Un precoce “Ballo di tarantella con spada in mano” in una composizione di un erudito abruzzese della prima metà del ‘600

Screenshot 2023-04-03 alle 22.04.25Grazie alla segnalazione dell’amico Antonio Rotelli, ho recuperato un’interessante documentazione riguardante la “tarantella” che, per l’epoca a cui risale e per il contenuto, si presenta abbastanza sorprendente.

Ma andiamo con ordine. In un numero della gloriosa “Rivista Abruzzese” (Anno XI, fas. XII), edita a Teramo nel 1896, viene riportato un frammento di un manoscritto riferito a Francesco Brunetti, erudito di Campli (Te) (1), nato nel 1605 e morto probabilmente nel 1651 (2). In questo testo, che dovrebbe risalire a subito dopo il 1639, è presente anche una raccolta di sonetti, uno dei quali ha come titolo appunto Ballo di tarantella con spada in mano e questo testo:

Mentre con ordin vago a molti ignoto

muove il bel piede al suon, che la consiglia,

costei, che m’arde, e nel danzar somiglia

chi per un merto ha violento il moto,

dai begli atti soavi io resto immoto,

così desio m’assale, e meraviglia

ed appena dal sol delle sue ciglia

tocco [quasi da sonno] io mi rescuoto.

Parmi esser presso alla magion beata

sembra ‘l custode lei de l’alte porte

che con il brando altrui neghi l’entrata.

Ahi qual poss’io sperar mai lieta sorte

s’a par di sdegno, e nudo ferro armata

mi minaccia ai ginocchi ancora la morte.

Al di là del suo valore poetico, questa composizione presenta due elementi interessanti. In primo luogo, è una delle prime attestazioni del nome “tarantella” che ci è pervenuta (3), precedente alle opere di Athanasius Kircher che diedero a queste musiche (e ballI) una grandissima diffusione (4). In secondo luogo, il tema della “tarantella con la spada” potrebbe essere messo in relazione con i non pochi documenti che, nella lettura storica del tarantismo, riferiscono di balli “terapeutici” in cui i tarantati e le tarantate imbracciavano spade, gladi ecc (5). Di Brunetti sappiamo relativamente pScreenshot 2023-04-04 alle 15.16.23oco, ma potrebbe aver trovato ispirazione per la sua composizione sia dalla lettura di qualcuno di questi testi “tarantoleschi”, ma anche dall’osservazione di qualche caso dal vivo nella sua regione (7), che aveva girato in lungo in largo per motivi di lavoro (era stato incaricato della “nuova numerazione dei fuochi” dell’Abruzzo, una sorta di censimento che  svolse tra il 1640 e il 1641) sia per le sue ricerche erudite di storia locale (5).

Visto il suo interesse, la questione comunque dovrà essere necessariamente approfondita.

 

(1) Una breve biografia di Brunetti è riportata nel Dizionario biografico degli Italiani della Treccani (si può leggere cliccando qui)

(2) G. PanellaFramm. di mss. del Palma e del B., in La Rivista abruzzese di scienze, lett. ed arti, XII (1896), pp. 559-562, in cui si riferisce che questi manoscritti sarebbero custoditi presso la biblioteca comunale di Campli (Te).

(3) In particolare Epifanio Ferdinando nel Centum historiae seu observationes et casus medici, (1621), lo usò per la prima volta in maniera diffusa. Su questo tema mi permetto di rimandare al mio Il tarantismo mediterraneo. Una cartografia culturale, Itinerarti 2021, pp. 181-187.

(4) Il celebre gesuita nel Magnes sive de Arte Magnetica (1654 – I ed. 1641) pubblicò le prime trascrizioni delle musiche usate nel rito.

(5) Sull’uso delle spade nel rituale del tarantismo si ved Ernesto de Martino, La terra del rimorso, Il Saggiatore 1961, pp. 146 e 165. Alcune importanti occorrenze iconografiche, relative in particolare nell’area campana (fra cui quella in foto, un disegno di Willem Schellinks, un olandese che visitò Napoli nel 1664), sono segnalate in Il tarantismo mediterraneo, cit., pp. 80-81. Una celebre immagine di tarantati che ballano con le spade è contenuta nella Phonurgia nova di Athanasius Kircher (1673)

(6) La sua opera più ambiziosa è una “Sacra ac profana Aprutii monumenta” , in cui viene descritta la regione nella sua topografia, “dedicando largo spazio alla riproduzione di documenti di archivio ed epigrafici, alle biografie degli uomini illustri, all’illustrazione di chiese, palazzi e monumenti architettonici di ogni sorta” (sempre dalla biografia Treccani).

(7) La documentazione sulla presenza del tarantismo in Abruzzo è molto scarsa. Su due casi osservati a Ripattoni nel 1839 (nell’attuale Comune di Bellante sempre nel teramano), ho scritto qui

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