Memoria orale, ora ci vuole la legge regionale

Ad Alessano, nel corso della tre giorni promosso dalla webcommunity Pizzicata.it, gli stati generali della musica popolare pugliese.
Santoro: “Recuperare gli archivi pubblici e privati è una priorità”. L’attentato alla memoria

di Carla Petrachi
da Paese Nuovo del 12/08/2005

Può ancora accadere. Di trovarsi in una piazza, per altro cinquecentesca, per altro bellissima,a ridosso di uno dei ghetti (ma l’attribuzione è impropria) ebraici più importanti del Salento – tra quei pochi che sono rimasti – e con la Sinagoga ancora riconoscibile, e dunque assistere al piccolo miracolo di ascoltare un portatore di Alessano, Mesciu Ronzu Bisanti, invitato sul palco mentre a cantare sono quelli dei Menamenamò di Spongano. Che alla lettera sarebbero altri portatori, sia pure organizzati all’interno di un gruppo con tanto di nome e anche di direzione artistica, poiché non c’è dubbio che a guardarli cantare, gli uomini, ma soprattutto Vittoria e Pipina Guida, sono molto più prossimi all’icona di una tradizione sonora vivente che a quella dei gruppi di riproposta o di cosiddetta contaminazione.
Riecheggia allora quell’antico detto ebraico. Quando si fissava indelebilmente come le questioni del commercio venissero da Bari, ma la parola di Dio venisse da Otranto. Con chiaro riferimento alle Sinagoghe di Otranto e di Alessano.

Alessano. Piazza Castello. Quelli dell’altra pizzica, ovvero di Pizzicata.it, webcommunity dedicata alla musica tradizionale del Salento e del Sud Italia, animata instancabilmente da molti e tra questi soprattutto Vincenzo Santoro, ricercatore della memoria orale, per tre giorni si sono ritrovati qui. Un pò meno pizzicati, fortunatamente, e un pò più decisi a discutere. Con un programma articolato in tre giorni. Il primo del quale interamente declinato sulla tradizione musicale sarda, con Antonio Marras, e appendice sulla danza scherma di Torrepaduli. Il secondo, nel giorno di San Lorenzo, virato verso “La memoria sonora della Puglia”,con una sorta di stati generali della ricerca sulla musica popolare pugliese”. E il terzo, ieri, interamente dedicato al violinista terapeuta Luigi Stifani, complice anche l’ultimo numero della rivista Melissi Besa editore, con gli atti del convegno sul barbiere violinista promosso dalla stesso Besa.

Poiché, sì, è vero, tra le pieghe del discorso la sottile e resistente e articolata polemica con La Notte della Taranta si riflette ed anche si orchestra, ma poi in fin dei conti si capisce che l’obiettivo non è tanto discutere su quell’operazione, e nemmeno sul merchandising che gli fa da cornice, quanto invece provare a riflette sullo stato della ricerca, provare a contarsi tra quanti, singoli, gruppi, istituzioni, associazioni, ancora svolgono ‘ricerche sul campo’ della musica di tradizione orale in Puglia, dal Gargano al Salento,e soprattutto lanciare la proposta per una legge regionale sulla musica popolare. Poiché questo è il nodo della discussione che mercoledì sera avrebbe dovuto in verità vedere un parterre più sostenuto, ma che nonostante le assenze e le defezioni di parte degli invitati, da Sergio Blasi a Piero Manni, a Donato Margarito, ha però in ogni caso sottolineato la necessità di una legge organica regionale in fatto di cultura orale e ricerca sulla tradizione, e soprattutto sottolineato lo scandalo (poiché questo in fin dei conti è, a parte la leggerezza della parola), di come molti archivi, pubblici e privati, e anche molta ricerca condotta, anche da singoli ricercatori a titolo personale, rischi di fatto di andare dispersa, e perduta. Vanificata. Come perdere un pezzo di storia collettiva, ma anche di singole biografie individuali, che spesso invece sono state nodali per le comunità di appartenenza. Poiché non solo Luigi Stifani non era e non è il solo musico terapeuta ad aver attraversato la storia dell’ultimo tarantismo, ma soprattutto il corpus sonoro stesso della memoria orale è molto più articolato, complesso, composto, di quanto oggi non si sia disposti a sapere, riconducendo di fatto quasi tutto a una rete un pò misera di pezzi musicali. E’giunto il tempo di una legge regionale? Solo ad ascoltare la parabola inquietante di quel che è accaduto a Foggia,e al lavoro per anni condotto da Giovanni Rinaldi, la risposta non solo è scontata, è necessaria. Poiché la storia, che meriterebbe in realtà un po’ più di un accenno, la racconta proprio Vincenzo Santoro. Di un lavoro avviato nei lontani anni ‘70, promosso e finanziato in parte anche da enti pubblici. E poi drasticamente interrotto a metà degli inni ‘80 per un semplice, e miope, cambio politico della guardia, e il novanta per cento del materiale originale raccolto, documentazione sonora e video, negli scantinati della Biblioteca provinciale, mai schedato, mai pubblicato se non in piccolissima parte, mai ovviamente trasportato su supporto informatico. Non solo. Con un buon dieci per cento, soprattutto materiale video, “perduto” o “scomparso”.

Se è un caso emblematico non è l’unico. Poiché la questione degli archivi, soprattutto quelli privati, è problema importante anche per il Salento. Per questo lo stesso Santoro, e più ancora Maurizio Agamennone, nel ricordare come di fatto proprio l’Istituto Carpitella, sorto nel lontano 1998, avesse tra i suoi scopi originali – in parte traditi – il recupero e poi la conservazione e la fruizione di gran parte del materiale sonoro e video esistente, da un lato stigmatizza fortemente l’assenza totale nelle interlocuzioni istituzionali, almeno finora, della Regione Puglia, dall’altro la necessità che anche istituzioni come la Provincia di Lecce, “che in questi anni ha investito risorse notevoli sui beni e le attività culturali”, voglia “investire, oltre che sui grandi eventi, anche su quelle che potremmo definire infrastrutture culturali”.

La linea è chiara: “Probabilmente la strada da perseguire per non incorrere negli errori del passato è quella di separare l’organizzazione del grande evento e le attività di ricerca e di documentazione (che peraltro richiedono competenze completamente differenti) attribuendone la titolarietà a soggetti diversi, ognuno con la propria autonomia e il suo campo di azione ben definito”. Poiché anche sulla Fondazione Notte della Taranta, “la cui iniziativa appare complessivamente apprezzabile”, tutto sommato quelli di Pizzicata.it, che di fatto sono di più e più in rete di quanto si creda, qualche dubbio lo nutrono. “Come si può evincere bene dal dibattito in corso, questa iniziativa appare rispondere soprattutto alla richiesta di rafforzare ulteriormente la Notte della Taranta come ‘mega evento’. Sorge il dubbio che concentrare nello stesso luogo decisionale – e per giunta dipendente direttamente dalla politica – attività così diverse, finirebbe per rendere residuali quelli più deboli, mentre tutta l’attenzione e le risorse verrebbero destinate al grande festival estivo e alle iniziative direttamente correlate”.

Viene in aiuto Marras. lì, come in altre regioni d’italia, una legge sulla tradizione popolare esiste. E corre il rischio di finanziare anche l’impensato e l’impensabile, purché corredato dal marchetto “sardo doc”. Se è un paradosso, è però anche un rischio che questo Salento sta correndo. Insieme a quell’altro di perdere senso e memoria. Così la questione degli archivi, ovviamente non maseificati né intangibili, che tutto sommato può parere polverosa e nostalgica, è di fatto centrale. Perché chiede ai moderni, a noi, una responsabilità attiva, e alle retoriche e alle enfasi così frequenti un sostanziale ed evidentissimo passo indietro. Vista così sembra una battaglia quasi persa in partenza.

 

 

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