Riflessioni semiserie sulla Notte della Taranta 2005 e sull’attarantamento di Nichi Vendola

nichi_vendola_sel-300x225di Vincenzo Santoro

30 agosto 2005Premessa: questo è un commento semiserio. Prendetelo come tale (o, se non vi interessa, non prendetelo proprio, e passate avanti).

Io quest’anno, per ragioni di igiene mentale, ho fatto una scelta radicale: il fine settimana Fatale (cioè quello della serata finale della NdT), me ne sono stato lontano, al fresco, in un posto meraviglioso, che consiglio caldamente a tutti: Civitella Alfedena, nel Parco Nazionale d’Abruzzo, dove peraltro si svolge un festival popolare piccolo ma veramente sfizioso. E quindi non ho potuto seguire l’Evento. Visto che tutti dicono che abbiamo una posizione da snob radical-chic, ho fatto finalmente una cosa da vero snob radical-chic.

Detto questo, non ho potuto evitare di discutere con gli amici e di leggere l’ampia rassegna stampa (locale e nazionale) sulla Notte Fatale, dove, come ogni anno, si sprecano i paroloni (“straordinaria”, “bellissima”, “magica” ecc ecc), si aumenta acriticamente il numero di spettatori rispetto allo scorso anno – a prescindere dallo spazio fisico a disposizione davanti al Convento degli Agostiniani – ci si sofferma sulle note di colore relative ai Grandi Artisti (il cappello di De Gregori, l’avvenenza di Pelù…) e ogni tanto si lanciano frecciatine alle sparute minoranze “critiche” che resistono al fascino tentatore del Grande Evento (com’è fascinosa la parola “puristi”, così carica di echi da terzo reich…).

Come al solito si parla poco della musica che viene concretamente suonata, particolare che forse non interessa più di tanto né ai giornalisti né alle Masse che accorrono per il Grande Evento. I pochi che lo fanno, anche superficialmente, sono costretti un po’ controvoglia a far notare che non tutto era proprio così incredibilmente straordinariamente fantastico. Forse qualcuno ha stonato, forse le voci non erano al massimo, forse ci sono stati dei “momenti di caduta”. Ma, come ben sappiamo, queste sono questioni di poco conto, dettagli, rispetto al grande successo di pubblico e di critica, che zittisce tutto e tutti (emblematico da questo punto di vista l’articolo di Gino Castaldo sull’edizione nazionale di Repubblica di lunedì 29).

Più delle precedenti edizioni, hanno occupato la scena mediatica i politici, locali e nazionali (tutti di centrosinistra, naturalmente). Questo conferma l’idea che la NdT sia sempre più non tanto un Grande Evento di “marketing territoriale” per il Salento, ma soprattutto un Grande Veicolo di “marketing politico” (finanziato peraltro in gran parte con soldi pubblici: quest’anno 500.000 euro!!!). Cosa di per sé legittima, ma che andrebbe dichiarata più esplicitamente e riconosciuta come tale. Invece, dalle dichiarazioni dei politici, di cui i media traboccavano, qualcuno potrebbe trarre l’impressione di trovarsi di fronte non a un concerto certamente ben organizzato (però in Italia se ne fanno di molto più grandi, non dimentichiamocelo), ma a una specie di adunata messianica, a un rito di catarsi collettiva che risolve d’incanto tutti i problemi del nostro Salento (e forse addirittura del nostro Sud). Mi vengono in mente gli ispirati versi – forse in questo caso più pertinenti degli endecasillabi danteschi usati a sproposito – di Mazzate Pesanti:

La mafia e la camorra, ca mintenu le bombe

la gente ricattata pe’ nu postu de lavoru

le case condonate costruite subbra a mare

l’alberghi sulle spiagge, le discariche abusive

Però ‘ncede li festival, ca portanu la gente

battitili le mani, all’amministratò….

Su tutti spiccava il nostro Nichi Vendola, anche lui colpito dal Pizzico Fatale del Grande Evento, che se n’è uscito con delle dichiarazioni e soprattutto con un articolo (sempre su Repubblica di Bari) pazzescamente retorici e parecchio superficiali:

“Il morso. Un attimo e la Taranta mi ha attaccato. Per sempre. È accaduto qualche anno fa, in un tramonto salentino […]. In quel momento è arrivata da me la Taranta. Il morso del ragno. […] Sono stato assalito dalla melanconia, dallo struggimento, dalla sensualità. […] L´estasi, appunto. La Taranta è estasi, una sensazione che non può non farmi pensare al cristianesimo di padre Balducci, che parlava del Dio che danza la vita.”

Anche lui ci propina la solita solfa sul fatto che il Grande Evento sarebbe quasi un’eredità del tarantismo “vero” – che dice di aver conosciuto dai “classici”, ma di cui dà una rappresentazione romantica e incredibilmente (per lui…) “apolitica” che a quei “classici” avrebbe fatto accapponare la pelle. Siamo alle solite.

Il massimo l’ha raggiunto però affermando che la NdT sarebbe addirittura un “antidoto” alle idee di Marcello Pera sullo sconto di civiltà e contro il meticciato culturale, perché si proporrebbe come il grande “festival della contaminazione e del meticciamento”. Una domanda, diciamo di taglio antropologico: quale sarebbe la musica non “meticciata” (e quindi gradita a Pera)? Quella degli angeli?

Vendola inoltre nel suo articolo afferma di voler investire ancora di più nel Mega Evento, per farlo diventare “il manifesto più colorato della Puglia che vuole fare cultura”. Questo attraverso l’istituzione di

“una fondazione di alto livello e di massima rappresentatività che certifichi la meravigliosità e la forza di questa musica, di questa cultura, e soprattutto della sensibilità delle decine di migliaia di persone tarantolati in questa notte”.

Anche qui mi viene spontanea una domanda: ma a chi si interessa da anni di musica salentina, avendo contribuito in vario modo (musicisti, ballerini, organizzatori di concerti, scrittori, ricercatori, sparatori di cazzate, ecc ecc) a costruire questo movimento culturale (o presunto tale…) di cui oggi tutti si attribuiscono la paternità, ma che essendo appartenenti a una cultura trogloditica (con tutto il rispetto per le grotte), paraleghista e naturalmente molto radical-chic, non si fanno “tarantolare” nella Notte del Grande Evento, non riescono a piangere di commozione di fronte al Grande Artista che “pizzica” addirittura Dante, e che preferiscono i vini De Castris al vino Taranta, chi ci pensa? Chi si incaricherà di “certificare la nostra sensibilità”? Chi risponderà alle domande che poniamo da anni (la ricerca, l’archivio, i documenti originali, le infrastrutture, il sostegno alle realtà di base ecc ecc), venendo derisi dal Gran Circo Politico-Mediatico al seguito del Grande Evento?

Conclude il nostro Presidente:

“Voglio fare una promessa, a tutti voi e dunque anche a me stesso. La Notte della Taranta non diventerà mai un carrozzone o un sistema di potere. Dovrà essere invece la macchina dell’invenzione: rispettando e nello stesso tempo stravolgendo le tradizioni, deve avere la consapevolezza e la forza di trovare una nostra peculiare strada, un nostro divertente esodo da ogni attorcimento esodo integralista. Il nostro dono è vivere nella magia: nel momento in cui si evocano le guerre di civiltà, qui c´è l´antidoto. Al pizzico noi innestiamo la pizzica.”

Che dire di più? Ancora da Mazzate Pesanti, su suggerimento di Uccio Aloisi:

Li musicisti etnici s’hannu mortipricati

se sannu cinque canti alli sei s’hanno mpallati.

Però ‘ncede li festival, ca portanu la gente

battitili le mani, all’amministratò….



Vi avevo avvertiti, era un intervento poco serio.

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