Nasce l’Archivio Sonoro della Puglia
di Michele Fumagallo
da il manifesto di giovedì 26 marzo 2009
Lunedì 30 marzo, alla Biblioteca Nazionale di Bari, prende finalmente piede, e diventa istituzione, un patrimonio davvero prezioso oltre che enciclopedico sulla musica di tradizione pugliese, sui molteplici suoni che hanno attraversato nel tempo i territori regionali, dal Tavoliere al Salento, dal Gargano alla Murgia, alla Terra di Bari. Un patrimonio voluto dalla tenacia di molti (Domenico Ferraro, Giovanni Rinaldi, per citare alcuni nomi), e dall’Associazione Altrosud, originaria della Calabria ma che ha seminato ovunque progetti (la casa editrice romana Squilibri proviene da lì), a dimostrazione che il Mezzogiorno delle opere non teme confronti quando imbocca la strada del lavoro, dell’impresa e della ricerca.
Nasce dunque l’Archivio Sonoro della Puglia e va a interloquire con altri grandi archivi sonori italiani, per esempio quello della regione Lombardia voluto da Roberto Leydi, un nome che non si finirà mai di ringraziare e che ritorna sempre con le sue ricerche ovunque, anche in questo patrimonio pugliese. Dalle ricerche di Alan Lomax e Diego Carpitella del 1954 a quelle più recenti del 2008 per le campagne della Murgia, il viaggio dentro i suoni della Puglia è pieno di suggestioni e ricco di proposte per gli studiosi e gli appassionati (ma si spera che si facciano avanti soprattutto le scuole e gli studenti a dispetto dell’arretratezza assurda tutta italiana in ambito musical-scolastico) che da oggi hanno a disposizione un patrimonio che spazia dalle registrazioni di Leo Levi del 1964, condotte presso la comunità neo-ebraica di Sannicandro, alla documentazione dei riti pasquali e altre cerimonie ancora in uso, dalle esplorazioni delle forme di tarantismo fatte da Annabella Rossi negli anni 60 ai ritorni di fiamma dello stesso rito ai giorni nostri.
«Studiosi e appassionati – racconta Domenico Ferraro – , in precedenza costretti a faticose trasferte anche fuori d’Italia, potranno finalmente consultare in loco la quasi totalità dei materiali storici concernenti la musica popolare pugliese, dalle raccolte dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia allo sterminato archivio di Roberto Leydi, depositato in Svizzera presso il Centro di Etnografia e Dialettologia di Bellinzona, fino a importanti fondi privati sottratti al rischio incombente di perdite irreparabili».
Tra questi fondi privati, oltre a quello collezionato dal cantautore popolare Otello Profazio che contiene anche una grande quantità di materiale inedito di Matteo Salvatore, il più importante è quello messo in piedi dallo studioso Giovanni Rinaldi che dalla corsa dei buoi di Chieuti al pellegrinaggio al santuario dell’Incoronata di Foggia ci dà informazioni ricchissime sulla musica popolare. Racconta Rinaldi: «Trent’anni fa mi lanciai in un’opera gigantesca raccogliendo una mole incredibile di materiali. Canti bracciantili, politici, religiosi, che raccontano, trasversalmente, le varie sfaccettature del popolo nelle sue rappresentazioni collettive, nei suoi momenti di gruppo, nel suo ritrovarsi gioioso e festoso, un corpus che attraversa tutto il territorio dal Gargano al Tavoliere, e che oggi viene finalmente salvato dal rischio di una perdita irreparabile». Nelle musiche e nelle parole raccolte da Giovanni Rinaldi si leggono dunque i pellegrinaggi al santuario dell’Incoronata, i festeggiamenti di San Michele a Monte Sant’Angelo, le «maitinate», satire musicali impostate sulla falsariga delle pasquinate, che la popolazione di Celenza e San Marco La Catola cantava nella notte di capodanno come una condanna verso le più alte cariche dei paesi (dal sindaco ai politici, ai notabili vari).
A seguire l’inaugurazione dell’Archivio (ore 18) uno spettacolo d’eccezione: Chi suona e canta non muore mai (ispirata a una massima di Andrea Sacco, leader dei Cantori di Carpino) è una rappresentazione straordinaria con 60 elementi, tra cantori ed esecutori, che offriranno dal vivo generi e repertori ancora in voga in regione (canti natalizi e della Passione, musiche per organetto, zampogna, fischietto, polifonie arbereshe, le innumerevoli varianti di pizziche diffuse ben oltre il Salento, alcune tarantelle), dando al pubblico (l’ingresso è gratuito) la suggestione di musiche e tradizioni che da oggi ognuno potrà finalmente consultare, godere e studiare.