Pubblicato un importante studio sulla pizzica-pizzica e le sue trasformazioni

guardacomeballaÈ da qualche settimana disponibile nelle librerie Guarda come balla. Trasformazioni e innovazioni della pizzica-pizzica (Progedit) di Katya Azzarito, uno studio sistematico delle trasformazioni subite dal ballo salentino, che da elemento di una “tradizione” sempre più lontana e apparentemente condannata all’oblio è diventato l’epicentro di una vera e propria moda, che coinvolge in vario modo una enorme quantità di persone e che costituisce anche un decisivo elemento di attrazione turistica verso il Salento estivo delle piccole e grandi feste musical-danzerecce.

Il libro serve innanzitutto a ribadire un dato fondamentale, già noto agli studiosi e agli operatori più avvertiti(1) ma di cui forse c’è ancora poca consapevolezza diffusa: il ballo che viene praticato oggi nelle piazze e sui palchi del Salento (e non solo) non è una eredità diretta della “tradizione”, ma è il risultato di una profonda operazione di re-invenzione, che ne ha comportato una radicale trasformazione, nei passi e nelle coreografie, ma anche e soprattutto nell’estremizzazione degli aspetti seduttivi e “del corteggiamento”, in particolare per quanto riguarda il ruolo femminile. L’etnocoreologo Giuseppe M. Gala, autore degli studi più approfonditi sull’argomento (diffusamente citati nel volume di Azzarito), ha descritto già diversi anni fa queste trasformazioni, coniando il termine “neo-pizzica”. Questo processo è stato accompagnato e rafforzato da vere e proprie invenzioni terminologiche, come ad esempio quella di “pizzica de core” (nome che dovrebbe individuare la pizzica cosiddetta “di corteggiamento”, comunque non documentato nella tradizione).

La “neo-pizzica”, così congegnata, a partire dall’inizio degli anni Novanta, si è diffusa enormemente, attraverso l’“imitazione” dei ballerini nei concerti, nelle feste e – in una seconda fase – anche sui palchi piccoli e grandi, ma soprattutto attraverso le centinaia di corsi e laboratori che insegnanti, spesso improvvisati e poco consapevoli (che a loro volta hanno appreso da “maestri” in molti casi troppo superficiali e disinvolti, in una catena continua) hanno organizzato in giro per l’Italia (e oltre).

Nel suo libro, Katya Azzarito indaga le dinamiche della diffusione di questo ballo “rinnovato”, a partire da una rigorosa indagine documentaria, ma anche (e questo a mio avviso è il dato più interessante e innovativo) valorizzando il punto di vista di alcuni ballerini, insegnanti e operatori culturali, fra i più importanti e seguiti del “movimento” salentino. Questi, in gran parte donne, sono stati coinvolti nella ricerca con delle interviste lunghe e approfondite – a più riprese riportate, in frammenti, nel testo – da cui emergono non solo preziose informazioni, ma anche le esperienze, i vissuti e le sensibilità individuali, e le posizioni di ognuno rispetto agli aspetti più controversi e dibattuti (non sempre chiarissime, a dire la verità). Spesso le opinioni sono molto diverse (ad esempio sul tema scabroso della “messa in scena” del tarantismo), e opportunamente l’autrice cerca di riportare tutti i punti di vista, evidenziando così complessità, contraddizioni e questioni irrisolte.

Infine, ad arricchire ulteriormente il racconto, il libro propone anche dei frammenti di una sorta di “diario etnografico” di Azzarito (che è antropologa e studiosa di formazione “accademica”, ma anche da molti anni operatrice di base e danzatrice), risultato della partecipazione attiva a molti momenti della scena salentina (corsi, concerti, feste in piazza, audizioni per i corpi di ballo dei grandi eventi ecc).

In questo modo, viene rappresentato un quadro approfondito e “polifonico” dello stato attuale del “fenomeno pizzica”, articolato nei suoi diversi segmenti: il diffondersi del modello del “corso” come elemento fondamentale di apprendimento della pratica coreutica, i metodi e la formazione degli insegnanti, la necessità di codificare il ballo per poterlo insegnare, gli aspetti economici (connessi anche alla possibilità di trasformare una passione in un vero e proprio lavoro), il rapporto (problematico) con gli “anziani” e con la tradizione, le innovazioni più o meno consapevolmente introdotte, l’invenzione della “ballerina da palco”, l’uso del ballo sul palco più importante di tutti, quello del concertone della Notte della taranta di Melpignano, meta ambitissima che regala una straordinaria visibilità.

Forse l’unica questione rilevante che questo saggio non riesce a chiarire del tutto, anche per la scelta dell’autrice di concentrare l’indagine in prevalenza sugli ultimi due decenni (e di intervistare operatori la cui esperienza si è sviluppata quasi solo in questo periodo), riguarda la “genesi”. Rimangono cioè senza risposta alcune domande di certo non secondarie: chi sono stati gli attori di questa operazione, che di sicuro non è avvenuta “spontaneamente”? Come – e con che motivazioni e obiettivi – è stata costruita la “cassetta degli attrezzi” della neo-pizzica?  Su questi aspetti occorrerà certamente continuare ad indagare e a riflettere.

(1) Ne avevo scritto anch’io nel mio Il ritorno della taranta. Storia della rinascita della musica popolare salentina, Squilibri 2009 (pp. 82-87) e poi anche più recentemente nell’articolo che si può consultare qui: http://lnx.vincenzosantoro.it/2015/07/11/la-rinascita-della-musica-e-del-ballo-tradizionali-nel-salento/

Il libro verrà presentato a Carpignano Salentino il 24 agosto alle ore 21, nel corso di un convegno organizzato dalle Officine Culturali presso il sagrato della chiesa parrocchiale, che sarà coordinato da Antonio D’Ostuni e a cui parteciperanno l’autrice del libro, il musicista Donatello Pisanello e il sottoscritto (info qui: https://www.facebook.com/events/685230151624278/ ). Nel corso dell’iniziativa verranno proiettati dei filmati del 1974, fra le prime documentazioni video disponibili del ballo tradizionale salentino.

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