già nel 1924) e voluta da Vittorio Emanuele III, allo scopo di «raccogliere e conservare per le future generazioni la viva voce dei cittadini italiani, che in tutti i campi abbiano illustrata la Patria e se ne siano resi benemeriti» (3), e l’archivio nazionale di S. Cecilia. Sulla scia di queste iniziative, altre regioni, sebbene solo da pochi decenni, hanno lavorato alla realizzazione di archivi locali che conservassero il loro patrimonio intangibile.
Finalmente possiamo dire che tra non molto – i lavori infatti cominceranno nel 2008 – anche la regione Puglia avrà una banca ufficiale in cui custodire i propri tesori. Sembra che finalmente una breccia sia stata aperta. Sembra che finalmente sia arrivata aria nuova da respirare nell’ambito delle politiche culturali. Ora si spera ora che il tempo passi in fretta… e che i lavori inizino presto!

Note
(1)http://espresso.repubblica.it/dettaglio-local/Un-archiviodigitale-salvera-50-anni-di-musica-pugliese/1814508
(2) M. Agamennone e G. Salvatore, Il 24 agosto 1999. Il ritorno della Taranta, in Melissi n°1, Lecce, 1999.
(3) Regio decreto-legge 10 agosto 1928, n. 2223. www.dds.it

 

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