recensione di Simona D’Agostino, “La Contraddanza in Sicilia. Una indagine nella provincia di Palermo”, Gangemi Editore 2020

Simona DAgostino - La Contraddanza in SiciliaSimona D’Agostino, La Contraddanza in Sicilia. Una indagine nella provincia di Palermo, Gangemi Editore 2020, pp. 272, Euro 20,00

di Vincenzo Santoro, da BlogFoolk Magazine, numero 537 del 4 febbraio 2022

La contraddanza è una forma di ballo popolare di origine nordeuropea e poi giunto in tutto il Continente (e non solo), trovando terreno fertile anche in Italia. Simona D’Agostino, incrociando una puntuale ricognizione delle fonti storiche con una approfondita ricerca sul campo, ne indaga la diffusione in Sicilia, censendone le permanenze attuali in alcuni centri della provincia palermitana, soprattutto di piccole dimensioni e per lo più distanti dal capoluogo. Il saggio, esito di una tesi di laurea in Musicologia presso l’Università di Palermo, si apre con una breve storia della contraddanza, partendo dalla nascita, probabilmente nella Gran Bretagna del XVI secolo (non a caso il nome italiano deriva da country dance), dove era eseguita già secondo i tre orientamenti principali, schiere contrapposte, cerchio, quadrato. Dopo un importante passaggio nelle corti francesi, nel XVIII secolo si diffonde anche in Italia: il primo trattato significativo sull’argomento lo dobbiamo a Gennaro Magri, danzatore e coreografo napoletano presso la corte di Ferdinando I di Borbone. In Sicilia i primi documenti sul ballo risalgono invece all’inizio dell’Ottocento, con le trascrizioni di Giacomo Meyerbeer. Dalla fine del secolo, se ne trovano riferimenti nelle ricerche dei folkloristi (Lionardo Vigo, Giuseppe Pitrè, Salvatore Salomone Marino, Alberto Favara), tra cui spiccano le testimonianze delle danze eseguite durante il Carnevale. Più di recente si sono dedicati al tema l’etnocoreologo Giuseppe M. Gala e Sergio Bonanzinga, docente di Etnomusicologia presso l’Università di Palermo. La contraddanza in Sicilia prende il nome di quadriglia. Nei testi che sostengono il ballo, spesso si incorre in francesismi più o meno originali, “sicilianizzati” con effetti linguistici a volte esilaranti. Questi repertori coreutici accompagnarono anche il popolo siciliano nella grande emigrazione verso gli Stati Uniti, dove operarono diversi gruppi musicali che si specializzarono nella loro esecuzione, della cui attività rimane traccia vivida in alcune incisioni discografiche di grande interesse (a partire da quelle effettuate a New York nel 1919). Ma quali le sorti della contraddanza oggi? Simona D’Agostino, tra il gennaio 2017 e il febbraio dell’anno seguente, ha condotto una ampia indagine sul campo, presso 16 centri del palermitano, ricavandone una grande quantità di notizie, diversi video (disponibili sul sito www.contraddanza.it) e una vasta documentazione fotografica, ampiamente utilizzati nella seconda parte del libro, dove vengono illustrati, anche con minuziose restituzioni delle figure e dei passi, i risultati attestati in ognuna delle località. Nei territori indagati la tradizione del ballo risulta essere ancora sentita e praticata, soprattutto durante il Carnevale, anche se non mancano esibizioni in occasioni di feste di famiglia, nelle serate estive o per le sagre paesane. Oltre ai gruppi spontanei, in molti casi intervengono gruppi folkloristici e Pro Loco, innescando un cambiamento nelle modalità di esecuzione, che perdono il carattere improvvisato per articolarsi in forme di maggiore spettacolarizzazione. I gruppi di ballo possono essere anche molto ampi e partecipati da tutte le età, ma sempre con un numero di coppie multiplo del quattro, fino a 24. Per ogni paese sono state documentate una o due varianti di contraddanza. Il ballo viene comandato dal corifeo e organizzato in un certo numero di figure principali, alle quali si aggiungono altre forme con ulteriori varianti e movimenti di passaggio, che ricorrono ad apertura, chiusura e in altri momenti specifici della danza. I ballerini, uomini e donne, procedono in coppia mantenendo nella maggior parte dei casi l’orientamento circolare in senso antiorario. Il corifeo – chiamato bastuneri, capu, mastru di sala, prufissuri ri cuntradanza, a seconda delle località – a volte balla con la dama, altre si limita a presiedere alla correttezza delle esecuzioni, individuando gli errori e indicando, secondo un preciso codice gestuale, l’orientamento delle figure. L’esecuzione può assumere un carattere altamente agonistico conducendo ad una “gara ad eliminazione”, in cui i danzatori che ballano fino alla fine vengono nominati “vincitori”. In alcuni casi, come a Petralia Sottana e nei dintorni, in occasioni particolari – ad esempio nel periodo della raccolta del grano, ma anche per i matrimoni – alla contraddanza generica si affianca il ballo della cordella, dagli evidenti significati propiziatori, eseguito attorno a un palo sormontato da spighe di grano intrecciato da cui pendono delle cordelle. Gli strumenti che accompagnano i balli sono friscalettu, tamburello, chitarra, contrabbasso, organetto e fisarmonica; a volte compaiono anche tracce registrate riprodotte da cd e tastiere elettroniche. Le musiche possono essere molto varie, dal ritmo comunque vivace: di solito tarantelle in 2/4 o 6/8, ma si trovano anche brani commerciali ballabili del repertorio “liscio-folk”. Il viaggio di Simona D’Agostino nella provincia palermitana al ritmo della contraddanza restituisce dunque i tratti di una tradizione coreutica di notevole interesse che, nonostante una progressiva “folklorizzazione”, è ancora molto sentita e praticata al livello delle comunità locali, in particolare per la sua connessione con il momento topico del Carnevale.

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