di Vincenzo Santoro
da Anci Rivista, maggio 2010
I “riti arborei” sono una antichissima tradizione che si è mantenuta più o meno intatta in molte località del Sud e particolarmente in Basilicata. Si tratta di una festa di primavera, che è stata sempre celebrata tra aprile e maggio, anche se ci sono delle eccezioni. In Calabria il rito è ancora molto conservato ad Alessandria del Carretto, sul Monte Pollino, dove viene chiamato “festa della Pita”.
In questo piccolo paese situato al confine con la Lucania, verso la fine di aprile, un gruppo di persone delegate dalla comunità si reca nei boschi a selezionare un abete bianco, che deve essere non meno alto di venti metri, dritto e senza nodi, per essere così adatto al gioco della Cuccagna. L’inizio della festa vera e propria, l’ultima domenica di aprile, viene annunciato dal banditore che, al suono del tamburo, invita tutta la comunità a partecipare alla festa. L’indomani mattina la squadra dei tagliatori e dei trasportatori si dirige verso la zona dove è stato depositato l’albero; il tronco viene così tagliato, ridotto a una lunghezza di diciotto metri e preparato per il trasporto. Negli ultimi anni, per non contribuire alla deforestazione, a volte l’albero è stato scelto tra quelli caduti per le intemperie. Nel corso di queste operazioni, si svolge la prima fase conviviale della festa, perché tutta la comunità festeggia l’albero con allegri banchetti campestri. Tutta l’operazione del trascinamento, che avviene a mano, è di fatto teatralizzata: l’albero viene bardato con un complicato allestimento di ganci, travi, pali e altri attrezzi specifici, e in posizioni particolari si collocano gli uomini incaricati del trascinamento, capitanati da due “timonieri”, responsabili della “guida” dell’abero, e un “comandante” che, in piedi sul tronco, comunica a tutti i giusti movimenti, da eseguire con uno spericolato sincronismo.
Mentre avviene la preparazione del tronco, un’altra squadra di uomini si reca nel bosco a selezionare, recidere e trasportare la “cima”, la cuspide di un abete che viene utilizzata per allestire la sommità dell’albero principale.
In seguito il tronco viene trasportato nella piazza del paese, dove viene allestito un altro banchetto. All’indomani, la “cima”, precedentemente selezionata e approntata, viene collocata sul tronco, e viene addobbata con prodotti tipici, giocattoli, vestiti ecc. Infine, terminato l’allestimento, l’albero viene innalzato e conficcato in una grossa buca, tra gli applausi dei paesani e dei turisti. Anche l’innalzamento dell’albero, come il trasporto, avviene senza mezzi meccanici, solo con l’ausilio di utensili tradizionali.
Dopo la processione del Santo e un ulteriore momento conviviale, dal pomeriggio cominciano i tentativi di scalare il “palo della Cuccagna” e di appropriarsi dei premi, che vede coinvolti principalmente i giovani del paese. Terminati questi tentativi, la “Pita” viene abbattuta e i premi rimasti vengono saccheggiati da tutta la popolazione, che stacca rametti dalla cima per portarseli a casa e conservarli. Di quanto rimane del povero albero, si farà legna da ardere.