Tarantamuffin

di Pierpaolo Lala; da Coolclub.it di febbraio 2010

sud-sound-system-papa-gianni-05-08(1)Se parliamo di musica in Puglia e nel Salento un posto d’onore deve essere riservato a reggae e musica popolare, due generi distanti e distinti, ma uniti da molti punti di contatto, grazie ai quali la musica si è legata indissolubilmente al turismo e al marketing territoriale. Negli ultimi venti anni (o giù di lì) il reggae, prima, e la musica popolare, subito dopo, hanno contribuito notevolmente alla conoscenza e alla riscoperta di un territorio, parlo soprattutto del Salento, fino ad allora emarginato e poco “battuto” dai turisti. Mentre le coste pugliesi erano prese d’assalto dai profughi albanesi e jugoslavi, nascevano e si consolidavano man mano due fenomeni, musicali e culturali: quello del reggae, capeggiato dai Sud Sound System e foraggiato dai pugliesi sparsi in giro per l’Italia, e quello della riscoperta delle tradizioni popolari guidato da un manipolo di giovani “pizzicati” e di ricercatori ed osteggiato da una certa fetta di politica. Entrambi i “movimenti” erano caratterizzati dalla riscoperta e dall’uso massiccio del dialetto salentino.

La consacrazione della Taranta

Negli ultimi cinque anni questi due fenomeni si sono consolidati e sono ulteriormente cresciuti, facendo un salto di qualità. Un ruolo fondamentale è stato svolto dalla Notte della Taranta, che si è affermato come uno degli eventi dedicati alla musica popolare più importanti in Italia e non solo. L’idea, nata nel 1998 da alcuni studiosi e da giovani amministratori, primo su tutti Sergio Blasi, è cresciuta anno per anno fino a superare le 130 mila persone. Dopo un’entusiasmante edizione guidata da Stewart Copeland e Vittorio Cosma, dal 2004 ad oggi si sono succeduti due maestri concertatori: Ambrogio Sparagna e Mauro Pagani. Un triennio a testa per questi due musicisti molto diversi per stile, genere, personalità. I musicisti e le voci locali – di molti parleremo dopo – sono stati affiancati nelle ultime sei edizioni da nomi altisonanti della musica italiana e internazionale tra i quali Francesco De Gregori, Lucio Dalla, Carmen Consoli, Buena Vista Social Club, Morgan, Badarà Seck, Orchestra di Piazza Vittorio, Vinicio Capossela, Rokia Traorè, Richard Galliano, Angelique Kidjo, Eugenio Finardi, Simone Cristicchi, Z-Star. Ma il concertone è stato anche la consacrazione per numerosi musicisti pugliesi saliti su quel palco per onorare, ognuno a suo modo, le nostre radici. Così nel 2008 è stata pensata una vera e propria sezione pugliese con Sud Sound System (già presenti nel 2005), Caparezza, Radiodervish (già sul palco nel 2003) e Après La Classe. Il leader dei Negramaro Giuliano Sangiorgi si è esibito al fianco del maestro Pagani nel 2007, mentre nell’ultima edizione, pur con qualche polemica, sul palco è salita Alessandra Amoroso, vincitrice del talent show Amici.

In cerca di ricerca

“Da più di mezzo secolo il Salento è una delle “patrie culturali” dell’antropologia italiana dopo la celebre inchiesta demartiniana sul tarantismo i cui risultati confluirono nella Terra del rimorso, apparsa nel 1961. Questo importante patrimonio culturale caratterizzato dalla presenza di un peculiare repertorio coreutico/musicale legato al rituale (la pizzica tarantata, filiazione locale della più ampia famiglia della tarantella) è oggetto da più di quindici anni di iniziative di recupero, reinvenzione e valorizzazione”, sottolinea Sergio Torsello, giornalista e studioso, direttore artistico della Notte della Taranta. “Un fenomeno complesso che ha avuto il merito di accendere i riflettori sul Salento favorendone la scoperta da parte di un variegato pubblico di operatori culturali e addetti del settore, con un notevole incremento dei flussi turistici. La Notte della Taranta costituisce l’apice di questo fenomeno, un evento studiato in università italiane ed europee come uno degli esempi più significativi di intervento pubblico nel campo della valorizzazione dei patrimoni tradizionali. E oggi il turismo legato all’attrazione esercitata dal revival della pizzica è senza dubbio una delle voci più importanti dell’economia salentina. Ma ciò che è emerso in questi anni di dibattito anche acceso tra gli operatori locali è la vistosa difficoltà ad avviare una politica istituzionale complessiva di valorizzazione del patrimonio etnografico locale. Il recupero a scopo turistico delle culture popolari è infatti uno degli aspetti più controversi dei fenomeni di revival se non è collegato con una più ampia strategia di sviluppo e valorizzazione dei territori interessati”, precisa Torsello. “Alle istituzioni locali spetta ora un ruolo decisivo di connessione, di facilitazione, di sostegno e incentivo non solo alle eccellenze emerse in questi anni ma anche alla pluralità delle realtà presenti sul territorio. Da tempo, un composito movimento giovanile sorto in modo spontaneo negli anni ’90, attende politiche istituzionali di sostegno nel campo della ricerca, della documentazione, della formazione, delle produzioni musicali e dell’infrastrutturazione culturale. Solo così, forse, la fertile primavera salentina (nella quale tanta parte ha avuto la riscoperta del patrimonio etnomusicale) non si risolverà in un’altra, bruciante, occasione mancata”.

Un pensiero condiviso anche da Giancarlo Nostrini, giornalista milanese che da anni conduce la trasmissione La sacca del diavolo su Radio Popolare, dedicata alla musica etnica. “A questo punto diventa fondamentale il lavoro di catalogazione e raccolta di tutti i materiali originali. Sarebbe meglio che le istituzioni realizzassero un ufficio di cultura popolare che diventi catalizzatore di produzioni editoriali e musicali, e che si realizzi un archivio veramente fruibile”. Un Archivio sonoro pugliese è già nato, circa un anno fa (archiviosonoro.org/puglia), presso la Biblioteca Nazionale di Bari ed è coordinato da Domenico Ferraro e Vincenzo Santoro, già animatore del sito Pizzicata.it e autore del recente volume Il ritorno della taranta. Storia della rinascita della musica popolare salentina (Squilibri) che racconta la nascita e la crescita di questo eclettico movimento. “Credo che il meccanismo effettivo di questa deflagrazione sia partito dalla danza e solo successivamente si sia esteso alle tecniche strumentali e alla musica”, prosegue Nostrini. “A Milano uno stage di danze francesi, bretoni, emiliane ha sicuramente meno iscritti e desta meno interesse rispetto ad un analogo corso di pizzica. Lo stesso discorso vale per i concerti: la pizzica propone elementi di nuova aggregazione, soprattutto giovanile, simili a quelli che spingono ad andare in discoteca”. In effetti la pizzica e la musica popolare hanno un grande appeal nella dimensione live ma poche “presenze” radiofoniche. “Secondo me in Puglia ci sono musicisti molto bravi che partendo dalla musica popolare, hanno una capacità di proposta tale da raggiungere livelli esecutivi o compositivi molto innovativi. Nel Salento i punti di riferimento più interessanti mi sembrano Kurumuny – e prima ancora Aramirè – per l’ambito di ricerca e studio, e l’etichetta Anima Mundi, dal punto di vista musicale. Oggi il panorama è estremamente ricco, oltre al consolidamento del movimento revivalistico, che ha luci e ombre, ci sono molti musicisti bravi che superano la tradizione. In Puglia il mondo musicale è molto vario e quindi può soddisfare il panorama e appagare i vari gusti”.

Una nuova scuola pugliese?

La scena musicale è fiorente e molto attiva ma rischia di esaurire la sua forza propulsiva se non sorretta da una ricerca forte e autorevole. Dal punto di vista musicale è difficile, se non impossibile, fare un censimento dei gruppi attivi in tutta la Puglia (solo nel Salento sono un centinaio) che si muovono lungo almeno tre direzioni. Mi scuso sin da ora per omissioni e intrusioni.

La prima è quella che potremmo definire “tradizionale” con gruppi che propongono pizziche, stornelli, canti d’amore e di lavoro senza grande sforzo di riproposizione (e molti a dire il vero senza un grande lavoro di ricerca alle spalle). Su tutti in questa prima categoria bisogna citare i vecchi cantori come Uccio Aloisi, i Cantori di Carpino, i Cantori di Villa Castelli, Menamenamò, tutti molto attivi in questi anni. L’ostunese Tonino Zurlo nel 2007 ha pubblicato Nuzzole e pparolu (Anima Mundi). Da segnalare anche le esperienze di Arakne Mediterranea, Ghetonia (Terra e sale, 2005 e Riza – Live, 2008), Tamburellisti di Torrepaduli.

Il secondo filone è quello della “contaminazione” nel quale rientrano: i Mascarimirì di Claudio Cavallo Giagnotti che negli ultimi anni hanno prodotto molti lavori discografici; il trombettista Cesare Dell’Anna che, con i suoi progetti Tarantavirus e Girodibanda, ha messo al servizio della musica tradizionale tutto il suo estro; l’organettista Claudio Prima che con Adria e Bandatriatica ha realizzato un incontro di culture e provenienze sotto il segno del Mar Adriatico. Longeva e consolidata l’attività di Alessandro Coppola e dei suoi Nidi D’Arac che, tra i primi, hanno messo insieme musica tradizionale ed elettronica. In quest’ambito di commistione segnaliamo anche il lavoro dei Kamafei (già Kumenei), dei Transalento, dei Crifiu (anche se il gruppo ha virato verso sonorità più rock), della Municipale Balcanica.

La terza direzione coinvolge molti giovani ricercatori che in qualche modo sono vicini alla figura dei “colleghi” degli anni ’70 anche se con un approccio “politicamente” meno disinvolto che in passato. Tra i nomi da segnalare Anna Cinzia Villani (che ha pubblicato Ninnamorella), Enza Pagliara (Frunte de luna), Massimiliano Morabito (Sende na rionette sunà), Dario Muci (con Mandatari e Salentorkestra), Malicanti (Tarantelle e canti tradizionali delle Puglie).

E poi ci sono grandi musicisti e grandi interpreti come il violinista, tamburellista e percussionista Mauro Durante, che ha preso in mano le redini del Canzoniere Grecanico Salentino ed è ora impegnato in tour con Ludovico Einaudi; Alessia Tondo, che lanciata a 14 anni sul palco della Notte della Taranta è diventata una delle voci più richieste; Antonio Castrignanò, che nel 2006 ha firmato la colonna sonora di Nuovomondo di Emanuele Crialese; la cantante Maria Mazzotta, il tamburellista Riccardo Laganà, l’eclettico Mimmo Epifani, che tramanda la tradizione della mandola di San Vito dei Normanni; Raffaella Aprile, che recentemente ha pubblicato il cd Papagna e ha firmato con Antongiulio Galeandro la sonorizzazione del documentario Radio Egnatia dei Flud Video Crew, Ninfa Giannuzzi, che nel 2007 ha pubblicato Tis Klèi. Come esempio di interessanti “rivisitazioni d’autore” segnaliamo anche il lavoro di Umberto Sangiovanni & Daunia Orchestra, Faraualla, Radicanto e Rosapaeda.

Pizzicati dal reggae

“Tutto è iniziato molti anni fa. Una storia che ormai ha assunto, nel corso del tempo, i colori acidi e visionari della leggenda lisergica. Lo scenario è ormai entrato nell’immaginario delle “subculture” italiane. I campi di tabacchi, le distese verdi, le masserie diroccate, due casse, un generatore e un mixer, qualche microfono per mettere in scena le prime dancehall del Sud Sound System, dialetto salentino e una “Giamaica interiore”; tradizione e modernità, il culto quasi ossessivo, maniacale, delle radici proiettate tra i suoni futuri della pista da ballo. La Notte della Taranta è nata qui, tra le casse devastate dai bassi profondi, tra i Technics traballanti e le rime di Gigi D., che cantava dello “spirito della Taranta” che lo possedeva”, scrive nel 2004 sul Manifesto il giornalista Pierfrancesco Pacoda.

Considerati dei neo tarantati da Georges Lapassade (studioso scomparso nel 2008), i Sud Sound System sono diventati i portabandiera del Salento e sono una palestra di nuove generazioni di talenti. Nel 2007 è uscita la terza versione del loro Salento Show Case che racchiude alcune delle più talentuose voci della nuova scena pugliese. Come ogni storia che si rispetti anche quella dei Sud è stata costellata da una serie di cambi di formazione. L’uscita più recente ed eclatante è stata quella di Antonio Treble Petrachi detto Lu professore, che nel corso degli anni aveva scritto molti dei brani dei Sud. Treble non solo ha avviato una sua carriera solista ma ha anche dato il via ad un suo Studio (in collaborazione con Elianto) che, come per Salento Show Case, ospita nuovi giovani talenti, e ha pubblicato Più Amore (2007) e Il ritmo del Drago (2009). Da segnalare anche il lavoro di Dj War, che come WarSound e in coproduzione con Segnale Digitale, ha già pubblicato tre compilation.

Oltre la vecchia guardia

Ovviamente il movimento non passa solo da queste “collettive” ma da produzioni che si sono affermate anche in giro per l’Italia. È il caso dei brindisini Boom Da Bash considerati come uno dei migliori gruppi reggae italiani, che nel 2008 hanno pubblicato Uno. Sempre a Brindisi sono attivi Mauro Petri, che ha spiccato il Volo per la 11/8 records, e Mama roots, che nel 2008 sono usciti con Città di uomini.

Dal sud Salento arrivano invece gli Steela che hanno esordito nel 2006 con l’album I Livello, prodotto dal leader degli Africa Unite Madaski, per l’etichetta Casasonica. La band ha anche accompagnato in un lungo tour Raiz, ex leader degli Almamegretta. Da Taranto, dove è attivo un movimento più legato all’aspetto sociale e politico, arrivano invece Fido Guido, considerato il neomelodico del reggae, e DonCiccioman. Nel barese segnaliamo Rosapaeda Soundsystem (della quale abbiamo già parlato qualche rigo più su) e Suoni Mudù guidati da Nico Caldarulo. Nel foggiano spazio a Miki Soulijahr, che faceva parte della Dreed Inna Babylon.

I nomi da fare sarebbero tantissimi, proviamo a citare: Mulinu, Sandrino e Strunizzu, Afro Bamba, Lu Dottore, Kaya Killa, Hot Fire, RankinLele, PapaLeu, Marina, Italo, Terequeia, Ghetto Eden, Ghetto Child, RoozBand, Dani Silk, Big Matata, Lu Marra, Red Hot House, Lu Rudy, Heart On Fire, Ena Ghema, Pantu, Plata Smoka, Zona 45 e i sound system Black Star Line, Angel Dub Sound System, I Militant.

Sempre attivi, anche se con attitudini e sfumature notevolmente diverse, Dj War (di cui abbiamo già parlato prima) e Gopher Wastasi che, lasciati i Sud nel 1998, ha prodotto alcuni cd e molte compilation. Dopo i due lavori come Unto Ke, (Jet Five, 2005 e Coco and dust, 2006) ha pubblicato come King Bleso i cd Dub Jazz e Eco of blue e per maggio uscirà come King Bleso and Woodo Soul Unlimited. Segnaliamo anche una scena hip hop molto ricca che comprende Trinketto, Puglia tribe, Amici d’Abbash, Sona Slè, Avatar, Platform, Skema, Aban.

La scena reggae, raccontata da Tommaso Manfredi nel volume Dai Caraibi al Salento, nascita evoluzione e identità del Reggae in Puglia, uscito un paio di anni fa, è poi alimentata da numerosi concerti, dance hall e festival su tutto il territorio pugliese, anche e soprattutto grazie a festival che da molti anni a questa parte hanno condotto in Puglia e, nel Salento in particolare, il meglio del reggae mondiale come Gusto Dopa al Sole (con la direzione artistica di Dj Gruff), Salento Summer Festival, Puglia Reggae Festival e molti altri.

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