Gli omaggi a Matteo Salvatore, Modugno e Gaber piatti forti della scaletta.
Il Dante di De Gregori e il Pelù rock-folk le star più applaudite dalla piazza
Dal «volgare» al popolare. Le terzine prese in prestito da Dante hanno ispirato la pizzica di Francesco De Gregori, sul tradizionale Pizzicarella. Un successo annunciato per il cantautore romano ospite alla Notte della Taranta, nell’immedesimazione artistica con le espressioni della cultura salentina, tanto da cantare in lingua grika Sto korafaissu e ad eseguire con l’armonica a bocca Volia sapire duettando con la vocalist Alessandra Caiulo. Endecasillabi trecenteschi, dall’Inferno e dal Purgatorio della Divina Commedia, la summa della cultura italiana, supportati dal ritmo circolare e ipnotico della taranta. L’esperimento, suggerito dal maestro concertatore Ambrogio Sparagna dopo aver «scoperto» dei cantori di Tuscania e di Tolfa cimentarsi nelle terzine dantesche, ha rappresentato un po’ il simbolo dell’ottava edizione del festival, conclusa alle prime ore dell’alba di domenica. L’unione tra un metro linguistico della lingua colta più antica applicato al «volgare» di Dante e restituito al popolo della Taranta in pizzica, ha dato il via a un susseguirsi di canti popolari non solo salentini. Un panorama sonoro che ha aperto gli orizzonti verso il folk più puro (chitarra e voce), rappresentato dal brano di apertura Amore mio non piangere, di Giovanna Marini, non in perfetta forma vocale ma impeccabile nell’aver dedicato allo scomparso grande cantastorie di Apricena, Matteo Salvatore, la sua ballata Padrone mio. Probabilmente per l’artista garganico dal cui repertorio hanno attinto molti cantautori italiani, noto per aver creato un genere nuovo e insieme antico nella canzone popolare italiana, non sarebbe stato fuori luogo, nella Notte della Taranta, anche più di un ricordo, non solo della Marini. Tornando al concertone finale del festival itinerante salentino (organizzato da Unione dei Comuni della Grecìa, Regione Puglia, Provincia e Camera di Commercio di Lecce, Comune di Melpignano e Istituto Diego Carpitella, con la produzione esecutiva di Princigalli Produzioni), è toccato ad Uccio Aloisi, accompagnato dal suo Gruppu, fare da maestro cerimoniere della Notte, preannunciata dal percorso nelle vie del paese dalla Banda Unipop dell’Università popolare della musica e delle arti «Paolo Emilio Stasi» di Spongano. Il pubblico (euforicamente ottanta/centomila, molto più realisticamente tra i cinquanta ed i sessantamila, che sono ugualmente un numero «spaventoso») affluito nella piazza degli Agostiniani già dalla tarda mattinata di sabato, ha seguito la proiezione del film di Paolo Pisanelli Il sibilo lungo della taranta girato nell’edizione 2004. Durante il concertone, altre immagini sono state catturate e proiettate in tempo reale sui megaschermi, per la regia di Alessandro Piva. Sul palco, con i settanta musicisti dell’Orchestra Popolare della Notte della Taranta, diretta da Sparagna, si susseguono artisti dediti al repertorio tradizionale di Nord e Sud, con le voci di Michela Bruno, Imma e Ninfa Giannuzzi, Enza Pagliara, Emanuele Licci, Claudio Prima, Antonio Amato, Raffaella Aprile, Emanuela Gabrieli, Lorena Cafueri, Alessia Tondo, Stella Grande, Luigi Mengoli. L’Orchestra, in attesa di definire la data di un concerto a Pechino (la tv nazionale cinese ha seguito l’evento), sarà impegnata negli appuntamenti del 2 settembre a Bologna (piazza Maggiore) e del 17 settembre a Roma, in occasione della «Notte Bianca». Molto intensa e quasi struggente la «rappresentazione scenica» dell’attrice Sonia Bergamasco, nell’interpretazione di Donna Lumbarda. Tra i canti del Nord, Porta Romana (noto nella versione di Giorgio Gaber) interpretato dal comasco Davide Van de Sfroos, brano gemellato con La Cesarina di Gallipoli, nell’esecuzione di Antonio Castrignanò. Acclamato dal pubblico Piero Pelù, che oltre a esibirsi nel canto popolare abruzzese Cade l’uliva (con Ninfa Giannuzzi) e nel processionale toscano Maggio, ha omaggiato un altro ineguagliabile artista pugliese come Domenico Modugno, in una straordinaria versione di Amara terra mia. Ancora grande energia salentina con i Sud Sound System nella versione reggae con accompagnamento di organetti de Le radici ca tieni (dell’ultimo disco della band), a cui è seguita una corale e coinvolgente Pizzica di Galatone. Tra i nomi di spicco, Pino Ingrosso con il tradizionale Lu rusciu de lu mare, Mimmo Epifani al mandolino solista con Lu sittaturu, il salentino Giovanni Avantaggiato «’O Lione» con Giovanni Coffarelli e Pino Zimba. Kalinifta, il canto popolare più diffuso nella Grecìa, ha chiuso la Notte, con un Piero Pelù, affiancato da Emanuela Gabrieli, in versione griko.
tratto da la Gazzetta del Mezzogiorno
di Nicola Morisco
pubblicato il 29/08/2005