Riflessioni su FolkBooks 2012

di Sergio Torsello, 29 novembre 2012

fb1Il successo della prima edizione di Folk Books, la rassegna dell’editoria multimediale delle tradizioni in movimento, merita qualche riflessione aggiuntiva. Ci sono almeno tre temi che, al termine delle tre intense giornate di incontri, seminari, concerti, presentazioni di libri e dischi, emergono con forza a testimonianza di un’esigenza diffusa che da tempo attendeva risposte adeguate. Il primo è quello della necessità di riaprire un dibattito in seno al composito “movimento” che da quasi vent’anni ormai lavora attorno al revival della pizzica sulle prospettive e le sfide che attendono il “movimento” in questa nuova fase. Il secondo è senza dubbio la capacità di eventi come Folk Books di favorire non solo un proficuo dialogo per così dire interno (penso alla presentazione dei primi risultati di ricerche sul campo ancora in corso) ma anche un virtuoso confronto con le esperienze nazionali più significative nel campo di una etnomusicologia capace di conciliare le esigenze della ricerca e quelle della didattica e della divulgazione (emblematico in questo senso l’eccezionale caso dei 16 volumi che compongono l’Enciclopedia della musica sarda illustrato nell’ambito della rassegna). Il terzo e ultimo elemento è legato alla programmazione di nuove produzioni di spettacolo dal vivo. Piccole “gemme” (come lo spettacolo del Canzoniere dedicato a Rina Durante, o il reading di Milena Magnani con musiche di Redi Hasa e Maria Mazzotta) che forse non aspirano ad incontrare il favore di folle oceaniche ma che si sottraggono al condizionamento “pizzicarolo” del vorticoso turbinio estivo offrendo stimolanti spunti di riflessione e di approfondimento. Di tutto questo va dato atto, ancora una volta, al curatore Vincenzo Santoro (alla cui passione, competenza e tenacia si devono alcune recenti importanti iniziative in questo settore: l’Archivio Sonoro di Puglia, la legge di tutela della musica e della danza tradizionale pugliese) per aver saputo aggirare la tentazione di fare di questa rassegna uno spazio in cui narcisisticamente rispecchiarsi trasformandola invece in una sorta di “laboratorio” nel quale ripensare strategie e percorsi culturali di valorizzazione del patrimonio etnografico locale.

per la presentazione di FolkBooks 2012 cliccare qui

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