«Uccio, rimettiti la dentiera e torna a cantare!» E’ irrerente ma stregato dalla pizzica il pubblico della Notte della Taranta. La frase, pronunciata da un ragazzo in mezzo alla folla del Concertone, era rivolta al mitico Uccio Aloisi, ultraottantenne cantore della tradizione salentina, che aveva appena finito di esibirisi. E aveva infiammato gli oltre ottantamila spettatori. Bambini, giovani, mamme, papà, single, signori ubriachi, anziani festosi. Nell’area dell’ex Convento degli Agostiniani c’era spazio davvero per tutti. Sotto il palco c’erano i ragazzi, gli aficionados dei grandi raduni di massa, probabilmente gli stessi che si trovano a Roma il primo maggio per il tradizionale concerto organizzato dai tre sindacati. All’evento romano, però, chi partecipa sa che per diverse ore dovrà rimanere in piedi, avrà pochissima assistenza, rimarrà schiacciato dalla folla e da un’aria irrespirabile, camminerà su un tappeto di cocci di vetro, bottiglie di plastica, carta, resti di cibo.
I ragazzi che sabato hanno affollato Melpignano hanno trovato invece un’atmosfera diversa. Migliore. C’era più organizzazione, la protezione civile era presente, a terra non c’era un tappeto ma solo qualche bottiglia qua e là, e se l’aria era irrespirabile (o se era meglio allontanarsi da vicini troppo turbolenti), ci voleva poco per allontanarsi e tornare all’aria aperta, cioè nell’immenso spiazzale ricavato pochi giorni prima a continuazione della piazza. Ma il Concertone è stato seguito soprattutto dai maxi-schermi. Due erano sistemati ai lati del palco stesso. Ancora più a lato, a destra per gli spettatori, l’evento era proiettato sulla grande facciata bianca della Chiesa attaccata all’ex convento. Un altro schermo era piazzato in mezzo alla spianata. Ed è proprio li che si è riunito il vero pubblico della pizzica. Vero e variegato.: mamme con il passeggino, gruppi di signori e signore seduti su sedioline di pieghevoli, punkabestia che si erano praticamente accampati lì, e ancora gruppi di bambini, di ragazzine vestite come dovessero andare in discoteca, di ragazzi con gli occhi puntati sulle ragazzine, come se si fosse trattato di una normale serata da discoteca. Una coppia di temerari (avranno avuto trent’anni) si era addirittura sistemata in mezzo alla folla con la propria motocicletta. Ai lati dello spiazzale c’erano gli innumerevoli chioschetti che fornivano Senza sosta panini, crepes dolci, tanta birra e il vino chimico, cioè quello più economico, venduto in bottiglioni di plastica da cinque litri. Una grande festa, dunque, che ha unito, nel nome della pizzica, generazioni e strati sociali diversi. Tutti stregati dalla pizzica. Spettatori venuti da tutta Italia che sono stati cullati da un’organizzazione giudicata eccellente da moltissimi partecipanti entusiasti.
tratto da Corriere del Mezzogiorno
di Ludovico Fontana
pubblicato il 30/08/2005