“La tarantella di Hölderlin” di Klaus Voswinckel

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Il 23 maggio scorso, proprio nel giorno del suo 80-mo compleanno, Klaus Voswinckel ci ha lasciati. Per ricordarlo, pubblico qui l’introduzione che avevo scritto per l’edizione italiana del suo romanzo Tarantella oder Hölderlin tanzt, uscita per Itinerarti un anno fa, in cui ho cercato sinteticamente di ricostruire la storia del suo rapporto con il Salento, terra in cui con la moglie Ulrike risiedeva per lunghi periodi dell’anno e a cui ha dedicato diversi libri e documentari.

Klaus Voswinckel, poliedrico intellettuale tedesco – filosofo, regista, produttore di film e documentari, scrittore di romanzi e saggi – si lega al Salento a partire dagli anni Settanta, quando inizia con la moglie Ulrike a trascorrere lunghi periodi nella casa di Torre Mozza, lungo la marina di Ugento. L’attrazione nei confronti di una terra liminare e ancora decisamente estranea a circuiti turistici e modaioli, visitata abitualmente o perfino eletta a proprio domicilio, è stata allora nutrita e condivisa da un significativo numero di artisti di varia provenienza, tra cui Helen Ashbee e Arno Mandello, che nel 1969/70 acquistano la Masseria Bufalaria, in agro di Ugento, dove organizzeranno partecipate feste, frequentate anche da musicisti popolari locali. Di Helen Ashbee, scultrice, amica di Alberto Giacometti, Klaus Voswinckel scriverà in Helen: Mediterrane Botschaften (1999). Altra coppia di artisti e intellettuali decisivi nell’esperienza salentina di Klaus e Ulrike sono lo scultore e pittore Norman Mommens e la moglie Patience Gray, tra le altre cose autrice di Honey from a weed, ricettario di cibo e culture anticipatore delle più contemporanee tendenze intorno agli stessi temi. Folgorati dal fascino “antico” del Capo di Leuca, dove giungono proprio con Helen e Arno, nel 1970 rilevano la vecchia masseria Spigolizzi, in agro di Salve (non molto lontano dalla Bufalaria) in cui vivranno fino alla fine dei loro giorni, lui nel 2000, lei cinque anni dopo. Una minuziosa ricostruzione di una storia appassionante di vita e radicamento sta in Adam Federman, Fasting and Feasting. The Life of Visionary Food Writer Patience Gray (Chelsea Green Publishing 2017), recensito sul “New York Times” nel settembre 2018 insieme a una foto della coppia alla masseria Spigolizzi. A Mommens e Gray, a testimonianza della prossimità che li univa, Voswinckel ha dedicato il documentario Sonne, mond, uscito nel 1983.

L’interesse per la locale cultura popolare e contadina attraversa tutti gli altri lavori di Voswinckel a cominciare da Landpartie (Scampagnata), realizzato per la televisione tedesca nel 1977, che mette a confronto i modi di festeggiare il lunedì in Albis di una famiglia nobile, impegnata in una ricca festa in un palazzo di Sternatìa, mentre quella contadina trascorre la giornata in un contesto rurale, nei pressi di Casarano, dominato dalla musica e dal ballo della pizzica pizzica, in cui l’autore manifesta una precoce attenzione per espressioni culturali allora scarsamente indagate e una particolare sensibilità nel restituirle.

La banda (1987) racconta invece la storia di Grazia Donateo, prima donna a dirigere la banda musicale di Surbo, rendendo omaggio alla sentita tradizione bandistica regionale. Si tratta di un documentario di profonda suggestione e commozione, in particolare di fronte alla strepitosa lunga scena conclusiva che racconta la ‘sfida’ fra la banda di Surbo e quella di Sava per la festa patronale di Castrignano del Capo.

Lo sguardo sul passato che ritorna informa anche la scrittura di Voswinckel, come nel caso di Tarantella oder Hölderlin tanzt (2016), qui riproposto nella traduzione in italiano con il titolo La tarantella di Hölderlin. Ambientata nell’estremo Sud della Puglia ma con frequenti rimandi alla Cappadocia, la storia racconta con accenti onirici e stranianti la breve permanenza estiva di un regista tedesco, giunto fino lì per la preparazione di un film. Il protagonista si muove tra paesi interni e masserie, feste e interpreti del mondo musicale salentino, descritti con molto realismo, con una attenzione particolare al fenomeno del tarantismo, che come per tanti illustri predecessori continua ad esercitare sul regista un ascendente irresistibile, portandolo a rintracciarne le sopravvivenze nel Salento contemporaneo: emblematica è la visita a Galatina e alla cappella di San Paolo, dove un tempo convergevano i tarantolati e le tarantolate da tutta la provincia per implorare, dopo avere esperito la “terapia” a base di musiche e balli nei loro luoghi di origine, la liberazione dal veleno e la grazia catartica. A fargli compagnia continue e inattese apparizioni di spiriti tormentati e illuminati come Friedrich Hölderlin, Samuel Beckett, Paul Celan, Novalis in un intreccio di influenze che ben rappresenta la sensibilità di un intellettuale del Nord Europa conquistato da questo Sud di “santi, poeti e serpenti”, dalle sue musiche irresistibili, dai suoi abitanti e paesaggi abbacinanti.

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