Sui patrimoni immateriali del Salento e del Gargano

patrimoni_immaterialiSui patrimoni immateriali del Salento e del Gargano. Problemi e prospettive

con saggi di Gianni D’Elia, Giulia Urso, Alexandra Rieder, Adriano Castigliego, Flavia Gervasi

(a cura di Vincenzo Santoro e Sergio Torsello), Squilibri 2010

 

Cinque studi (estratti delle tesi premiate nel concorso La taranta laureata bandito dal Comune di Melpignano all’interno del progetto nazionale La rete dei festival aperta ai giovani promosso dal Ministero della Gioventù e l’ANCI) concorrono a delineare il complesso scenario in cui si muovono le dinamiche di valorizzazione e riproposta dei repertori popolari.

 

Introduzione di Vincenzo Santoro e Sergio Torsello

Come noto, negli ultimi anni nel nostro paese è in corso un tumultuoso “movimento” di recupero e valorizzazione di alcuni patrimoni musicali locali, soprattutto meridionali. Questo movimento – che coinvolge principalmente le giovani generazioni, ma con significativi apporti anche da parte delle più “mature” – ha i suoi epicentri in alcuni luoghi elettivi della musica tradizionale italiana (il Salento “pizzicato”, il Gargano delle “tarantelle” suonate sulla chitarra battente, l’area campana delle “tammurriate”, alcune zone della Calabria ecc.), ma ha sue forti ramificazioni anche nelle aree metropolitane del Centro-Nord, tra concerti, festival, corsi di danza e seminari di conoscenza e approfondimento.

Questo fenomeno negli anni ha suscitato anche le attenzioni del mondo accademico, sia per quanto riguarda gli aspetti più prettamente antropologici, musicali e coreutici, sia per quelli concernenti le ricadute in termini turistici e di promozione dell’immagine dei territori. All’esplosione dell’interesse generale di questi ultimi anni infatti si è affiancato un proporzionale incremento delle tesi di laurea su argomenti che in vario modo si incrociano con queste tematiche. In diversi casi, a svolgere le tesi e, in taluni casi, le relative “ricerche sul campo” sono giovani che del movimento di riscoperta e di valorizzazione dei patrimoni etnografici sono a loro modo protagonisti.

Con il concorso “La taranta laureata” si intendeva valorizzare proprio questo lavoro di approfondimento, che da tempo si svolge all’interno delle sedi universitarie. La risposta è andata al di là di ogni più rosea aspettativa. Hanno partecipato al concorso numerose tesi discusse negli anni accademici 2006-2009 in molti atenei, di cui due nelle università di Vienna e Bruxelles, a ulteriore riprova della vitale complessità di un fenomeno che è diventato un “caso” di studio ben oltre i confini nazionali. Di queste tesi, già positivamente valutate all’interno del sistema universitario, ne sono state selezionate cinque, per la pubblicazione in estratto in questo volume, che, a nostro avviso, si caratterizzano per l’originalità dell’approccio nonché per l’approfondimento di alcune tematiche di particolare rilievo.

La prima, di Gianni D’Elia, sugli aspetti giuridici della tutela del patrimonio immateriale, si sofferma su un tema di stringente attualità, proponendo un’analisi dei più recenti provvedimenti legislativi (in particolar modo il “Codice dei Beni Culturali”) in materia di definizione, tutela e valorizzazione dei beni culturali DEA (demoetnoantropologici). Il saggio di Giulia Urso presenta in anteprima l’analisi dei dati più significativi emersi nel corso di una ricerca condotta dall’università Bocconi di Milano (tra il 2007 e il 2009) sull’impatto economico-turistico del festival “La Notte della Taranta”. L’intervento di Alexandra Rieder si addentra invece nella fitta trama dei rapporti tra tarantismo e letteratura a partire dalle fonti storiche (su tutte il romanzo Finibusterrae di Luigi Corvaglia, edito nel 1936) fino alle più recenti produzioni letterarie incentrate sul tema del rituale salentino. Di carattere eminentemente etnomusicologico (sia pure con diverse finalità e prospettive) sono infine i contributi di Adriano Castigliego sulla “serenata nel Gargano” (ricchissimo di informazioni musicali, storiche e organologiche sui repertori vocali e strumentali dell’altro grande giacimento etnomusicale pugliese, il Gargano) e quello di Flavia Gervasi, ricercatrice dell’Università di Montreal, sul canto di tradizione orale nell’area salentina che, con una stimolante metodologia sperimentale, riflette sulle nuove acquisizioni disciplinari nel campo dell’etnomusicologia sempre più frequentemente chiamata a studiare (come nell’emblematico caso salentino) non più solo repertori musicali tradizionali in funzione ma le complesse pratiche contemporanee di riproposta degli stessi.

Ne risulta uno scenario articolato e multidisciplinare che rappresenta in maniera emblematica le molteplici questioni che si addensano sulle politiche di salvaguardia e valorizzazione dei patrimoni immateriali.

 

FacebookTwitterGoogle+WhatsAppGoogle GmailCondividi

Lascia una risposta