Folk e tradizione: così la Puglia scopre le sue radici

Dal Gargano al Salento nascono le note che conquistano il mondo

canzvilldi Vincenzo Santoro*

Due lavori discografici in uscita in questi giorni, Canzoniere del Canzoniere Grecanico Salentino e Vecchio stile di Salvatore Villani, molto diversi fra loro ma entrambi di grande qualità, confermano la Puglia come una delle regioni musicalmente più interessanti e vitali, in particolare per quanto riguarda le esperienze originatesi dalla variegata scena del “folk” e del “popolare”.

Infatti, oltre la dimensione dei grandi e piccoli festival ed eventi vari, che soprattutto d’estate costituiscono un elemento di vivacizzazione delle nostre città e in molti casi anche un potente fattore di attrazione turistica, negli anni il “movimento” della musica popolare pugliese ha continuato a crescere in maniera notevole. E se da una parte sono venuti fuori innumerevoli gruppi specializzati in serate danzanti di non troppe pretese, dall’altra sono maturate alcune esperienze di grande rilievo, in grado di produrre musica di alta qualità e di emergere in maniera convincente nei circuiti internazionali (paradossalmente, più che a livello nazionale, dove forse si sconta il fatto che il genere “popolare” è, per varie ragioni, storicamente bistrattato e poco considerato dalla stampa mainstream).

Il Canzoniere Grecanico Salentino rappresenta, da questo punto di vista, un esempio emblematico. Gruppo fondamentale del primo “rinascimento della pizzica”, fondato dalla grande intellettuale Rina Durante nel 1975 e dal 2007 ereditato e rifondato da Mauro Durante, il CGS negli ultimi anni si è progressivamente affermato come una delle esperienze più stimolanti e vivaci della scena pugliese, distinguendosi per la qualità della proposta musicale e per una intensa attività live, in Italia e all’estero, che gli ha conquistato significativi consensi fra gli operatori specializzati e lusinghiere recensioni per i cd Pizzica indiavolata (2013) e Quaranta (2015). Folk Roots, una delle più importanti riviste internazionali di world music, è arrivata a definirli «una delle migliori band del mondo, senza ombra di dubbio».

Con Canzoniere (Ponderosa), il gruppo ha avuto l’ambizione di realizzare un lavoro in grado di stare perfettamente a suo agio ai più alti livelli del mercato internazionale, senza perdere però un forte e riconoscibilissimo radicamento territoriale. Nato e sviluppatosi tra Lecce e New York, dove Durante ha trascorso vari mesi, componendo parte dei brani insieme a prestigiosi collaboratori della scena statunitense, il cd contiene 12 canzoni (11 d’autore e una tradizionale), che, con testi prevalentemente in dialetto salentino, descrivono un poliedrico e coinvolgente caleidoscopio sonoro, oscillante fra il sofisticato pop-rock d’autore, (Quannu te visciu, Ientu, Con le mie mani) che a volte inclina a una dimensione sorprendentemente sentimentale e intimistica (Tienime, Sempre cu mie), suggestioni world (in particolare in Subbra Sutta, scritta e interpretata insieme al cantautore anglo-francese Piers Faccini) e brani più “etnici”, in cui si sentono maggiormente le radici del gruppo (Moi, La ballata degli specchi, Lu giustacofane, dalla incalzante base ritmica, che utilizza anche una voce popolare ‘originale’ campionata, e la funkeggiante Intra la danza). A chiudere in qualche modo il cerchio, la Pizzica Da Sira, che faceva già parte del primo mitico cd del Canzoniere originario (del 1977) e qui riproposta in una versione assolutamente irresistibile.

Un cocktail musicale eclettico e coinvolgente, anche se forse di grado emozionale discontinuo, che sarà molto interessante verificare nelle esplosive performance che il gruppo riesce ad esprimere dal vivo.

In tutt’altra direzione, quella più vicina alle “radici” musicali, che non smettono mai di riservare straordinarie sorprese, si muove invece Vecchio stile (Nota) che racconta in suoni e canti il rapporto appassionato di Salvatore Villani con le tradizioni musicali della sua terra, cominciato a metà degli anni Settanta accompagnando il fratello nelle serenate e nelle suonate per le feste, e continuato con lo studio e la riesecuzione di quegli straordinari repertori, appresi dalla viva voce degli anziani cantori o dalle registrazioni storiche. Ne viene fuori una sorta di affascinante atlante sonoro garganico – con piccole ma significative deviazioni salentine – composto da brani interpretati con grande efficacia da Villani e da altri notevolissimi musicisti e cantatori, caratterizzati da una eccezionale attenzione alla pertinenza della parti strumentali e vocali: le incantatorie e virtuosistiche “tarantelle” suonate sulla chitarra battente (qui proposte con esempi presi non solo dalla più nota Carpino, ma anche da altri centri garganici) i canti dell’emigrazione, un brano ottenuto dalla giustapposizione di una pizzica salentina con un pezzo dall’andamento molto simile proveniente dal repertorio di Monte Sant’Angelo, le “arie” per sole voci. Non mancano peraltro i canti “sociali”, dalla celeberrima Padrone mio ti voglio arricchire del grande Matteo Salvatore ad una singolare versione di “Bella Ciao” interpretata insieme alla figlia di Luigi Stifani, l’ultimo “violinista terapeuta” del tarantismo. Un lavoro di luminosa bellezza, esempio, come scrive Giovanna Marini nell’introduzione al libretto allegato al cd, “di come si può far rivivere oggi un repertorio antichissimo e farlo vivere anche agli altri”.

* articolo apparso su Repubblica di Bari del 29 ottobre, qui riproposto in versione rivista e ampliata

Per leggere una approfondita scheda storica sul gruppo  dagli anni ’70 ad oggi – cliccare qui

Per leggere una mia recensione del precedente cd Pizzica Indiavolata cliccare qui e per Quaranta cliccare qui

E questo è il suggestivo video del brano Lu giustacofane

FacebookTwitterGoogle+WhatsAppGoogle GmailCondividi