Festival PietrecheCantano – Cisternino, 31 agosto 2010
PROGRAMMA
Ore 17,00: Performance Orchestra Giovani Fiati di Cisternino
Ore 17,30 : Tavolo Regionale:
La proposta di legge regionale sulle bande pugliesi e l’Archivio regionale sulle bande
Moderatore: Giuseppe Pascali (giornalista,ricercatore, scrittore)
Tavolo: Silvia Godelli (Assessore al Mediterraneo, Pace e Attività culturali), Vincenzo Santoro (Responsabile Ufficio Cultura, Sport e politiche giovanili Anci-responsabile del progetto Archivio Sonoro Pugliese), Maria Carolina Nardella (Soprintendente Archivistico per la Puglia), Domenico Zizzi (Presidente Federazione Bande Pugliesi), Franco Punzi (Presidente Festival della Valle d’Itria e Vice Presidente per la Puglia e Vicario con delega allo Spettacolo dal Vivo dell’AGIS), Pierfranco Semeraro (Vicepresidente Feniarco – Federazione Nazionale Cori), Giuseppe Gentile (Funzionario Soprintendenza Archivistica per la Puglia), Fedele De Palma (Musicista e ricercatore), Massimiliano Morabito (Musicista e ricercatore), Francesco Spada (Direttore collezione Spada e ricercatore)
Ore 19,00 : Performance Orchestra Giovani Fiati di Cisternino
Ore 19,15: Tavolo Nazionale:
La nuova legge nazionale sulle bande musicali
Moderatore: Tito Manlio Altomare ( Giornalista e documentarista)
Tavolo: Mario Di Gioia (Presidente AssoDeejay), Leonardo Laserra Ingrosso (Maestro della Banda della Guardia di Finanza), Diego Zorzetto ( Esperto settore No Profit), Domenico Zizzi (Presidente Federazione Bande Pugliesi), Carmelina Miranda (Direttore amministrativo-coordinatore del ministero dei beni culturali), Roberto Villata (Responsabile Scomegna Edizioni Musicali), Giuseppe Pascali (Giornalista, ricercatore, scrittore)
Ore 21,30: Performance Orchestra Giovani Fiati di Cisternino in P.zza V.Emanuele
Ore 22,00: THE GANG : LE BANDE MUSICALI IN PUGLIA di Daniele Trevisi
Il filmato cerca di offrire uno scorcio di quella che oggi è la realtà di una delle più antiche tradizioni musicali della nostra terra in particolar modo della Puglia e forse proprio perché tra le più antiche, la più bistrattata.
La tradizione musicale italiana rappresenta in tutto il mondo i più grandi musicisti, interpreti autori che la musica possa aver mai espresso,Verdi, Puccini, Caruso, Pavarotti, sono solo alcuni degli esempi.
Nel mondo delle Bande Musicali il lavoro di tradizione e conservazione della musica veniva affidato oltre che agli arrangiamenti costituiti da rifacimenti per organici di 50 e più bandisti che in assenza di strumenti non trasportabili per via della obbligata mobilità della banda, trovava più semplice avere in organico fiati a più non posso con sfumature e toni sempre più precisi al punto da avere quasi effetti solisti in sostituzione di interpreti cantanti.
Quindi un lavoro di trascrizione enorme obbligatoriamente eseguito con grande competenza e passione, altrimenti il pubblico avrebbe potuto rispondere malamente a sforzi appena sufficienti, quindi grandi maestri e grandi compositori che dovevano usare un repertorio lirico molto importante e soprattutto molto conosciuto.
Bene se si pensa che tutto questo lavoro veniva svolto il più delle volte da autodidatti e ad orecchio si capisce immediatamente il talento e la passione che c’è dietro a tutto questo lavoro.
E già perché và detto che un tempo i conservatori non esistevano e quando sono nati, almeno sino alla fine dell’800 era necessario andare a Napoli o in Sicilia per studiare la musica.
Le bande rappresentano tutto quel tessuto importante che ha fatto da motore e cinghia di trasmissione al sapere musicale, e svolgevano un ruolo importante e necessario un tempo in cui i teatri avevano biglietti molto costosi che non tutti potevano permettersi, e quindi per mantenere un rapporto importante con la musica e con lo strumento non rimaneva che la Banda del paese che suonava solo in certe occasioni, e non c’erano mica altri modi per poter ascoltare la musica a meno che non si fosse stati ricchi nobili o borghesi benestanti.
Rimaneva quindi solo andare a sentire la Banda che suonava in piazza nelle cassa armonica durante la festa patronale, in qualche matrimonio importante, o in qualche occasione speciale per il paese o la città.
Il contro altare era che spesso i “bandisti” (cioè i componenti della Banda) erano costretti ad imparare lo strumento solo ad orecchio ed in genere durante il lavoro svolto come apprendista ragazzo di bottega rinunciando agli studi e con la possibilità di imparare un mestiere, opportunità che si doveva iniziava sin da piccoli in botteghe artigianali quali falegnami, barbiere e altro,luoghi in cui la sera ci si ritrovava naturalmente con gli strumenti a suonare e ad imparare lo strumento, si arrivava a volte addirittura erano a chiudere le botteghe durante i periodi di tourneè che potevano durare qualche mese e che erano organizzate con pochi mezzi e pochi danari.
Il documentario cerca di offrire uno spaccato di quello che è rimasto e sopravissuto di una delle tradizioni musicali tra le più importanti che molti ci invidiano e che noi sino ad oggi così poco abbiamo protetto soprattutto in Puglia che invece tanto ha dato in termini di eccellenze e professionalità.
Colui che ci accompagnerà in questo viaggio è Vito Mariella, un personaggio molto conosciuto agli addetti ai lavori, e che grazie alla sua passione inculcatagli da piccolo rappresenta ormai un riferimento in termini di conoscenza di tutto quello che è ancora presente sul nostro territorio trasformandosi in una specie di memoria storica degli ultimi anni di una tradizione che ormai và via via sparendo senza avere una giusta dignità o un minimo di coinvolgimento rivolto alle nuove generazioni di giovani.
Il filmato dura circa 50 minuti ed è autoprodotto con la regia, il montaggio e la fotografia curata da Daniele Trevisi.
Ore 23,00: Performance Orchestra Giovani Fiati di Cisternino – Finale
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Retrospettiva: Ciro Quaranta : “Le Bande da giro pugliesi”
Ciro Quaranta nasce a Grottaglie nel 1955. Inizia a lavorare come operaio all’età di 16 anni. Nel 1995 pubblica il libro “Foto a ricordo”, una ricognizione sulle feste religiose del Sud Italia. Nel 1998 vince il premio miglior portfolio ad “Alberobello fotografia”. Sue immagini sono state pubblicate in “Il viaggio dell’industria italiana”, edizioni Alinari, a cura di Cesare Colombo e “Un cammino lungo 100 anni”, a cura della Cgil di Taranto. Negli anni a seguire contadini, operai, ceramisti, muratori, pescatori, carpentieri saranno al centro della sua ricerca fotografica. Tra la fine degli anni ‘90 fino ai nostri giorni si è accostato con proficuo e passione al mondo musicale delle bande pugliesi. I risultati sono visibili in questo reportage fotografico. In questa retrospettiva Ciro Quaranta ha colto pienamente quello che è lo spirito e la caratteristica unica al mondo delle nostre bande: “ il nomadismo e il continuo peregrinare” di questi musicisti per le Feste Patronali dell’Italia Meridionale. Una mostra, “Le Bande da giro pugliesi”, di tipo antropologica in cui emergono i volti, i retroscena, le condizioni di un mondo, che ai più, risulta obsoleto e sconosciuto ma che continua ad avere un importante filo diretto tra un passato ricco di storia e di tradizioni e un futuro incerto.
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L’esigenza di riorganizzare il settore associativo-bandistico in Italia è una realtà, che nell’ultimo periodo, sta riscontrando pareri favorevoli negli ambienti istituzionali nazionali.
Lo scopo dei due tavoli è proprio quello di dare delucidazioni sulla nuova legge nazionale sulle bande musicali in Italia e sulla proposta di legge regionale (proposta dal Presidente della Federazione Bande Pugliese) già sottoposta alle istituzioni nella scorsa legislatura.
Convinti che una Legge Regionale si deve occupare della valorizzazione e diffusione della cultura bandistica pugliese, presenteremo una proposta per la costituzione di un archivio regionale che possa divulgare fisicamente e telematicamente, la cultura bandistica pugliese unica al mondo.
La conservazione intesa nella sua accezione più elementare come tutela e salvaguardia di un bene materiale o immateriale è sempre stato interesse dell’uomo, che nel corso dei secoli, benché in forme diverse secondo il valore attribuito al bene conservato, ha cercato nel modo più efficace possibile di arginare l’ineluttabile decadenza di ogni cosa.
La Conservazione non consiste semplicemente nell’imbalsamare oggetti per preservarli dall’azione del tempo, ma è qualcosa di più elaborato, faticoso e comunque particolarmente affascinante. Non a caso oggi, si attribuisce alla conservazione nella sua complessità un preciso ruolo educativo che ha modo di compiersi in un ambiente ben definito ma estremamente elastico quale il museo.
Conservare, dunque, presuppone innanzitutto il riconoscimento del valore culturale di un bene, significa studiare la sua realtà e inserirlo in un contesto che gli garantisca contemporaneamente una “lunga vita” e uno stretto rapporto con le sue origini. Successivamente create simili condizioni, implica il disporre di sistemi di comunicazione che consentano al pubblico di entrare in contatto con queste realtà musealizzate per coglierne un impulso di crescita. Solo così l’obbiettivo educativo sarà raggiunto e l’operazione di conservazione sarà giunta a compimento con pieno successo.