Con la Notte della Taranta, lo confesso, io ho storicamente un rapporto di amore/odio: ho qualche responsabilità sulla sua nascita, ho forti rapporti di amicizia con i suoi storici protagonisti, ma non riuscendo mai a condividerne del tutto, da vari punti di vista, l’impostazione, me ne sono distaccato fin da subito, e frequentemente ho espresso le mie critiche alla conduzione dell’evento e non solo (scrivendone anche: chi vuole può leggere alcuni miei interventi sull’argomento cliccando qui).
Tanti anni fa (mamma mia quanti!), da giovane consigliere comunale delegato alla cultura, proposi la delibera del consiglio comunale con cui il mio comune, Alessano, aderì come socio fondatore all’Istituto “Diego Carpitella”, che comprendeva inizialmente anche Melpignano, Cursi, Sternatìa, Cutrofiano e Calimera. Con gli amministratori di questi comuni, quasi tutti giovani e di belle speranze , ci trovammo insieme agli operatori più attivi del “movimento” musicale, per elaborare un piano di intervento pubblico nel campo della cultura popolare salentina (e questa era una novità assoluta), di cui l’idea di un festival itinerante era una parte significativa, ma in quella fase non così totalizzante come avvenne in seguito.
Da lì deriva la partecipazione di Alessano, fin dall’inizio, al festival della Notte della taranta.
Allora quelli come noi, folgorati sulla via della pizzica, erano ancora in pochi, e ricordo benissimo l’incredulità – se non proprio l’irrisione – di molti miei concittadini di fronte alle iniziative che cominciavamo ad organizzare su questi temi (in molti, anche tra i miei colleghi di maggioranza, per sfottermi mi chiamavano l'”assessore alla pizzica“). Oggi, anche grazie a quel lavoro (ma non solo però: in tanti, nel loro piccolo e con il loro lavoro di base, hanno contribuito), il Salento è, nel bene e nel male, uno dei più straordinari laboratori a livello internazionale di valorizzazione “creativa” del patrimonio culturale tradizionale, con evidentissime e incontestabili ricadute economiche (e non solo).
Stasera il mio paesello, per la gioia degli alessanesi (almeno della maggior parte, penso) e dei turisti celebra una nuova edizione del grande evento, ormai diventato soprattutto una grande ed efficacissima macchina promozionale e commerciale (infatti i più contenti sono i negozi bar ristoranti enoteche rosticcerie ecc ecc). Sarebbe bello che questo onore, con tutti i benefici di visibilità e le ricadute economiche che comporta, venisse ricambiato anche con un rinnovato impegno su tutto ciò che riguarda la tutela e valorizzazione della cultura popolare non immediatamente spettacolarizzabile, prospettiva che ormai da anni è scomparsa dall’orizzonte delle amministrazioni che si sono succedute (al di là del colore politico). Ma sinceramente, valutando concretamente le forze in campo, non credo che questo auspicio si possa avverare, almeno sul breve periodo.
Stasera sarà comunque una bellissima festa, con protagonisti musicali di assoluto rilievo, e sono sicuro che in tanti verranno ad Alessano (nonostante ci si trovi quasi a finis terrae). Oltre a godere della musica, potrebbero anche approfittarne per visitare il bistrattato ma bellissimo centro storico, e magari anche per ricordare il nostro concittadino più illustre, don Tonino Bello, l’instancabile profeta della Pace e della “convivialità delle differenze”, la cui casa natale si trova proprio davanti al palco del concerto.