Napoli è la musica. Viaggio nel tempo con de Simone

Dopo trent’anni l’artista pubblica una nuova e più ricca edizione del suo lavoro sulla canzone popolare campana. Un lavoro imponente, accompagnato da dette cd, condotto in solitudine: «L’assenza delle istituzioni è una vergogna»

dal Venerdì di Repubblica del 17 dicembre 2010

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Per chi era giovane negli anni Settanta erano I sette microsolchi di Roberto de Simone. Per i ragazzi di oggi e domani sarà Son sei sorelle. Dopo trentun anni, grazie all’editore Squilibri e all’Accademia di Santa Cecilia, torna alla luce il tesoro di musica popolare che l’etnomusicologo e compositore napoletano aveva pubblicato per la prima volta nel 1979.

All’epoca, il progetto includeva sette vinili di mezz’ora ciascuno, ai quali erano allegati pochi apunti tecnici. Stavolta la documentazione si moltiplica: un cofanetto di sette cd (tanti gli inediti registrati nelgi anni Ottana e Novanta), e un libro che racconta le ricerche sul campo, le caratteristiche dei canti e dei loro esecutori, nonché le tipologie dei diversi strumenti.

Son sei sorelle – rituali e canti della tradizione in Campania, può essere stimata come l’opera omnia di de Simone, ma non è il suo testamento: «Questo progetto sintetizza quarant’anni di lavoro» racconta il maestro, «sentivo la necessità di ripubblicarlo perché volevo comunicare a tutti questa ricerca sull’identità napoletana. Magari servirà a costruire un progetto politico e sociale in chiave gramsciana. Cosa che le istituzioni locali hanno sempre evitato. Negli ultimi quindici anni Bassolino e i suoi hanno badato a resuscitare una effimera festa di Piedigrotta con Carreras e Elton John ma non ad accompagnare un viaggio-analisi nelle musiche, nella lingua e nella cultura popolare come fa questa collezione di dischi. Mi dispiace che che un’editore e un’accademia romani siano i soli ad aver preso a cuore l’idea. Non volevo mica denaro per me, ma che la Regione non figuri fra i partner è un segno di vergogna storica».

Settentasette anni, intatta la verve polemica. Altrettanto la creatività, che il 21 gennaio porterà il musicista al San Carlo con l’Olimpiade di Pergolesi, una sua revisione che inaugura la stagione d’opera. Altro progetto, che prossimamente vedrà impegnato il co-fondatore della Nuova Compagnia di Canto Popolare (1969), autore dell’osannata Gatta Cenerentola (1976), saranno un libro e un dvd sui canti di dolore della Via Crucis di Minori. «Un’avventura legata alla coralità, che documenterà i riti della settimana pasquale. Il video è indispensabile per evitare una lettura parziale del fenomeno, anche perché in costiera o nel Cilento ci sono alcuni tra i canti più rari».

E di rarità si compone la riedizione di Son sei sorelle, supportata dalle fotografie di Mimmo Jodice. «Le prime ricerche le feci negli anni Sessanta, con apparecchi rudimentali» ricorda de Simone «a mano a mano mi hanno affiancato alcune spie (fra queste il drammaturgo Annibale Ruccello), che si recavano sui luoghi e cercavano i cantori. Poi insieme ci siamo chiusi in sala di registrazione, perché pensavo che la pulizia sonora del mezzo moderno avrebbe giovato all’ascolto e all’estetica. Ciò avveniva sempre nei giorni di festa, perché gli esecutori sentissero davvero nel profondo il momento del rito, senza forzature intellettuali. Anzi: spesso davanti al mixer i canti diventavano danze collettive. Mangiavamo pane e vino, si ricreava la festa, il banchetto cantato con una coreutica esplicita. Quando le paranze erano più numerose ero io che andavo da loro. Ricordo che una volta riscostruimmo addirittura un carro e lo mettemmo su una strada non asfaltata a Somma Vesuviana, poiché i carrettieri per cantare avevano bisogno della loro dimensione reale. O quando registrai in un ristorante avellinese il Rosario carnevalesco, tra parolacce, doppi sensi e risate».

Sesso, invocazioni di grazia, barzellette in rima. E ancora: saltarelli nuziali, canti lirici di vendemmia, ritmo di morte e di pastellessa, canti di carcerati e per le sette madonne, in particolare per quella di Montevergine, la Madonna nera. «Un repertorio che fa capo a un mondo completamente scomparso» sottolinea de Simone, «così come sono defunte le feste. Tanti, oggi, si atteggiano a schiaffeggiare il tamburo in eventi modaioli, ma manca quella collettività, quei valori comunitari. Quel vissuto di religiosità che possa restituire un puro linguaggio sonoro affinché si produca la socializzazione della musica. Quei canti rituali non sono qualcosa che si inventa. Derivano da un canzoniere di varianti che è impossibile eseguire senza averli praticati per venti o trent’anni. Un po’ come avviene nel jazz: c’è la tradizione, si, ma si improvvisa solo quando quel mondo ti appartiene nelle viscere. Ecco perché gli interpreti – cito Giovanni Coffarelli, Giulia Ciletti, Antonio Torre, Rosa Noverino – sono a loro volta esecutori-compositori di brani irripetibili. Esiste una sola versione una, di ogni loro fronna o ninna nanna, talvolta con esasperate emissioni vocali e prive di una perfetta espressione tecnica. Ma indiscutibilmente vere a livello linguistico, perché il canto rivela un momento panico. È per questo che Son sei sorelle, in qualche modo, diventa la celebrazione dell’assenza».

Per leggere la scheda del libro cliccare qui

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