Il tarantismo: un viaggio in parole e musica dal Salento al Cilento

 

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Seminario di studi con Vincenzo Santoro

Lunedì 25 gennaio 2021, ore 18, piattaforma Zoom

Coordina l’evento Anna Maria Vitale

seguirà discussione con i gruppi di lettura

Fenomeno storico-religioso nato nel Medioevo da eredità rituali pagane, il tarantismo ha avuto la Puglia – e il Salento in modo particolare come sua “area elettiva”, ma era diffuso anche in un ambito mediterraneo più ampio, che comprendeva tutta l’Italia meridionale, la Sardegna e la Spagna. Prevalentemente contadino, anche se un tempo coinvolgeva i ceti più elevati, era caratterizzato dal simbolismo della “taranta” – il mitico ragno – che morde e avvelena, e della musica, della danza e dei colori che liberano dal suo morso avvelenato.

Per le sue peculiarità il fenomeno ha suscitato sempre grande curiosità fra gli eruditi, che ne hanno dato interpretazioni diverse secondo lo spirito dei tempi, costituendo un ricchissimo corpus di studi che ha un punto di partenza nel tardo Medioevo e che di fatto continua ancora oggi.
Nel 1959 l’antropologo Ernesto de Martino giunse nel Salento con una équipe interdisciplinare per studiare gli ultimi “relitti” osservabili dell’antico rito. Da quell’esperienza è nato, per i tipi del Saggiatore, il volume La terra del rimorso, in cui l’interpretazione del fenomeno è sviluppata dal punto di vista culturale, storico e religioso.
Anche a Napoli, capitale del Regno, si ritrova fin da tempi molto remoti un dibattito intellettuale sul morbo pugliese, a cui parteciparono personaggi di grande rilievo. Questo vivace dibattito però fino alla metà del 1600 riguarda un fenomeno considerato solo pugliese. Solo a partire dall’opera dell’erudito gesuita Athanasius Kircher cominceranno le testimonianze del rito anche in Campania, dove in particolare, a partire dal ‘700, la tarantella, prenderà piede in maniera talmente clamorosa da diventare nel corso del tempo quasi un emblema della napolitanetà, non senza subire trasformazioni sostanziali, nella doppia direzione -privata della sua componente “curativa” – del ballo ludico e di corteggiamento (spesso ad uso e consumo di un turismo estero alla perenne ricerca dell’esotico e del pittoresco) e della musica colta, influenzando in questo caso alcuni fra i più grandi musicisti europei.
Le ultime tracce del tarantismo nella memoria popolare campana furono rintracciate da Annabella Rossi, antropologa allieva di Ernesto de Martino, che nell’ambito del suo insegnamento presso l’Università di Salerno promosse nel 1975-76 con i suoi studenti una ricerca praticata soprattutto con interviste ad anziani e musicisti popolari. Tale ricerca, che non fu completata per l’improvvisa scomparsa della studiosa, mise in luce la presenza del fenomeno – almeno fino agli anni ’60 del ‘900 – anche nel Cilento e in alcuni paesi della provincia di Caserta (in particolare nei Comuni di Albanella, Battipaglia, Borgo San Cesareo, Capaccio, Contursi, Fasani, Giungano, Gromola, Matinella, Paestum, Roccadaspide, Sanza, Tempalta e Trentinara), con caratteristiche in parte originali rispetto a quello “classico” pugliese. I risultati furono pubblicati a cura di alcune collaboratrici della Rossi, in un volume dal titolo E il mondo si fece giallo. Il tarantismo in Campania (Jaca Book 1991).
Oggi il tarantismo non esiste più. È finito insieme alla civiltà contadina della cui cultura faceva parte. Eppure, questo singolare fenomeno non ha mai smesso di affascinare e anzi negli ultimi anni l’interesse intorno ad esso è tornato impetuosamente a crescere, anche grazie all’affermarsi del movimento musicale che si è sviluppato nel Salento, che ha al centro anche la musica che veniva usata nella “cura” del morso della taranta, .
Nel corso dell’incontro verrà presentato un itinerario di conoscenza del fenomeno, nella sua evoluzione storica, e nella sua diffusione territoriale, partendo dalla sua “area elettiva”, la Puglia, per arrivare alla Campania e al Cilento. Verranno ampiamente utilizzate le fonti storiche e il materiale fotografico, sonoro e video reperito dagli studiosi durante le indagini “sul campo” (con una particolare attenzione ai repertori musicali che venivano usati per la “cura” degli effetti del morso del ragno).
Evento organizzato da Gunaikes Cooperativa Sociale
ID riunione: 830 4409 5861
Passcode: 380540
Impegnato da molti anni in iniziative per la valorizzazione della cultura popolare e della musica del Sud, Vincenzo Santoro è responsabile del Dipartimento Cultura e Turismo dell’Associazione nazionale dei Comuni italiani (per maggiori informazioni cliccare qui) . Le sue principali pubblicazioni su questi temi sono:

Il ritmo meridiano. La pizzica e le identità danzanti del Salento, Aramirè, Lecce 2002 (con Sergio Torsello),  Tabacco e tabacchine nella memoria storica. Una ricerca di storia orale a Tricase e nel Salento, Manni, Lecce 2002 (con Sergio Torsello); , Uccio Aloisi. I colori della terra. Canti e racconti di un musicista popolare, Aramirè, Lecce 2004 (con Roberto Raheli e Sergio Torsello); Il Salento di Giovanna Marinicd doppio, Aramirè, Lecce 2004 (con Roberto Raheli), Il Salento levantino. Memoria e racconto del tabacco a Tricase e in Terra d´Otranto, Aramirè, Lecce 2005 (con Sergio Torsello); Il ritorno della taranta. Storia della rinascita della musica popolare salentina, libro+ cd audio, Squilibri, Roma 2009; Memorie della terra. Racconti e canti di lavoro e di lotta del Salento, libro+cd audio, Squilibri, Roma 2010;  Odino nelle terre del rimorso. Eugenio Barba e l’Odin Teatret in Salento e Sardegna (1973-1975), libro+dvd, Squilibri, Roma 2017; Rito e passione. Conversazioni intorno alla musica popolare salentina, Itinerarti, Alessano (Le) 2019; Il ballo della pizzica pizzica, Itinerarti, Alessano (Le) 2019 (con Franca Tarantino).

 

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