La popolare manifestazione cresce a ogni edizione. E aumentano i finanziamenti pubblici. Ma c’è maretta sulla «Notte» che fa grande il Salento
di Tonio Tondo
da La Gazzetta del Mezzogiorno del 22 settembre 2006
L’energia e la forza della Notte della taranta, rassegna della musica popolare salentina giunta alla nona edizione, sono tali da non temere restrizioni finanziarie. Tagli ai trasferimenti pubblici, patti di stabilità, appelli al rigore e al risparmio non toccano l’esplosione della pizzica in tutte le sue varianti. Anzi ogni anno il carrozzone cresce di vagoni. La manifestazione è sempre più folta. Quanto costa la rassegna? Gli enti locali sono generosi: 200mila euro l’anno dalla provincia, altrettanti dalla Regione della gestione Vendola che si aggiungono ai 130mila dell’Unione dei comuni della Grecìa salentina. In tutto 530mila euro a edizione. Soldi trasferiti alla giunta dell’Unione che li spende affidando direttamente la gestione a una società privata. Sui successi della Taranta la provincia di Lecce ha costruito una sua piccola politica nazionale ed estera. Esibizioni all’auditorium della musica a Roma e in piazza Maggiore a Bologna, una chiusura del carnevale di Venezia, una missione a Pechino in nome della globalizzazione gentile, un’altra ad Amman, in Giordania, per auspicare la pace nel Mediterraneo, una puntata beneagurante in Casa azzurri durante i mondiali di calcio in Germania. Tutto con il sostegno dei soldi pubblici e nella speranza di far crescere l’attenzione per il Salento, le sue fortune turistiche e l’export dei suoi prodotti. «Un investimento economico con notevoli ricadute nel territorio», sostengono convinti i promotori. Della Taranta gli enti locali hanno fatto una bandiera. Da mesi spingono per costituire una Fondazione, sotto l’ombrello dei bilanci delle istituzioni. Gli esponenti politici del centrosinistra usano parole roboanti: «Il più grande spettacolo dal vivo in Puglia… simbolo della creatività e del rinascimento salentino… una strada per nuove alleanze benefiche per il territorio…». Tutti stregati da tamburrelli, violini e armoniche a bocca. Ma solo da quest’anno si è affacciato qualche finanziatore privato. Nel Salento, provincia del Mezzogiorno, tutto deve essere fatto e finanziato dallo Stato e dalle sue articolazioni territoriali. In nome della cultura, della tradizione, dell’identità da salvare e delle energie emozionali e umane che la musica sprigiona. Ai concerti dell’orchestra popolare della Taranta non si paga neanche un biglietto simbolico. La cultura non si paga, è il motto. La storia ha inizio nella Grecìa, 42mila abitanti, terra di minoranza linguistica, tutelata dalla Costituzione (articolo sei) e dalla legge 482 del 1999. Kalòs ìrtate (Benvenuti) si legge all’ingresso dei dieci comuni ellenofoni (Calimera, Castrignano dei Greci, Corigliano d’Otranto, Martano, Martignano, Melpignano, Soleto, Sternatia, Soleto e Zollino). Lo spiega, nel sito internet della Grecìa, Massimo Manera, ex sindaco di Sternatia e attuale portavoce del presidente della provincia, Giovanni Pellegrino: «All’inizio degli anni Novanta gli amministratori eletti con la nuova legge elettorale, quasi tutti dell’Ulivo, capiscono che lingua, cultura e tradizione sono fonti straordinarie di sviluppo. Abbiamo recuperato i palazzi storici con i soldi del programma comunitario Interreg Italia-Grecia, organizzato corsi di formazione sulla storia grika e sostenuto l’editoria locale. È cresciuta anche la musica con Notte della taranta: nel Salento sono venuti artisti di fama internazionale a confrontarsi con la nostra tradizione». Il governo greco è attento alla rinascita della Grecìa, nel 2001 venne anche il presidente per incontrare una popolazione che ad Atene considerano greci della «diaspora». Via via la Taranta ha ampliato i suoi argini. Il recupero della «seconda lingua» ha perduto smalto, le amministrazioni locali hanno affievolito il loro impegno identitario e le stesse scuole fanno quello che possono per la conoscenza del griko. La musica la fa da padrona, tanto che una parte dei soldi della legge 482 è destinata alla selezione di voci canore grike. È intorno all’evento che si articolano le iniziative per culminare nel concertone di fine agosto a Melpignano, quest’anno con 80mila presenze, ospiti di grido Lucio Dalla e Carmen Consoli. L’unione dei comuni spende 130mila euro ed è l’istituzione che, in nome del principio di sussidiarietà, gestisce e spende anche per conto di provincia e regione. Nel 2002, primo anno di sostegno finanziario di una certa entità, la provincia assegna alla Taranta 50mila euro. Presidente è Lorenzo Ria, della Margherita. Viene istituito un comitato per controllare le spese, formato dai soggetti promotori: la stessa provincia, l’istituto Diego Carpitella e l’unione dei comuni. Nel 2003 i soldi diventano 70mila, 90mila l’anno successivo, 200mila nel 2005, trasferiti alla presidenza della Grecìa. Una crescita continua, parallela agli sforzi per contenere la spesa pubblica e ai discorsi dei politici sulla sobrietà. Cambiano i soggetti attuatori. L’intera programmazione è trasferita all’Unione. Protocolli e convenzioni si succedono, le delibere si accavallano, a volte con impegni di spesa generici e senza una traccia di programmi analitici. Sulla Taranta sta salendo la tensione all’interno del centrosinistra. A fine agosto c’è stato un brutto scambio polemico tra l’ex presidente della Provincia, Ria, e Sergio Blasi, segretario provinciale dei Ds, sindaco di Melpignano e grande sostenitore della manifestazione. Il capogruppo della Margherita alla provincia, Antonio Musio, ha chiesto una relazione finanziaria dettagliata. Pellegrino ha risposto piccato: «Richiesta impropria nelle forme e nei contenuti». Poi ha fornito le delibere dell’unione dei comuni. Ma quello che Musio chiede, nei documenti non c’è ancora. Nell’attesa, il Salento si gode la sua musica popolare