L’altro Salento degli Aramirè a dieci anni da “Mazzate pesanti”

da Salento Review, n. 1/2014

mazzatepesantipIn questi mesi ricorre il decimo anniversario dell’uscita di uno dei lavori discografici più interessanti prodotti della scena della nostra musica popolare: il cd Mazzate Pesanti di Aramirè – Compagnia di musica salentina.

Il gruppo, nato nel 1996 sulle ceneri di un ensemble storico, il Canzoniere di Terra d’Otranto (di cui rimangono in azione Luigi Chiriatti, Roberto Raheli e Sandro Girasoli), si è caratterizzato per l’ambizione di mettere in campo un lavoro complessivo di valorizzazione del patrimonio musicale salentino, concretizzatosi soprattutto nell’attività della casa editrice omonima che, utilizzando la formula editoriale del libro allegato al cd, si è presa carico, in una serie di pubblicazioni fondamentali e imprescindibili, di restituire alla fruizione collettiva le registrazioni storiche della musica di tradizione locale, frutto delle “ricerche sul campo” realizzate a partire dagli anni Cinquanta.

Anche grazie a questa impostazione “impegnata”, gli Aramirè fin dall’inizio sono riusciti ad avere una buona attività concertistica anche fuori dal Salento, partecipando a importanti eventi nazionali e internazionale (in particolare a Minorca, nelle Baleari, in Irlanda, in Bretagna, e a più riprese negli Stati Uniti: Los Angeles, Filadelfia, New York). Nel 2001 viene pubblicato Sud Est, il primo intenso cd del gruppo, apprezzato dagli appassionati e accolto molto bene dalla stampa specializzata, dove ottiene prestigiose recensioni.

Dopo varie vicissitudini e cambiamenti (dei fondatori rimarrà solo Roberto Raheli, che di fatto svolgerà il ruolo di leader), nella primavera del 2004 si arriva alla pubblicazione del secondo lavoro discografico, Mazzate pesanti, un cd originale e innovativo, soprattutto per alcuni brani che contenevano testi di critica politica e sociale. In particolare, alcune canzoni esplicitavano la polemica storica del gruppo contro la “deriva commerciale” del Salento “pizzicato” e contro la sua manifestazione più nota, la Notte della Taranta, a partire dal brano che dà il titolo al cd, in cui l’“etnicu-ncazzatu” Raheli (autore di tutti i testi nuovi) con la sua ironia corrosiva non risparmia nessuno: il Salento da cartolina tutto “mare e pizzica” costruito ad uso e consumo dei turisti; gli amministratori che con i grandi festival imboniscono la gente e cercano di nascondere la loro indifferenza per il degrado in cui versa il territorio; i musicisti “etnici”, che si improvvisano sui palchi senza una conoscenza adeguata della tradizione musicale. Contro tutte queste “degenerazioni”, la canzone invita ad usare “li soni e li canti” per sferrare metaforiche (ma non troppo…) “mazzate pesanti”.

Alcuni brani del cd sono rielaborazione parziali di materiali tradizionali, con dei testi aggiornati agli avvenimenti di oggi, come Opillopillopì, un vecchio canto di protesta, composto negli anni Settanta (il ritornello: “opillopillopì opillopillopà bisogna pur lottare ma per la libertà”), a cui vengono aggiunte delle strofe di solidarietà con gli immigrati stranieri e anche di ironica e graffiante satira politica, e come Scusati amici cari, che diventa una critica pungente agli eccessi della moda esotica del Salento “tarantato” da vendere ai turisti, tutto mare, orecchiette e pizzica: “E culle scarpe nove aggiu scire a Santu Paulu, me fingu tarantatu e fazzu sordi comu a nu diavulu / Li ragni e le tarante suntu merce sapurita, lu tarantismu è morto ma lu tarantismu è vita”.

A Tricase no’ sse cantau chiui è invece un brano integralmente di nuova composizione, che ricorda la “rivolta di Tricase” del 15 maggio 1935, dove una manifestazione di tabacchine venne repressa nel sangue dalla forza pubblica, che uccise cinque manifestanti.

Completano il cd, insieme ad alcuni brani tradizionali poco noti reinterpretati più o meno fedelmente, una “nuova” pizzica dedicata ad Adriano Sofri, coinvolto in quegli anni in un controverso caso giudiziario.

Mazzate Pesanti, lavoro emblematico di un approccio che si rifà soprattutto alle esperienze più avanzate del folk-revival nazionale (non a caso Ivan Della Mea dedicò al cd una bellissima recensione pubblicata su l’Unità), riascoltato oggi, conserva tutti i motivi di interesse che aveva al momento dell’uscita, considerato anche che in pochissimi della scena salentina, piuttosto concentrata sull’esaltazione degli aspetti festosi e ludici della tradizione musicale, ne hanno seguito l’esempio. Tre anni dopo l’uscita del cd, dopo un concerto trionfale alla Carnegie Hall di New York, il gruppo deciderà di cessare le proprie attività,

Per leggere il racconto di Roberto Raheli del concerto di “commiato” alla Carnegie Hall di New York premere qui.

Per leggere la recensione di Ivan Della Mea del Cd, pubblicata su L’Unità con il titolo Compagni, queste sono Mazzate Pesanti!, cliccare qui.

La storia del brano Opillopillopì si può leggere (e si può anche ascoltare il brano) cliccando qui.

Ecco la canzone che dà il titolo al cd:

 

 

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