Sparagna: addio alla Taranta

Sparagna: mancano certezze, me ne vado

 

C’è malinconia nelle sue parole, malgrado il bel successo ottenuto alla Sala S. Cecilia dell’Auditorium-Parco della Musica da Radici, il concerto-spettacolo che segna il nuovo corso di Ambrogio Sparagna. Già, perché da quest’anno il musicista di Latina, grande divulgatore delle tradizioni popolari, non sarà più alla guida dell’Orchestra della Notte della Taranta, dopo averla fondata e fatta conoscere fino in Cina. «Dopo tre anni lascio la “Notte” salentina – dice Sparagna – perché per l’Orchestra popolare non c’è un progetto definitivo, un futuro fatto di certezze. In pratica, la tanto auspicata Fondazione non s’è mai fatta, forse non tanto per colpa delle Istituzioni pubbliche, quanto per quel modo di fare tipico del Sud che non sa mai prendere delle iniziative e quando lo fa queste s’impantano nella burocrazia, tra mille normative. Quello che in altre parti d’Italia si realizza in quindici giorni, nel Meridione lo si ottiene dopo anni. Penso di aver fatto molto per il Festival della Notte della Taranta, ma così come stano le cose non potevo pensare di fare per il quarto anno il maestro concertatore del Concertone di Melpignano».
Nessun risentimento nelle sue parole, nessun astio, ma il suo j’accuse è forte. «Fare un’altra edizione con la mia direzione senza gli stimoli per andare avanti significherebbe imbattersi in problemi di vario genere. Bisognava dare un segnale molto chiaro, prendere una decisione. Allora ho pensato che la cosa giusta da fare era fermarsi, riflettere e poi magari ricominciare. Sono venuto nel Salento con grande amore e nei confronti di ciò che s’è riusciti a dare continuità all’Orchestra popolare, che è un bene culturale che va tutelato e non lasciato nell’incertezza, nel vago». E con convinzione afferma: «Quest’Orchestra della Notte della Taranta è un’immagine viva del Salento e importante e va sostenuto. Lo dico non per un motivo personale, ma di territorio. La Puglia e il Salento sono tra le realtà più interessanti del panorama culturale italiano, ma la cultura ha bisogno di sistema, perché quando si crea un sistema culturale si ottiene sviluppo economico».
Ma prima di chiudere con il progetto «Notte della Taranta», Ambrogio Sparagna guiderà la «sua» Orchestra in altre due occasioni: il 29 giugno a Roma, nella Cavea del Parco della Musica («in quell’occasione presenteremo il disco registrato durante lo scorso Concertone a Melpignano») e il 30 giugno a Russi (Palazzo S. Giacomo), nella campagna ravennate, nell’ambito di «Ravenna Festival», per il quale Sparagna curerà un progetto originale legato a Dante: «Il Dante cantato. Proporremo Dante così come lo cantavano i cantori italiani – annuncia – e anche in caso saranno evidenti i legami con la “Notte” salentina, perché nell’edizione di due anni fa fu proprio Francesco De Gregori a cantare il sommo poeta. La “Notte” vive anche fuori dai propri confini».
Fa poi il distinguo tra il «Concertone» che a Melpignano chiude il Festival e l’Orchestra e se per questa rivendica «un’identità acquisita in tre anni di lavoro», per quello invoca «una sua autonomia, una continua innovazione e chissà, forse questa mia assenza può essere di grande stimolo per cercare progetti nuovi». A proposito dei quali ecco esaltarsi per Radici appositamente creato l’Auditorium-Parco della Musica, dove intende portare la sua straordinaria esperienza salentina, muovendosi però in un territorio più ampio. «In Radici – spiega il musicista – ho voluto far rivivere il mondo che c’era ed è stato rimosso, fatto di persone, storie, sicurezze che ci portiamo dentro, nel profondo del nostro essere». Radici , allora, si presenta come un oratorio popolare, un viaggio profondo nella memoria musicale tradizionale, in compagnania di uno straordinario organico di 70 elementi, formato dal gruppo vocale Quinta Aumentata, dal complesso bandistico di Sessa Aurunca e dell’Orchestra Popolare Pizzicata, con elementi provenienti dall’Orchestra della «Notte». Il tutto impreziosito dalla presenza di Nino D’Angelo, che ha interpretato quattro «classici» della tradizione napoletana come Era di Maggio, Guapparia, Rumba degli scugnizzi e Lu cardillu, tra serenate pugliesi e salentine, tarantelle, pizziche, tammurriate e moresche.
Ambrogio Sparagna sarà nel Salento il prossimo 27 marzo, ospite del progetto Passiuna tu Cristù, dedicato alla poesia popolare, tra rito, fede e tradizione. Ad Alessano, accompagnato dal gruppo vocale Quinta Aumentata eseguirà il Salve Regina, oratorio popolare dedicato all’immagine di Maria. «Per me sarà una grande emozione – dice Sparagna – perché Alessano mi farà rivivere il legame che avevo con don Tonino Bello, persona di valore assoluto».

C’è malinconia nelle sue parole, malgrado il bel successo ottenuto alla Sala S. Cecilia dell’Auditorium-Parco della Musica da , il concerto-spettacolo che segna il nuovo corso di Ambrogio Sparagna. Già, perché da quest’anno il musicista di Latina, grande divulgatore delle tradizioni popolari, non sarà più alla guida dell’ , dopo averla fondata e fatta conoscere fino in Cina. «Dopo tre anni lascio la “Notte” salentina – dice Sparagna – perché per l’Orchestra popolare non c’è un progetto definitivo, un futuro fatto di certezze. In pratica, la tanto auspicata Fondazione non s’è mai fatta, forse non tanto per colpa delle Istituzioni pubbliche, quanto per quel modo di fare tipico del Sud che non sa mai prendere delle iniziative e quando lo fa queste s’impantano nella burocrazia, tra mille normative. Quello che in altre parti d’Italia si realizza in quindici giorni, nel Meridione lo si ottiene dopo anni. Penso di aver fatto molto per il Festival della Notte della Taranta, ma così come stano le cose non potevo pensare di fare per il quarto anno il maestro concertatore del Concertone di Melpignano».Nessun risentimento nelle sue parole, nessun astio, ma il suo j’accuse è forte. «Fare un’altra edizione con la mia direzione senza gli stimoli per andare avanti significherebbe imbattersi in problemi di vario genere. Bisognava dare un segnale molto chiaro, prendere una decisione. Allora ho pensato che la cosa giusta da fare era fermarsi, riflettere e poi magari ricominciare. Sono venuto nel Salento con grande amore e nei confronti di ciò che s’è riusciti a dare continuità all’Orchestra popolare, che è un bene culturale che va tutelato e non lasciato nell’incertezza, nel vago». E con convinzione afferma: «Quest’Orchestra della Notte della Taranta è un’immagine viva del Salento e importante e va sostenuto. Lo dico non per un motivo personale, ma di territorio. La Puglia e il Salento sono tra le realtà più interessanti del panorama culturale italiano, ma la cultura ha bisogno di sistema, perché quando si crea un sistema culturale si ottiene sviluppo economico».Ma prima di chiudere con il progetto «Notte della Taranta», Ambrogio Sparagna guiderà la «sua» Orchestra in altre due occasioni: il 29 giugno a Roma, nella Cavea del Parco della Musica («in quell’occasione presenteremo il disco registrato durante lo scorso Concertone a Melpignano») e il 30 giugno a Russi (Palazzo S. Giacomo), nella campagna ravennate, nell’ambito di «Ravenna Festival», per il quale Sparagna curerà un progetto originale legato a Dante: «Il Dante cantato. Proporremo Dante così come lo cantavano i cantori italiani – annuncia – e anche in caso saranno evidenti i legami con la “Notte” salentina, perché nell’edizione di due anni fa fu proprio Francesco De Gregori a cantare il sommo poeta. La “Notte” vive anche fuori dai propri confini».Fa poi il distinguo tra il «Concertone» che a Melpignano chiude il Festival e l’Orchestra e se per questa rivendica «un’identità acquisita in tre anni di lavoro», per quello invoca «una sua autonomia, una continua innovazione e chissà, forse questa mia assenza può essere di grande stimolo per cercare progetti nuovi». A proposito dei quali ecco esaltarsi per appositamente creato l’Auditorium-Parco della Musica, dove intende portare la sua straordinaria esperienza salentina, muovendosi però in un territorio più ampio. «In – spiega il musicista – ho voluto far rivivere il mondo che c’era ed è stato rimosso, fatto di persone, storie, sicurezze che ci portiamo dentro, nel profondo del nostro essere». Radici , allora, si presenta come un oratorio popolare, un viaggio profondo nella memoria musicale tradizionale, in compagnania di uno straordinario organico di 70 elementi, formato dal gruppo vocale Quinta Aumentata, dal complesso bandistico di Sessa Aurunca e dell’Orchestra Popolare Pizzicata, con elementi provenienti dall’Orchestra della «Notte». Il tutto impreziosito dalla presenza di Nino D’Angelo, che ha interpretato quattro «classici» della tradizione napoletana come , , e , tra serenate pugliesi e salentine, tarantelle, pizziche, tammurriate e moresche.Ambrogio Sparagna sarà nel Salento il prossimo 27 marzo, ospite del progetto , dedicato alla poesia popolare, tra rito, fede e tradizione. Ad Alessano, accompagnato dal gruppo vocale Quinta Aumentata eseguirà il , oratorio popolare dedicato all’immagine di Maria. «Per me sarà una grande emozione – dice Sparagna – perché Alessano mi farà rivivere il legame che avevo con don Tonino Bello, persona di valore assoluto».

Osvaldo Scorrano

dalla Gazzetta del Mezzogiorno del 24 marzo 2007

FacebookTwitterGoogle+WhatsAppGoogle GmailCondividi

Lascia una risposta