L’ultima taranta romana di Ludovico Einaudi

di Vincenzo Santoro

da Il Paese Nuovo del 7 luglio 2012

Luglio_Suona_bene_576-300x164Anche quest’anno, come nel 2011, l’orchestra della Notte della taranta guidata da Ludovico Einaudi, il 29 giugno, giorno fatidico di san Paolo patrono dei tarantati, si è trasferita nella splendida cornice dell’Auditorium di Roma, per riproporre – in versione ovviamente ridotta – il Concertone che ha infiammato nello scorso agosto la grande piazza del convento degli Agostiniani di Melpignano.

Nella solita sontuosa cornice di pubblico che ha riempito la cavea disegnata da Renzo Piano, il Maestro torinese ha potuto rappresentare, insieme ai musicisti salentini e ai tanti ospiti internazionali, la sua personale versione della “taranta”, raffinata, colta, visionaria e grondante di innesti di musiche e ritmi provenienti da ogni dove. Un’operazione di grandi ambizioni che, al suo secondo anno, è apparsa però meno convincente, avendo perso in freschezza e in “stupore”, senza guadagnare in intensità e in originalità.

Occorre dire preliminarmente che il concerto, il primo di un tour che ha toccato successivamente Bari, Milano e Firenze, è stato funestato da notevoli – e per molti versi sorprendenti, visto il livello organizzativo che dovrebbe avere uno spettacolo del genere – problemi tecnici, che hanno creato momenti di forte imbarazzo fra i musicisti e non hanno giovato alla qualità complessiva della serata. Uno su tutti, capitato svariate volte nella prima parte del concerto: i microfoni spenti all’inizio degli interventi vocali e strumentali, e poi alzati improvvisamente e spesso a livelli inadeguati.

Nonostante questi inconvenienti non di poco conto, nella Notte romana non sono comunque mancati momenti musicali di alto livello, soprattutto nei pezzi nuovi rispetto a quelli proposti l’anno scorso: suggestive e d’effetto ho trovato in particolare Ahi lu core meu, con la voce forte e spiritata di Antonio Castrignanò sovraccaricata di echi e riverberi, come anche l’intrigante versione di Fimmine fimmine, costruita su un incrocio fra i preziosi interventi vocali delle cantanti (con Alessia Tondo prima voce) e il ricamo pianistico di Einaudi.

Particolarmente riusciti e trascinanti mi sono poi sembrati i brani che hanno visto protagonista la straordinaria coppia “JuJu” (Justin Adams e Juldeh Camara), tra gli ospiti sicuramente quelli più sorprendenti, una versione di Nazzu nazzu con la voce antica di Anna Cinzia Villani assolutamente a proprio agio sulla base musicale etno-rock-blues, che sarebbe sicuramente piaciuta a Ry Cooder, e un lungo e tortuoso brano afro-blues mescolato con una pizzica grica (Rirollallà), pezzi entrambi guidati dalla chitarra di Adams e dagli stupendi fraseggi del “ritti” (sorta di violino di tradizione del Gambia) di Camara, bravissimo anche sul canto. Il duo JuJu è stato anche determinante in Taranta, un altro lungo brano in cui il sempre più bravo Mauro Durante, su un ipnotico tappeto sonoro prodotto dalle voci femminili, si è prodotto in una serie di interventi di violino intriganti e di grande virtuosismo. Irresistibile e travolgente poi è stato il suo assolo nel pezzo conclusivo prima del bis, accompagnato dall’incalzante pianoforte di Einaudi che ripeteva ossessivamente uno dei temi sonori distintivi del suo Concertone.

Un po’ sottotono sono apparsi invece gli altri ospiti stranieri, il cui apporto complessivo alla serata non è apparso così fondamentale, che hanno più o meno ripetuto, con minore pathos, gli interventi dell’anno scorso (a parte Joji Hirota & the Taiko Drummers, con le loro performance percussive potenti e scenografiche, ma sostanzialmente solo decorative).

Terribile il destino toccato alla pizzica degli Ucci, che sulla carta doveva essere uno dei pezzi forti del concerto: per tutto il brano, per ragioni imperscrutabili, le basi elettroniche hanno tenuto un tempo diverso da quello dei tamburelli, e solo grazie al sangue freddo dei musicisti il brano è giunto, nonostante il caos ritmico, fortunosamente fino in fondo.

Il resto del concerto non ha infine suscitato grandi entusiasmi, con esecuzioni che mi sono parse un po’ anonime e farraginose, e peraltro costellate da frequenti imprecisioni nelle parti vocali e strumentali, dovute probabilmente, oltre ai gravi problemi tecnici di cui abbiamo già detto, al fatto che l’ensemble, alla prima data del tour, non aveva ancora sufficientemente rodato.

Al di là di queste considerazioni, a mio avviso l’esibizione romana ha confermato solo in parte la bontà del “progetto” einaudiano, che alla distanza mi sembra aver mostrato alcuni limiti strutturali, producendo un caleidoscopio sonoro raffinato ed elegante, ma che solo in parte è riuscito ad essere coinvolgente, apparendo invece in diversi casi freddo, didascalico e ripetitivo.

E poi, alcune scelte di fondo sono state veramente incomprensibili: come può in uno spettacolo del genere mancare una pizzica eseguita in maniera tale che possa essere ballata dall’inizio alla fine, senza troppe “complicazioni” ritmiche e “ridondanze” musicali (a parte forse la timida e un po’ contratta Santu Paulu del bis)? Molta parte del pubblico non aspettava altro! Forse, a furia di “contaminazioni” più o meno cerebrali, stiamo dimenticando che una delle ragioni principali della forza (e del successo contemporaneo) della musica tradizionale salentina, e in particolare della pizzica, risiedono proprio nella sua capacità di coinvolgere (e di sconvolgere), oltre alla mente e al cuore, anche il corpo. Non è un caso che per secoli, come è universalmente noto, il suo uso principale sia stato proprio quello di far ballare la gente, fino allo sfinimento liberatorio. Se le rielaborazione e la riscrittura arrivano a cancellare del tutto o quasi queste caratteristiche, il rischio è quello di produrre un ibrido forse scintillante e glamour, ma che alla fine, negando la sua stessa ragion d’essere, non riesce a lasciare un segno veramente incisivo.

 

si può rivedere il Concertone romano in streaming, cliccando qui

per leggere la mia recensione del Concertone della Notte della taranta con Einaudi di Roma del 29 giugno 2011 premere qui

per leggere la mia recensione del Concertone della Notte della taranta con Einaudi di Melpignano del 26 giugno 2010 premere qui

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