Nell’oltre della Taranta

La Puglia e la cultura delle sue isole sonanti

di Vincenzo Santoro

da Il Paese Nuovo del 30 agosto 2011

ndt2011La Notte della taranta nacque nel 1998 come primo esperimento importante promosso dall’Istituto Carpitella, organismo che alcuni comuni allora un po’ periferici della nostra provincia decisero di costituire per dare una risposta positiva ai tanti stimoli che venivano dai gruppi musicali e dagli operatori culturali che avevano da qualche anno dato vita a quello che in seguito sarebbe stato chiamato “il movimento della pizzica”.

L’idea iniziale dei due coordinatori scientifici dell’Istituto, che in quel momento erano i professori Maurizio Agamennone e Gianfranco Salvatore (che possono essere considerati i veri padri della Notte della taranta), era quella di un Festival centrato sullo scambio creativo tra la musica salentina e le altre musiche del mondo, che, governato da un “maestro concertatore” di prestigio, doveva riuscire a produrre delle composizioni “originali”. Idea alla lunga rivelatasi vincente, almeno sul piano mediatico, come dimostra la vertiginosa crescita dell’evento negli anni e il grande successo ottenuto anche nell’ultima edizione, sotto la direzione ispirata e competente di Ludovico Einaudi.

Nel corso del tempo, alle istituzioni e alle personalità che hanno gestito questo grande e ormai imprescindibile evento, oltre ai tanti apprezzamenti e alle innumerevoli celebrazioni, sono state rivolte proprio da alcuni esponenti del “movimento” anche diverse critiche, alcune delle quali penso rimangano decisamente attuali, come ad esempio quelle che ritengono che un intervento istituzionale di tutela e valorizzazione dei patrimoni musicali tradizionali non possa limitarsi, come di fatto è successo in questi anni, al finanziamento di eventi spettacolari pur importanti, ma debba anche riguardare altri settori, che finora sono stati quasi del tutto ignorati.

Infatti, alla politica locale viene chiesto da molto tempo (se ne parlava già negli anni Settanta) un intervento su questi temi che sia quanto più possibile organico e non effimero, a partire dalla creazione di strutture per la conservazione e la fruizione collettiva della “memoria sonora” del Salento, con riferimento particolare al grande patrimonio costituito dalle “registrazioni sul campo” effettuate dai ricercatori (tra i più noti Alan Lomax, Diego Carpitella, Roberto Leydi) a partire dagli anni Cinquanta dalla viva voce degli “esecutori tradizionali”, che costituiscono una documentazione fondamentale sulle forme reali della musica di tradizione orale del nostro territorio.

In questi anni, nonostante a più riprese il tema sia stato sollevato con forza, la grande attenzione delle istituzioni, e di conseguenza gli stanziamenti economici, si sono concentrati principalmente sull’evento spettacolare, mentre per tutto il resto le risorse impiegate sono state molto esigue, per cui su questo punto importantissimo siamo ancora molto indietro (ad esempio continuano incredibilmente a mancare le infrastrutture culturali, anche se un “Archivio multimediale della musica salentina” dovrebbe finalmente venire alla luce presso la Biblioteca provinciale di Lecce, nell’ambito di un progetto – comunque esterno alla Notte della taranta – ideato da chi scrive e coordinato dalla Provincia).

Molte speranze sulla soluzione di questi problemi erano legate alla creazione della Fondazione che, dopo una gestazione lunga ed estenuante (se ne cominciò a parlare addirittura nel lontanissimo 2004, e Vendola la annunciò come cosa fatta, con grande enfasi e i consueti toni ispirati, nell’estate 2005), sta finalmente iniziando a funzionare. Finora però il cambio di passo sperato si fa fatica a percepire, sia per quanto riguarda gli aspetti gestionali, per cui rimangono lentezze e farraginosità operative, che per un aspetto delicato e decisivo, e cioè la necessaria autonomia che il management culturale di un evento così importante dovrebbe avere rispetto ad una politica spesso esondante dal suo ruolo di indirizzo, che non si è potuta riscontrare ad esempio nel modo con cui è stata gestita l’estensione del Festival anche al Capoluogo provinciale (a mio avviso pur opportuna). Negli ultimi tempi è stato comunque annunciato da parte della Fondazione l’avvio di alcune iniziative di taglio più culturale, di cui si attendono i primi risultati operativi per valutarne la portata e il senso.

Lo stesso bilancio di luci e ombre si può trarre per quanto riguarda il ruolo e la funzione dell’ente Regione. La Puglia – anche grazie all’altra sua “isola sonante”, il Gargano, che custodisce la straordinaria tradizione delle poetiche “tarantelle” eseguite con la chitarra battente – è certamente uno dei territori più attivi e creativi in ambito nazionale e internazionale nell’ambito della musica tradizionale e delle sue rielaborazioni. Il grande “cambio di paradigma” del turismo pugliese, avvenuto negli ultimi anni, che ha visto l’esplosione dei flussi di visitatori interessati non più solo al mare ma anche al patrimonio culturale della regione, forse non sarebbe stato possibile in tali dimensioni senza la spinta tumultuosa di questo movimento musicale, che tra le altre cose, attraverso le centinaia di concerti, i corsi di ballo, gli eventi culturali che si svolgono in continuazione in tantissimi centri grandi e piccoli d’Italia e d’Europa, svolge un efficacissimo, capillare e instancabile (e gratuito) lavoro di promozione e marketing territoriale. Nonostante gli indiscutibili passi in avanti fatti in questi anni, a partire dalle risorse molto più ingenti destinate dalla regione a diverse iniziative di settore, si attende ancora la messa in campo di una politica organica e coerente di sostegno al movimento musicale, che ne riconosca le peculiarità – che sono solo in parte riconducibili alle altre forme di spettacolo dal vivo – e che contempli interventi sistematici anche nel campo della ricerca, della didattica musicale, della costruzione degli strumenti tradizionali, delle pubblicazioni specializzate, del sostegno agli artisti e alla produzione discografica, degli archivi e delle biblioteche a tema e così via.

Probabilmente, per poter dotare la Puglia, anche in questo settore così importante per i nostri territori e le nostre comunità, di strumenti operativi all’altezza delle pulsioni culturali, artistiche e creative che la attraversano e che sempre di più la caratterizzano, sarebbe auspicabile – come peraltro in molti da tempo chiediamo – il varo di una vera e propria legge regionale “per la tutela e la valorizzazione della tradizione musicale e coreutica della Puglia”, magari da costruire con il concorso attivo degli operatori del settore.

 

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