da La Gazzetta del Mezzogiorno del 15 settembre 2016
Con la recente delibera dell’Anac, l’annosa vicenda del progetto di ampliamento della statale 275, è giunta a un clamoroso punto di svolta. Come era ampiamente prevedibile, il progetto è finito in un cul-de-sac, originato non tanto, come da diverse parti viene ancora incredibilmente sostenuto, nonostante l’assoluta evidenza dei fatti, dalla “resistenza” dei cattivissimi ambientalisti, ma soprattutto delle gravi e reiterate irregolarità che hanno contrassegnato il problematico e sofferto percorso di progettazione e di affidamento dell’appalto della mega infrastruttura. Tutto questo, che già si poteva evincere dalle varie pronunce della magistratura, è evidenziato in maniera netta dall’Anac, che fa letteralmente a pezzi non solo il progetto, ma anche l’operato di molte delle istituzioni coinvolte, che vengono di fatto accusate di non aver tutelato tanto il bene comune quanto alcuni specifici interessi di parte. In qualche modo, tutte le critiche di fondo al progetto mosse in tanti anni da un vasto e variegato movimento composto da associazioni di base, cittadini e operatori culturali di varia provenienza, sono stati riconosciute pienamente valide. E ora di certo c’è solo che una quantità notevole di soldi pubblici sono stati e saranno spesi – per via dei contenziosi e delle richieste di risarcimento che sorgeranno a prescindere – senza che sia stata mossa nemmeno una pietra.
In questo momento, non possono non ritornare alla memoria le parole dell’allora presidente della provincia Giovanni Pellegrino, come è noto anche esperto giurista, che suggerì a suo tempo di suddividere il progetto in due lotti, terminando velocemente la parte fino a Montesano, che è quella su cui tutti sono stati sempre d’accordo e che presenta minori problemi di sostenibilità ambientale, e aprendo, per la parte successiva – più controversa, impattante, costosa e divisiva – un percorso di ascolto e di co-progettazione insieme alle comunità locali, puntando anche a valorizzare e migliorare la viabilità esistente. Questo consiglio dettato dal buon senso e dall’esperienza non fu ascoltato – per varie ragioni, che sarebbe interessante approfondire, anche alla luce degli ultimi avvenimenti – con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. E forse, in un momento in cui la questione si è imbrogliata a tal punto dal sembrare inestricabile, con il serio rischio che si perdano i finanziamenti e la strada non si faccia più, proprio da lì, da quel saggio e lungimirante consiglio si potrebbe ripartire, per tentare di dare una celere e concreta soluzione al problema.
D’altra parte, questa vicenda pone anche una serie di domande più generali, che riguardano di fatto il “modello di sviluppo” che il Salento vuole seguire. Qual è il livello di cementificazione che un territorio come il nostro, già ampiamente antropizzato, può tollerare? E come si concilia tutto questo continuo assalto con una attrattività turistica che proprio sui valori territoriali trova i suoi punti di forza? È giusto spendere una così grande quantità di risorse pubbliche – che come ben sappiamo non sono infinite – per mega infrastrutture viarie quando tutti i giorni riceviamo conferme del fatto che una delle problematiche più gravi del nostro territorio riguarda lo stato dei trasporti pubblici? Tutte domande che attendono sempre più urgentemente una risposta.
Vincenzo Santoro, operatore culturale
Un po’ di storia dell’ecomostro e della azioni intraprese per contrastarlo (a partire dal 2004) si possono leggere andando un questa sezione del blog: http://lnx.vincenzosantoro.it/cronache-delleco-mostro-ss-275/