Dai pupi al Palio: feste e musiche ora sono “Patrimonio dell’umanità “
di Maria Novella De Luca
Da La Repubblica di sabato 30 dicembre 2006
Raccontano il mondo sacro ed il mondo profano, i riti, le feste, la musica e le canzoni. Raccontano i misteri della vita e della natura, le guerre, gli amori, le leggende, le storie di Dio e quelle degli uomini, il cibo, il raccolto, la nascita e la morte. Sono le tradizioni popolari, le rappresentazioni rituali, i dialetti ormai oscuri, le lingue dimenticate, quell’eredità “intangibile” e preziosa che Ernesto De Martino definiva “Mondo Magico” e che finalmente in Italia sarà tutelato come patrimonio dell’umanità . Con la ratifica di due convenzioni Unesco, una sulla Diversità Culturale, l’altra sui Beni Intangibili, alcuni tra gli esempi più alti del folklore italiano come il Canto a Tenores sardo o l’Opera dei Pupi siciliani, il Palio di Siena o la festa dei Ceri di Gubbio, entreranno a far parte dei beni mondiali da proteggere.
Con la particolarità che non si tratta di paesaggi o monumenti, ma di tesori che si tramandano con la voce, la memoria, il canto e la musica. “Il Senato -spiega Danielle Mazzonis, sottosegretario ai Beni Culturali- ha appena approvato all’unanimità la convenzione sulla Diversità Culturale, un documento che impegnerà lo Stato a tutelare e quindi finanziare le espressioni artistiche nazionali, dal cinema alla letteratura al teatro. Nelle prime settimane di gennaio, invece, iniziera la discussione sulla convenzione Unesco sui Beni Intangibili, ossia la grande tradizione dell’etnoantropologia italiana. Ratificata la convenzione, si dovrà stilare la lista degli eventi da considerare patrimonio dell’umanità . Ma già oggi alcuni esempi di tradizione popolare sono inseriti in una lista mondiale dell’Unesco che ogni anno identifica pezzi di memoria collettiva da conservare e salvare dall’oblio”. Tra questi, il famoso Canto a Tenores, l’espressione musicale tra le più arcaiche della Sardegna, in cui quattro cantori disposti a cerchio (così come a cerchio erano costruiti i Nuraghe) compiono delle vere e proprie acrobazie musicali con il semplice uso della voce. Accanto ai Tenores c’è il Teatro dei Pupi siciliani, con quelle marionette uniche e coloratissime che ancora oggi rievocano l’Orlando Furioso e la Gerusalemme Liberata. “Ma è probabile -sottolinea Mazzonis- che eventi come il Palio di Siena o i Ceri di Gubbio, le rappresentazioni della Pasqua in Campania o la Festa di Santa Rosalia entrino di diritto nella lista del patrimonio immateriale italiano”. E parla di intevento fondamentale per salvare “l’archeologia vivente” Marino Niola, docente di Antropologia dei Simboli all’università Suor Orsola Benincasa di Napoli. “Pur essendo uno dei paesi più ricchi al mondo sul fronte delle tradizioni, noi arriviamo quasi ultimi nella tutela dei Beni Immateriali, se pensiamo che già da anni la Corea possiede un catalogo dei beni viventi, che classifica come “bene culturale” una famosa sciamana. In ogni caso, la classificazione dell’Unesco avrà una ricaduta molto positiva nel restituire al folklore italiano la sua vera natura di “archeologia vivente”, non soltanto turistica e non soltanto da cartolina”. Niola spiega però, che ci sono molte zone d’Italia dove il “patrimonio immateriale” è assai più tutelato di quello materiale. “Penso ad alcune processioni del Sud, come i Flagellanti di Guardia Sanframondi o il pellegrinaggio al Santuario della Madonna dell’Arco a Santanastasia, dove non c’è famiglia residente, ma ancor più se emigrata, che non si tassi per mantenere viva la tradizione. Ben di più di quanto farebbero per salvare dal degrado un’area archeologica o un monumento.”
L’articolo è corredato da sei foto, sulla processione dei Flagellanti, sul Palio di Siena, sul Canto a Tenores, sulla Festa dei Ceri, sulla Festa di Santa Rosalia, e una icon una scena di “neo-pizzica”. Sotto la foto c’è scritto: “Taranta -La danza e la trance- la taranta è una famosissima danza e musica pugliese oggi riscoperta ed apprezzata in tutto il mondo. Un ballo che poteva portare alla trance.”