Puglia Sounds. La musica cresce con i fondi europei

alias18giugnoOggi su Alias, inserto culturale del manifesto (che si può scaricare qui:
http://ilmanifesto.info/pdf/alias-del-18-giugno-2016/ ) ci sono due interessanti pagine dedicate a Puglia Sounds.

Come spiega il direttore Antonio Princigalli, questo progetto “rivoluzionario” nasce nel 2010 dalla volontà precisa dell’allora presidente Nichi Vendola e dell’assessore Silvia Godelli di «utilizzare una parte dei fondi Fesr per la cultura, fondi che abitualmente venivano indirizzati verso infrastrutture come aeroporti, centrali elettriche e altro». «L’idea era quella di ragionare sulla musica come un qualsiasi comparto produttivo, sull’esempio di quello che già accadeva per il cinema dove c’era l’Apulia Film Commission e il teatro col Teatro Pubblico Pugliese. Puglia Sounds di fatto è l’unico progetto pubblico di sviluppo delle musiche in Italia, che può trovare qualche lontana similitudine in progetti stranieri (come la Catalogna). Tutto si è basato su bandi pubblici, inizialmente difficili da scrivere, senza nessuna distinzione di genere musicale per qualsiasi operatore che volesse investire sul patrimonio musicale pugliese, dalla classica al reggae».

Per realizzare questi obiettivi si è lavorato su tre linee direttrici: Live, finalizzate alla promozione e al consolidamento dell’attività musicale sul territorio; Record, che aiuta a promuovere le produzioni discografiche pugliesi nei principali mercati nazionali e internazionali; Export, che sostiene tour nazionali e internazionali di artisti pugliesi, promuove il patrimonio musicale regionale e favorisce la mobilità di artisti, operatori e imprese musicali.

Nello speciale, segnalo fra gli altri l’articolo di Pierfrancesco Pacoda, L’utopia possibile. Il ritmo di una regione che balla e suona, che ha il merito di ricordare che Puglia Sounds non ha “inventato” la musica pugliese (come qualche volta qualcuno sarebbe portato a credere, a leggere alcune dichiarazioni un po’ troppo entusiastiche), ma è stato un intelligente progetto partorito dalle istituzioni regionali per stimolare e rafforzare un contesto che era già ipervitale:

«Quello che è avvenuto è che è emersa una incredibile vocazione del territorio (tutto) a esse una “Isola sonante” che aveva bisogno solo di una dichiarazione di disponibilità da parte di chi, per il pubblico, gestisce la cultura».

Il giornalista cita inoltre come caso esemplare l’esperienza del Canzoniere Grecanico Salentino, gruppo appunto attivo addirittura dal 1975 (e che, nella formazione dei padri, faceva concerti all’estero già allora), che oggi (nella formazione dei “figli”), anche grazie al sostegno di Puglia Sounds, è diventato uno dei punti di riferimento della “folk reinassance” internazionale, «con radici fortemente legate alla terra e una fama che li porta ad essere continuamente in tour in ogni angolo del mondo»​.

Interessanti anche una serie di interviste a musicisti, fra cui il nostro Riccardo Laganà​ (di cui però sbagliano più volte il nome del gruppo chiamandolo Kalàschina e non, come sarebbe giusto, Kalàscima – ma non si può avere tutto dalla vita), che segnalano giustamente la necessità per gli artisti, dopo che Puglia Sounds li ha aiutati a crescere e a farsi conoscere anche in prestigiosi palcoscenici internazionali, di “camminare sulle proprie gambe”.

 

 

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