di Giorgia Chinè
da Anci Rivista, aprile 2011Nel paesaggio geografico e sonoro di San Costantino Albanese, in Val Sarmento, si colloca la figura poetica di Enza Scutari (all’anagrafe Vincenzina Cetera), una delle più rappresentative personalità della cultura arbëreshe contemporanea. Poetessa e scrittrice di opere in prosa, sia in arbëresh che in italiano, autrice di un lungo percorso creativo che rivela la passione per la letteratura, le arti figurative e una profonda sensibilità musicale, si è generosamente dedicata per gran parte della vita all’attività educativa di maestra nel piccolo centro lucano, istruendo e facendo appassionare i suoi studenti alla cultura locale, coinvolgendoli nella raccolta diretta di materiali e tradizioni. È in particolare nel decennio tra gli anni ’60 e ’70 (fino alla disastrosa frana che nel ’73 danneggerà il centro abitato segnando una battuta d’arresto allo sviluppo del paese destinato ad un’inesorabile inversione di tendenza), che la Scutari svolge un’intensa attività di valorizzazione della cultura arbëreshe. Sono anni in cui S.Costantino Albanese costituisce un centro di grande vivacità intellettuale, anche in coincidenza con l’arrivo nel 1965 di papas Antonio Bellusci, noto ricercatore ed etnografo, a cui va il merito, tra le diverse attività da lui svolte per la promozione del patrimonio locale, di aver sollecitato la formazione del primo gruppo folkloristico e soprattutto la fondazione della rivista Vatra Jone (Il nostro focolare), punto di riferimento nel territorio come pure per le comunità di emigranti all’estero. Tra i redattori della rivista non poteva mancare Enza Scutari, e proprio su Vatra Jone usciranno le prime poesie che traghettano l’ispirazione lirica della maestra di San Costantino oltre l’esperienza fino ad allora intima e riservata della scrittura. Da qui nasce l’ampia antologia dei suoi scritti curata da Alexandra Nikolskaya e Nicola Scaldaferri (Lule Sheshi/ Fiori di prato. Un’ antologia poetica di Enza Scutari, Squilibri Editore), accompagnata da un ricco apparato di immagini e dai contributi di Anna D’Amato, che ripercorre le tracce della biografia della poetessa, di Carlo Serra, che lega la prassi compositiva, le strutture ritmiche della versificazione e la ricorrenza di elementi formulaici di una lingua intimamente legata alla fluidità della tradizione orale, a un’ infaticabile attività di “esplorazione di confini culturali”. Un’ edizione che riflette sugli aspetti prosodici e fonetico-linguistici della produzione in arbëresh e nel contempo rivela la matrice fortemente etica della produzione di Enza Scutari. Il volume è accompagnato da un omaggio in musica eseguito dal Mirkovic Ensemble e dal gruppo Viesh di San Costantino, costruito sull’alternarsi di musiche tradizionali, in cui riecheggiano le sonorità di quel mondo tanto amato e rispettato dalla scrittrice, e composizioni originali, in una appassionante tessitura di molteplici registri espressivi ispirati dalla dominante dimensione sonora inscritta nella lingua poetica della cultura arbëreshe.