«La pizzica è poesia perchè stravolgerla?»

Molto turismo nel Salento, per lo più carovaniero che spende pochissimo, un migliaio di roulottes invadono d’estate le nostre coste. I giovani, zaino in spalla e tenda, giungono attirati sì da eccezionali manifestazioni, ma non è stata la piccola isola di Man a tradursi in fattore economico per l’Inghilterra bensì i Beatles hanno portato ricchezza nelle casse inglesi.
Voglio dire che non è sufficiente organizzare grandi manifestazioni, senza valutare accuratamente i contenuti dell’opera che si presenta. Quando parliamo di promuovere il Salento che cosa intendiamo? Oggi spesso è la politica che si occupa quasi esclusivamente di spettacoli, di promozioni artistiche e discografiche, rischiando di togliere così lo spazio ai lavoratori ed ai professionisti del settore. Usiamo la musica per promuovere il territorio, ma quale musica? Si usa spesso e con troppa faciloneria il termine contaminazione, ma cosa intendiamo: un pot-pourri, un accozzaglia di stili. Contaminare è sinonimo di inquinare, se non addirittura sconvolgere. E il rinnovamento? Sentiamo o leggiamo inconsulte frasi come: la pizzica sposa il rock oppure il reggae salentino. Frasi insensate che mettono in ridicolo e nella incompiutezza la nostra cultura musicale. Tutte le nazioni custodiscono e difendono dalle contraffazioni la loro musica. Penso al Brasile col suo samba. a Cuba col cha cha cha, all’Argentina col tango, alla Giamaica con il reggae, al Portogallo col suo fado. Per non parlare della profonda bellezza del fandango e del flamenco dell’Andalusia o del sensuale virtuosismo della musica tzigana rumena e dei paesi slavi. Nel Salento invece la contaminazione si cerca, s’implora, si compra. D’accordo sulla conoscenza del territorio, dai dubbi risvolti, ma è proprio necessario sacrificare una delle più genuine espressioni musicali? Sono proprio indispensabili le violente martellate sui timpani americani del rock? Un genere musicale che non ci appartiene. Il ritmo della pizzica non è violenza, ma dolcezza d’animo di un popolo gentile. È danza della speranza, melanconia e rimorso di una gioventù negata nelle campagne assolate del Salento di un tempo. E guarigione del morso divino di un coito mai consumato, ricordo vivo, attuale di una terra da sempre bistrattata. E’ poesia, emozione della dignità popolare. Abbiamo la fortuna di avere due bellissime espressioni musicali: la pizzica-pizzica e la canzone leccese, perché stravolgerle, sminuirle? Perché invece non valorizzarle, non aiutarle a crescere? C’è bisogno di creatività, di centri musicali dove educare i giovani alla musica popolare e magari scoprire nuovi talenti. C’è bisogno di enti e di associazioni serie. Non ho mai sentito che Armstrong abbia sposato Verdi o che Modigliani sia stato contaminato da Raffaello. Ogni artista ha una forte personalità e ogni popolo ha i suoi artisti che lo rappresentano. Contaminare l’arte significa compromettere, disconoscere, l’identità dello stesso popolo che la esprime.

tratto da La Gazzetta del Mezzogiorno
di Gino Ingrosso
pubblicato il 12/08/2005

FacebookTwitterGoogle+WhatsAppGoogle GmailCondividi