Sviluppi della Notte della Taranta

di Vincenzo Santoro

da www.pizzicata.it del 5 settembre 2004

notte-della-taranta-2004-melpignano-pino-zimba-610x376Il grande successo di pubblico e di critica della serata finale NdT 2004 ha scatenato un intenso dibattito sui giornali locali (e non solo) che si è articolato sostanzialmente su due questioni: le valutazioni sulla riuscita dell’evento, e le prospettive per il futuro.

Nei giorni immediatamente seguenti alla “magica Notte di Melpignano”, a fianco degli articoli che raccontavano in modo straordinariamente conformista l’evento, si è aperta una polemica tutta politica (nel senso deteriore del termine) sul fatto che la Regione Puglia non ha mai contribuito finanziariamente alla NdT, e questo solo perché – a parere di chi ha aperto la polemica – si tratta di un evento promosso da amministrazioni prevalentemente del centro-sinistra. Fitto ha provveduto ad abbassare ulteriormente il livello della discussione con una bizzarra e strampalata risposta. Dibattito di basso profilo, e comunque palesemente condizionato dall’ormai aperta campagna elettorale per le regionali 2005.

Molto più interessante la discussione che riguarda gli sviluppi futuri del progetto NdT. A quanto si è capito gli organizzatori pensano che la formula attuale della manifestazione sia arrivata al limite “fisico” per quanto riguarda l’affluenza degli spettatori (a Melpignano di più non ne entrano) e abbia esaurito la “spinta propulsiva” sul piano culturale e musicale. Per questo la proposta che è stata fatta (da Blasi) è addirittura di abolire la serata finale, e di dare continuità alla “ricerca musicale” portata avanti in questi anni con straordinari (secondo loro…) risultati, attraverso la “stabilizzazione” dell’Orchestra Popolare di Sparagna. Il tutto all’interno di una “Fondazione Notte della Taranta”, in cui dovrebbero entrare tutte le istituzioni locali interessate (l’Istituto Carpitella, la Grecìa, la Provincia, forse la Regione) che garantirebbe la continuità progettuale e le risorse necessarie (sul modello delle fondazioni liriche o robe del genere).

Tutti – anche Fitto – si sono detti favorevoli a questa proposta, almeno in linea di principio. E’ stata fatta una prima riunione operativa, che ha avuto un esito interlocutorio. In realtà la cosa si presenta abbastanza complessa, amministrativamente e politicamente, quindi probabilmente, superata la “trance” estiva, il tutto finirà per rallentare, e comunque l’esito finale è tutt’altro che scontato.

Che si può dire di tutto questo trambusto? Niente di buono, credo. Anzi, la sensazione è che si stia rapidamente cascando dalla padella nella brace, per una serie di motivi.

In primo luogo, il modo con cui mezzi di comunicazione, forse inebriati dal bagno di folla della serata del 21 agosto, hanno raccontato la serata di Melpignano, lascia sconcertati per superficialità, confusione e servilismo. Tutto è stato “magico”, “bellissimo”, “straordinario”, “indimenticabile”. Poche le riflessioni critiche sulla natura dell’evento (possiamo citare gli interventi di Roberto Cotroneo sull’Unità, quello di Gino Santoro e di un gruppo di professori universitari, operatori culturali e intellettuali locali sul Quotidiano di Lecce). In nessun caso (finora) è stata fatta un’analisi critica sulla natura dell’”esperimento” di Sparagna (e in particolare sulle modalità di rielaborazione dei materiali tradizionali, che comunque non penso siano conosciuti dai giornalisti) e sui concreti risultati musicali dell’Orchestra Popolare.

Colpisce poi l’assenza totale dal dibattito dell’idea di una politica pubblica indirizzata alla “musica di tradizione” e al “movimento” salentino che non si esaurisca solo negli eventi estivi di grande impatto mediatico (per gli organizzatori), ma che riguardi anche la promozione della ricerca sulle “fonti” e sui “documenti originali” della musica salentina, la costituzione di archivi sonori, e il sostegno ai gruppi musicali. Le azioni cioè che qui su pizzicata.it abbiamo sollecitato più volte (e che sarebbero peraltro la “ragione sociale” dell’Istituto Carpitella) ma che sembra che non interessino per niente ai “decisori pubblici” e ai loro collaboratori.

Infine, la proposta della Fondazione appare fumosa, burocratica e per nulla convincente. Già l’idea di una “orchestra popolare stabile”, che giocoforza, per visibilità e mezzi a disposizione, tenderebbe a “dare la linea” agli sviluppi della “riproposta” , risulta in aperta contraddizione col carattere “plurale” che finora ha avuto il “movimento” salentino (e forse con la stessa idea di “musica popolare”, per sua natura non istituzionalizzabile). A che cosa dovrebbe servire poi una Fondazione? A fare concerti tutto l’anno? Ma per questo non ci sono già i tantissimi gruppi attuali, che (con una discreta varietà di proposte musicali) girano il Salento, l’Italia e oltre? Oppure dovrebbe servire a fare dei corsi? Ma non li fanno già (con metodologie e risultati discutibili, ma questo è un altro discorso) il Conservatorio e anche, in qualche modo, l’Università?

Ma forse l’obiettivo è soltanto quello di avere a disposizione ancora più risorse pubbliche rispetto alle attuali, da gestire con meno “mediazioni” e più “flessibilità” di quanto avviene oggi. Con la conseguenza che per tutti quelli che non sono allineati culturalmente e non accettano di essere caricati sul “carrozzone” rimarranno solo le briciole (e forse neanche quelle).

Siamo messi male, non c’è che dire.

 

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