Eccellentissimi Capi Greco- Messapici,
– comandanti grandi e piccoli dell’antica Terra d’Otranto, salentini che governano la Iapigia intera, patriziato terriero e mercantile, giureconsulti principi di un magnifico foro, vescovi latini e archimandriti bizantini, corifei del sapere mediterraneo, Grandi Orientatori del pensiero meridiano – vogliano ascoltare questo accorato appello e abbiano la pazienza di leggerlo fino alla fine, non per vanità (c’è anche quella, e mò fazza Diu!) ma perché scritto da un portavoce di una considerevole porzione di popolo salentino (non solo barricadiero ma altresì intelligente, moderato, desideroso di benessere, sicuramente poetico e bello). Il cosiddetto sviluppo deve avvenire tenendo conto della natura del territorio e della cultura ( delle tradizioni) delle genti che vi abitano. Solo in siffatto modo avremo un progresso non solo economico ma dell’intera Civiltà. L’effetto, altrimenti, di questo violento andare contro natura sarà, parafrasando il poeta di Casarsa della Delizia, una “modernità senza progresso”, preludio di una barbarie dell’anima. Intendiamoci, lungi da me la nostalgia di un’ idilliaca Arcadia, un Salento Felix statico nelle sue secolari strutture, sociali ed economiche, con tutte le contraddizioni della Storia; io invece sogno la riapertura degli Scali del Levante, “le tre repubbliche marinare salentine di Gallipoli, Brindisi e Otranto”, un traffico di uomini e merci sempre più attivo sfruttando- dopo averla riorganizzata- la Ferrovia del Sud Est, nostra ammiratissima Metropolitana di superficie, per non parlare degli scali aeroportuali- senza dei buoni collegamenti aerei, e non solo con l’Urbe, è inutile il solo iniziare a parlare di sviluppo dell’economia e poi, last but not least, i turisti che arrivano dall’aria spendono molti più soldi-, e ancora un’agricoltura moderna, una ricerca universitaria all’avanguardia, un turismo civile per tutti i mesi dell’anno ( le dimensioni ristrette delle nostre pur meravigliose spiagge e le scogliere mozzafiato della costa di levante sono difficilmente praticabili da masse di Signori Brambilla in soli quaranta giorni di vacanza estiva. A Rimini ci stanno tutti, e comodi, da noi molto ma molto di meno! Piuttosto accogliamoli negli ameni paesi dell’interno!) e tanti altri progetti che hanno il fine di rendere l’esistenza -sociale, economica e culturale- dei messapi degna di essere vissuta. Tutto ciò, nondimeno, deve avvenire senza rinnegare la nostra cultura salentina che è meridiana, appartenente ad un occidente orientale (interessante ossimoro!) dove ancora si percepisce il Limes fra Roma e Bisanzio: le sfumature sono importanti. Attenzione però alla retorica salentinocentrica, ancora simpatica ma presto nu picchi fessa! Dopo questo mio ennesimo (e patetico?) tentativo di dare una forma intellettuale e una sostanza morale all’idea di “salentitudine”, (nu riditi mutu, per favore!) arrivo alla questione che giustifica il mio piccolo sermone introduttivo e, molto più importante, mi obbliga moralmente ad appellarmi ai Rappresentanti del Buon Potere iapigio, in nome della Civiltà Salentina: il progetto della Superstrada 275 e in particolare il tracciato Surano “ Mercatone Uno”-Leuca. Prima di essere accusato di bloccare u sviluppu, voglio chiarire che a mio avviso la Superstrada Maglie-Leuca si può, anzi si deve migliorare. Non è che voglia improvvisarmi ingegnere ma alcune soluzioni vox populi per la “Consolare Capustieddha” mi sono sembrate intelligenti e soprattutto a minor impatto ambientale: per esempio, allargando la carreggiata anche a quattro corsie fino a Montesano e dopo, seguendo la strada preesistente, continuare a due corsie ampliate- come la Gallipoli-Leuca a scorrimento veloce- con delle circonvallazioni intorno ai paesi di Montesano e Lucugnano, infine seguire il tracciato della ferrovia fino in fondo; oppure sfruttare, dopo Montesano, la cosiddetta “Cosimina”, la larghissima extramurale di Tricase per poi, con un’altra circonvallazione che aggiri Tiggiano e Corsano, arrivare alla Gagliano-Corsano. Ma una variante a quattro corsie che da Surano a Leuca non segua alcun tracciato preesistente, con ampi tratti su terrapieno o su piloni per superare la serra, tagliando alcune periferie di paese dai loro centri e ferendo irrimediabilmente Macurano e in generale tutto il Capo di Leuca, con conseguente inquinamento acustico è qualcosa di troppo brutto e violento per accettarlo passivamente. La retorica inoltre dei morti sulle strade è pretestuosa e disonesta perché con dei progetti un po’ più civilizzati -fluidificando la circolazione e aggirando i centri abitati invece del “mostro” della Highway 275- si cammina scorrevolmente senza troppo correre….e si continua a vivere. Datte canza, frate meu! Se sinceramente si avessero a cuore dei collegamenti a misura d’uomo si incentiverebbero le Ferrovie del Sud-Est, con investimenti e campagne di sensibilizzazione. Altro fazioso argomento è quello di “servire i paesi”. Ma se man mano che ci si dirige a sud la penisola (e la popolazione) si restringe? Per non parlare dei centri del Capo di Ponente che per “salire e scendere”si servono della 274, l’altra Superstrada gemella della futura “grande opera” 275. Mi immagino già i titoli del Corriere della Sera o di Repubblica: “Leuca Caput Mundi! Tutte le strade portano al cul de sac!” Attenzione, forse Santa Maria di Leuca ha almeno 30.000 abitanti e un porto mercantile e turistico con navi e traghetti che fanno la spola fra l’Italia e la Grecia? Questo tipo di “sviluppo” stradale sarebbe allora più giustificato! Il nostro meraviglioso Finis Terrae ,invece, è un imbuto, un lembo di terra armonioso ma anche molto delicato, abitato da poche migliaia di abitanti con vocazione turistica più amalfitana che non riminese. Se vince il modello di sviluppo “romagnolo alla ciciri e thria” ( a quelle latitudini ha un suo senso, non qui da noi!), finita la stagione della moda, i turisti non verranno più nel Salento perché quest’ultima sarà diventata una terra come ormai tante altre, senza un’anima. Per concludere quindi, gli Eccellentissimi Signori greco-messapici che condividono quest’opinabile punto di vista sono invitati ad adoperarsi con risoluto garbo affinchè questo progetto venga modificato o realizzato in modo più gentile (e alla lunga, utile!) Hic non sunt leones! Siamo i civili salentini, no? Nonostante tutto ancora ci voglio credere, anzi, morirò pensandolo. In ogni caso alla fine a Leuca ci ritroveremo tutti, dopo morti, con il cappello in testa. Saremo proprio tutti, amici e avversari e sarà molto bello.
Ringrazio loro per la pazienza scusandomi se a tratti il tono è stato percepito come aggressivo quando invece l’intento era, almeno all’inizio, di ricercare, pur nell’ardore, una pacificazione, una concordia salentina.
Alle Signore bacio la mano, di fronte ai Signori mi tolgo il cappello. Grazie.
pubblicato il 24/12/2004