I Partenariati Speciali Pubblico Privato come leva per lo sviluppo locale nelle aree “fragili”

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Una prima valutazione, che si inserisce nella riflessione promossa da “Letture Lente” sui processi di trasformazione dei territori, sul tema dei Partenariati Speciali Pubblico Privato quali strategie di valorizzazione del patrimonio culturale diffuso

 

Di Vincenzo Santoro, da LETTURE LENTE – rubrica mensile di approfondimento di Agenzia Cult, 5 maggio 2022 (articolo originale qui)

Dall’estensione dello strumento normativo dei Partenariati Speciali Pubblico Privato (PSPP) alle forme di disseminazione per la costruzione di nuovi modelli di creazione di valore, di gestione e fruizione del patrimonio, in particolare nelle “aree fragili”, sperimentando forme di coinvolgimento maggiormente responsabilizzanti e sostenibili, sono presentate le buone pratiche in essere, nelle quali il ricorso ai PSPP si dimostra un dispositivo innovativo per fare cultura e comunità. Infine, l’approdo dei PSPP nel Bando Borghi Storici del Mic, che ha concorso a generare un ampio e originale “movimento dal basso”, con il coinvolgimento di Comuni, associazionismo, imprese e numerosissimi operatori locali: un patrimonio di progettualità condivisa che merita di essere messo a sistema all’interno di una regia nazionale.

PSPP, NUOVI STRUMENTI DI GESTIONE DEL PATRIMONIO

Precedentemente previsti, almeno formalmente, solo per i beni statali, con la Legge 11 settembre 2020, n. 120 il ricorso ai Partenariati Speciali Pubblico Privato (PSPP) [1] per il recupero e la valorizzazione dei beni culturali, ai sensi dell’art. 151 comma 3 del Codice dei Contratti pubblici, è stato finalmente esteso a Comuni, Regioni ed altri enti territoriali.

Si tratta di uno strumento decisivo per lo sviluppo di pratiche locali realmente innovative nella gestione del patrimonio, richiesto con determinazione dall’Anci nella convinzione che dovesse affermarsi come risorsa strutturale per i Comuni, detentori di oltre il 70 per cento dell’heritage nazionale – finora destinato, per le significative difficoltà da affrontare nella cura e nell’impiego, ad essere trascurato o inutilizzato – riconoscendo alla pubblica amministrazione la facoltà di selezionare un soggetto privato a cui affidare alcune attività, orientate, come recita la norma, “a consentire il recupero, il restauro, la manutenzione programmata, la gestione, l’apertura alla pubblica fruizione e la valorizzazione di beni culturali immobili”.

È ammesso pertanto un ampio spettro di interventi, attinenti sia al recupero del bene che alla sua gestione, da “negoziare” con il privato attraverso procedure semplificate e più duttili rispetto a quelle tipicamente in uso nei contratti pubblici. In particolare, vengono richiamate dalla norma le modalità previste per le sponsorizzazioni, con la possibilità di adottare criteri “analoghi” e perfino “ulteriori”, aprendo dunque la strada ad esperienze inedite, che potranno proficuamente coordinarsi con previsioni affini del codice del Terzo Settore – ad esempio il principio della “coprogettazione degli interventi”, che prevede il coinvolgimento dell’associazionismo di base – e con l’Art Bonus, che dà la possibilità di effettuare raccolte fondi e relativi interventi – consentendo al donatore di accedere al bonus fiscale del 65% della cifra impegnata – anche a soggetti privati aventi in affidamento un bene culturale pubblico.

PSPP, LE PRIME DISSEMINAZIONI

Per sostenere la diffusione dei PSPP, sono state attivate diverse iniziative di sistema, che hanno visto la collaborazione fra i soggetti di rappresentanza nel settore culturale. Ad ottobre 2020 è stato lanciato Viviamo Cultura, avviso pubblico ideato dall’Alleanza Cooperative Italiane – in collaborazione con Anci e con il partenariato tecnico di Fondazione Fitzcarraldo – finanziato dai Fondi mutualistici della cooperazione e rivolto all’accompagnamento delle cooperative impegnate in progetti di valorizzazione di beni culturali di proprietà pubblica. Delle 21 cooperative candidate alla prima edizione del bando, ne sono state selezionate sei: Compagnia il Melarancio di Cuneo; Zoe Coop di La Spezia con un progetto nel Comune di Calice al Cornoviglio; Con la Mano del Cuore di San Martino Sannita (BN) con un progetto nel Comune di Agnone (IS); Mirare di Chieti; Badia Lost&Found di Lentini (SR); Korai di Palermo con un progetto nel Comune di Sambuca di Sicilia. Escluso uno, i restanti beni al centro delle idee progettuali sono di proprietà comunale. Ad oggi quattro cooperative hanno sottoscritto l’Accordo Speciale di Partenariato Pubblico Privato con l’ente proprietario, mentre una ha avviato il tavolo partenariale. In un solo caso la procedura è stata sospesa in seguito a nuove elezioni. Visti i risultati molto promettenti della prima edizione, la Call sarà riproposta anche nel 2022 (per maggiori informazioni si può consultare www.viviamocultura.it). In questo breve periodo di valenza, sono quindi maturate a livello territoriale esperienze molto significative esprimendo in parte il potenziale espresso dai PSPP.

Nel maggio del 2021 poi, Anci, Alleanza delle Cooperative Culturali e Forum del Terzo Settore, hanno dato vita a un Osservatorio permanente, che ha come obiettivi primari il monitoraggio delle buone pratiche e l’organizzazione di iniziative di formazione degli operatori sul tema dei PSPP.

PSPP, BUONE PRATICHE CRESCONO

Per quanto concerne le prime progettualità nate con questo strumento, l’esperienza finora più avanzata riguarda il quattrocentesco Monastero del Carmine a Bergamo Alta. Si tratta di un vasto e ambizioso intervento di recupero e valorizzazione di un complesso di edifici che si trovava in uno stato di forte degrado, condotto congiuntamente dal Comune di Bergamo e dal Teatro tascabile (TTB cooperativa di teatro “sperimentale” nata alla fine degli anni ’70 sulla lunga scia delle suggestioni dell’Odin Teatret di Eugenio Barba, che già da alcuni anni svolgeva le proprie attività in una parte del Monastero), emblematicamente denominato “Teatro, un futuro possibile”. L’idea progettuale, che già ha cominciato a produrre i primi risultati visibili, prevede la realizzazione di nuovi e più funzionali spazi per le attività di produzione artistica e fruizione, unitamente a strutture culturali (come una prestigiosa biblioteca specializzata sul teatro orientale, tra le principali vocazioni del TTB) e ospitali. Dopo vari tentativi attraverso strumenti giuridici “tradizionali”, senza ottenere gli esiti sperati, nel 2017 il Comune di Bergamo e il suo partner decidono di percorrere la strada del partenariato speciale (coinvolgendo, come necessario, le strutture territoriali del Mibact). Espletati gli obblighi legislativi, si è giunti alla stipula di una convenzione di partenariato della durata di venti anni rinnovabili per lo stesso periodo, che ben disciplina, in una logica aperta, collaborativa e dinamica, lo svolgimento del complesso intervento.

Due, in particolare, gli elementi di interesse più generale da segnalare. In primo luogo l’istituzione di un tavolo tecnico composto da un referente del Comune di Bergamo e del TTB, e aperto nelle materie di competenza alla Soprintendenza, rivelatosi un decisivo organismo paritetico di organizzazione e di confronto, in grado di consentire una gestione flessibile e collaborativa nella realizzazione dell’intervento, mantenendo al contempo in capo agli enti pubblici ruoli e responsabilità di pertinenza. L’altro aspetto di rilievo si riferisce alla “raccolta fondi” promossa dal TTB, strategica per l’esecuzione del progetto. L’impegno in questa direzione sta producendo infatti risultati molto significativi dal momento che ad oggi il TTB, avvalendosi dello strumento Art Bonus, è riuscito a raccogliere sul progetto circa 400.000 euro.

PSPP E SPETTACOLO DAL VIVO

È proprio il settore dello spettacolo dal vivo – e in particolare del teatro – che sta individuando nel PSPP una formula di particolare efficacia, come è emerso nel corso di un recente convegno sul tema, “#futura: spazio pubblico e sviluppo socio/culturale delle comunità”, tenutosi a Manfredonia il 27 marzo scorso, che ha visto la partecipazione di molte delle realtà coinvolte. Mi riferisco, per citare alcune esperienze, all’intervento sull’ex Palazzo Soverini di Cuneo a cura della cooperativa Compagnia Il melarancio; quello sull’ex Chiesa della Visitazione ad Aosta a cura della Compagnia Palinodie; quello di Manfredonia (FG) a cura della Compagnia Bottega degli Apocrifi, sul teatro comunale “Lucio Dalla”, e infine un ambizioso progetto di rigenerazione culturale, che coinvolge il borgo medievale di Campsirago, nel Comune di Colle Brianza (LC), su cui è particolarmente interessante soffermarsi perché riguarda una minuscola frazione di un già piccolo Comune.

Il 29 novembre 2021 il Consiglio Comunale di Colle Brianza ha approvato all’unanimità con “Campsirago Residenza” (filiazione dell’associazione culturale “ScarlattineTeatro”) un PSPP della durata di 25 anni, rinnovabile per altrettanti, finalizzato al recupero degli edifici storici del piccolo borgo rurale (di appena 37 abitanti), dal 2008 teatro di attività performative, con l’obiettivo di trasformarlo in un luogo dedicato all’arte per tutto l’anno.

Il progetto ha il duplice intento di conservare il patrimonio storico e architettonico e attivare un processo di rigenerazione culturale potenziando l’attività artistica e di formazione che ScarlattineTeatro svolge da diciotto anni sul territorio. Sul restauro conservativo di Palazzo Gambassi, centrale edificio del XV secolo di proprietà del Comune, che sarà ultimato entro giugno 2022, si innestano opere di recupero e rifunzionalizzazione, tali da rendere fruibili i nuovi spazi per attività di produzione artistica e teatrale, spettacolo dal vivo e formazione. Una successiva serie di interventi mira ad includere l’intero borgo di Campsirago in un percorso di rivitalizzazione integrale della località, con la realizzazione di un teatro in bioarchitettura, costruito con paglia e terra cruda locale. L’obiettivo è di dare vita a un’azione integrata e di lunga durata, che superi la mera concessione degli spazi, creando le condizioni per la nascita e lo sviluppo di un presidio culturale capace di dialogare nel panorama nazionale e internazionale, un luogo d’incontro e di cultura, dove nuovi progetti multidisciplinari possano nascere e potenziarsi. Anche in questo caso, a supporto del progetto, è stata aperta una raccolta fondi con il ricorso all’Art Bonus, che finora ha avuto donazioni per circa 100.000 euro. Un’esperienza di notevole interesse, in particolare perché riguarda un borgo periferico e di dimensioni molto ridotte, dimostrando come lo strumento del PSPP possa costituire una significativa opportunità di sviluppo locale.

I PSPP NEL BANDO BORGHI DEL MIC

Proprio per le aree “fragili” e di più esigue dimensioni, una straordinaria occasione di applicazione per i PSPP è rappresentata dalla misura del Pnrr Attrattività dei Borghi storici che, come è noto, in una parte significativa (Linea B), si è articolata nell’Avviso pubblico volto a sostenere 229 Progetti locali per la rigenerazione culturale dei piccoli borghi storici (con 1,6 mln di euro per intervento), per un totale di 380 milioni di euro, a cui si aggiungono 200 milioni a favore di soggetti privati che accetteranno di intraprendere delle attività nei borghi selezionati, oggetto di un successivo bando del Mic. Si tratta dunque di 580 mln di euro di investimenti complessivi a favore dei piccoli Comuni.

L’Avviso emanato dal Mic, che nelle sedi di confronto tecnico ha accolto diverse proposte avanzate dall’Anci, ha richiesto una progettazione articolata e capace di evidenziare il coinvolgimento delle comunità e dei soggetti operanti sul territorio, in particolare ponendo l’accento sull’attivazione di forme di PSPP (in una modalità inedita per un bando ministeriale di questo livello), anche nella previsione di dedicare in un secondo momento ulteriori 200 milioni ad iniziative private. Il Comune, in questa prospettiva, è chiamato a svolgere un ruolo da “direttore d’orchestra”, all’interno di operazioni complesse capaci di generare conseguenze significative e sostenibili nel tempo.

Il successo rappresentato dal numero di istanze ammesse (1793), trattandosi in diversi casi di più Comuni in aggregazione, nonostante i tempi molto stretti e le non poche criticità (ad esempio il fatto che non sempre gli amministratori e i tecnici a livello territoriale siano stati adeguatamente preparati a gestire tutte le novità dell’Avviso, in particolare proprio l’aspetto cruciale del partenariato pubblico-privato) permette di constatare la positiva mobilitazione di un ampio e originale “movimento dal basso”, che ha coinvolto Comuni, associazionismo, imprese e numerosissimi operatori locali.

Al di là degli esiti effettivi dell’Avviso, che potranno essere compiutamente valutati al termine dell’attività di valutazione ora in corso, sarebbe importante non dispendere un simile patrimonio di “progettazione condivisa”, cercando di recuperare le progettualità più avanzate e mature in analoghe iniziative di sostegno a livello nazionale o regionale. Se verranno messe in campo adeguate politiche di affiancamento – che comprendano anche i necessari investimenti economici – si potrà aprire presto uno stimolante cantiere nazionale, concentrato in particolare sul patrimonio “minore” e diffuso, che potrà avere interessanti ricadute in termini culturali, turistici e anche occupazionali.

Da questo punto di vista potrebbe essere utile – anche in prospettiva degli spazi che tali strumenti avranno, ad esempio, nella nuova programmazione delle risorse europee, a partire dal Programma Nazionale Cultura del Mic, proprio in queste settimane in via di definizione – la messa in campo di una strategia nazionale per stimolare, accompagnare e sostenere la progettazione locale e monitorarne l’attuazione, che coinvolga i vari soggetti potenzialmente interessati da questa iniziativa, da quelli istituzionali a quelli dell’associazionismo e della cooperazione culturale. Intervenendo, se possibile, con azioni che permettano di affrontare le criticità che le esperienze sviluppate finora hanno dimostrato essere centrali per una diffusione più ampia dei PSPP: la formazione e la capacitazione degli attori locali, sia sul versante delle pubbliche amministrazioni che privato, in particolare nelle aree “fragili”, proprio quelle maggiormente sguarnite di personale negli uffici pubblici.

NOTE E RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

[1] Per approfondire il tema PSPP sono molto utili le pubblicazioni disponibili di Franco Milella (Fondazione Fitzcarraldo) – uno dei professionisti più autorevoli del settore, che ha ispirato e accompagnato molte delle prime sperimentazioni – in gran parte reperibili in rete. Si può ad esempio consultare I Partenariati Speciali Pubblico-Privati ex art. 151 del D.Lgs.n.50/2016. Dalle prime sperimentazioni orientamenti operativi per il futuro, leggibile a questo link: https://artlab.fitzcarraldo.it/sites/default/files/PSPP%20151_Dalle%20prime%20sperimentazioni%20orientamenti%20operativi%20per%20il%20futuro_Franco%20Milella_0.pdf ). Di Milella è disponibile anche una preziosa presentazione utilizzata nel corso di un seminario sul tema organizzato dall’Anci il 25 febbraio scorso (i materiali a questo link: https://www.anci.it/il-partenariato-nel-bando-borghi-del-mic-occasione-per-un-nuovo-modello-di-governance-condivisa/). Per un inquadramento generale del tema del rapporto fra pubblico e privato nella gestione del patrimonio culturale si può consultare Patrimonio culturale e soggetti privati. Criticità e prospettive del rapporto pubblico-privato, a cura di Alfredo Moliterni, Editoriale scientifica, Napoli 2019.

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