Puglia terra di musica
Politiche di tutela e valorizzazione dei patrimoni tradizionali in Puglia
di Mario Gennari, pubblicato originalmente su Folk Bullettin
Il convegno organizzato ad Alessano, nel Salento leccese, lo scorso 2 febbraio, si è mosso su argomenti di interesse generale per quanto riguarda la tutela dei patrimoni tradizionali. In Puglia, come ovunque, molte delle espressioni popolari legate alla tradizione si muovono rapidamente verso la defunzionalizzazione e l’estinzione. Buona parte della cultura tradizionale in senso ampio (non solo musicale), si estinguerà con le attuali anziane generazioni. Più si potrà raccogliere e conservare, in questi anni, dalla memoria degli anziani, e più la nostra cultura sarà consapevole di quella storia orale che non potrà altrimenti essere recuperata. In Italia solo alcune regioni e comuni hanno intrapreso azioni di raccolta e catalogazione dei patrimoni di cultura tradizionale, in buona parte immateriali. La Regione Puglia non gestisce un intervento organizzato in questo campo, ma supporta iniziative che riguardano principalmente la fruizione in forma di spettacolo, e in misura minore alcune che riguardano il recupero della memoria orale (es. “Casa Di Vittorio” a Cerignola e “Archivio della memoria della Città e della Provincia di Taranto”). I documenti storici della tradizione musicale pugliese che sono stati finora pubblicati, dal periodo pionieristico dell’etnomusicologia fino ai giorni nostri, sono stati raccolti “sul campo” da intellettuali, musicisti e studiosi, per propria iniziativa, senza supporto o stimolo da parte delle istituzioni locali.
Si potrebbe affermare che il momento ed il luogo siano particolarmente favorevoli per affrontare questi problemi. Il territorio salentino, in particolare quello leccese, è interessato da un considerevole fenomeno che sarebbe riduttivo chiamare di folk revival. In realtà è un vasto movimento di riscoperta e di riproposta della cultura popolare con forte riferimento all’identità territoriale. Questo lascerebbe supporre l’esistenza di una diffusa conoscenza della tradizione musicale e della storia orale correlata. In realtà il movimento, prevalentemente giovanile, che fa riferimento a questa riscoperta, il “movimento della pizzica (o meglio della neopizzica) ”, è caratterizzato da un evidente scostamento dalla realtà tradizionale di riferimento (ad esempio, l’attenzione preminente su pochi elementi musicali tra i molti della variegata tradizione; la trasformazione di una tradizione coreutica generalmente interrotta da più di mezzo secolo, con il suo adeguamento ai gusti e all’espressività corporea più confacente alle nuove generazioni; l’aspetto festaiolo preponderante, anche nell’insistente riferimento ad elementi che festaioli non erano, come il fenomeno del tarantismo). All’interno di questo movimento è presente una componente critica, socialmente e politicamente più consapevole, attenta allo studio, all’approfondimento e al rapporto corretto con la propria tradizione. Una delle espressioni più interessanti di questa realtà è una web community: pizzicata.it.
Non si può però parlare della situazione etnomusicale salentina senza citare il dibattito che si muove attorno all’elemento più visibile del revival leccese, ovvero il festival “Notte della Taranta”, forse il più grande in Italia. Il Festival, efficacissimo strumento di promozione territoriale e come tale vezzeggiato dai politici locali, soffre di un’evidente contraddizione: se da una parte ha sviluppato la fruizione spettacolare “di massa” di alcune fonti tradizionali, ha operato in modo finora deludente per la promozione della ricerca e dell’archiviazione dei materiali documentali sulla tradizione (che in pratica costituiscono il “motore” indispensabile alla sua attività), sebbene lo statuto dell’Istituto D. Carpitella, associazione che promuove il Festival, sia colmo di buoni propositi. Un altro elemento di discussione si muove attorno al considerevole budget della manifestazione (circa 500.000 Euro la scorsa edizione), poiché molti pensano che crei scompenso nella distribuzione di fondi pubblici a discapito delle iniziative minori. I toni del dibattito tra chi gravita entro il festival, chi lo critica, e chi lo finanzia, sono piuttosto accesi.
Date le precedenti premesse, il convegno di Alessano si è proposto di “avviare una riflessione sul tema dell’intervento pubblico nel campo della tutela e della valorizzazione dei patrimoni tradizionali” nel quadro di un “vistoso ritardo nel campo delle politiche istituzionali di sostegno alla ricerca, alla didattica e per la creazione di infrastrutture (Archivi, Biblioteche, Musei) a supporto del movimento stesso” (vedi anche qui ). E’ stato organizzato dalla Webcommunity Pizzicata.it e dal Comune di Alessano, in collaborazione con Res Tipica – Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, ed il patrocinio della provincia di Lecce, cui sono giunte poi le adesioni di varie associazioni e operatori del settore (tra cui Folk Bulletin). La giornata è iniziata con un wokshop, presieduto da Carlo Trono (pizzicata.it) e Vincenzo Santoro (ANCI), che doveva elaborare proposte da presentare e discutere successivamente coi rappresentanti istituzionali invitati. Presenti molti volti noti della scena musicale (Claudio Cavallo, Carlo Canaglia, Donatello Pisanello, Biagio Panico, Daniele Vigna, Francesco Corvaglia…) , molti dei quali organizzatori di festival e varie iniziative musicali, altri attivi anche nella ricerca (Salvatore Villani, Pino Gala, Massimiliano Morabito, Rino Inchingolo, Gianni Amati…). Ovviamente la maggior provenienza leccese degli intervenuti era dettata dal luogo in cui si è tenuto il meeting, ma i partecipanti complessivamente riuscivano a rappresentare l’intera Regione. Durante il workshop, nonostante il risaputo stato (forse un po’ mitizzato) di scarsa fratellanza e collaborazione che esiste fra i vari personaggi di questa area musicale, è emersa buona disponibilità al confronto e alla discussione, e sono stati trattati non pochi argomenti di primaria importanza: la crescita di numerose iniziative di fruizione musicale alternative alla moda imperante dei megaconcerti, e che tendono ad una migliore contestualizzazione degli eventi; l’esigenza di un miglioramento tecnico dei musicisti per inserirsi nel mercato della world music internazionale, e conseguentemente l’importanza della didattica, la necessità degli spazi disponibili alle attività musicali, come i luoghi coperti per le esibizioni, le sale prova, le sale di registrazione.
Il pomeriggio ha visto gli interventi delle autorità ospitanti (sindaco ed assessore alla cultura di Alessano), di rappresentanti di esperienze importanti in tema di salvaguardia e valorizzazione dei patrimoni orali (es. Gianni Rinaldi per “Casa Di Vittorio” ), di Sergio Torsello, responsabile scientifico dell’Istituto Carpitella, e dei politici locali quali Giovanni Pellegrino, presidente della provincia di Lecce, Silvia Godelli, assessore al Mediterraneo della Regione (non esiste l’assessorato alla cultura), Donato Margarito, consigliere provinciale leccese. Vincenzo Santoro ha riportato i contenuti emersi nel workshop mattutino, dopodiché i numerosi interventi prefissati hanno ridotto moltissimo il tempo disponibile per il dibattito che sarebbe dovuto essere una parte importante del meeting. Considerando il notevole anticipo con cui è stato annunciato il convegno, è apparsa criticabile la breve permanenza di Giovanni Pellegrino, e peggio ancora l’assenza di Sergio Blasi, sindaco di Melpignano, interlocutore necessario per questo incontro, in qualità di presidente dell’Istituto Carpitella e principale fautore del festival “Notte della Taranta”. Inevitabilmente, l’ombra del dibattito sul Festival ha pervaso l’intero convegno, sottolineata dagli interventi di musicisti come Roberto Raheli, (Aramirè) che maggiormente rappresentano “l’area critica” non solo per il festival ma anche per le contraddizioni del “movimento” e per il ruolo degli amministratori. L’assessore Godelli, personaggio chiave tra i politici coinvolti, ha tenuto l’intervento finale, dichiarandosi interessata e disponibile a considerare progetti nell’ambito delle tematiche discusse, preferenzialmente da parte di associazioni. In merito a “Notte della Taranta”, l’assessora ha dichiarato che lo specifico finanziamento è in realtà una piccola parte del bilancio disponibile, e come tale non dovrebbe costituire impedimento per altre iniziative, peraltro molto numerose, di cui si occupa l’Assessorato.
La giornata si è conclusa con un concerto di Cinzia Villani, Annamaria Bagorda, Maria Mazzotta e Gianni Amati, ai quali si sono aggiunti vari altri musicisti presenti.
Non è facile esprimere una valutazione complessiva su questo convegno. I politici sono apparsi abbastanza estranei alle tematiche presentate, mostrando una conoscenza un po’ troppo superficiale sugli argomenti proposti, da cui una tendenza a defilarsi dalla concretezza delle critiche. Fa eccezione il consigliere Margarito che da tempo cerca di espletare un ruolo di mediazione, con attenzione e sensibilità ai processi in atto nel “movimento”. Da questi amministratori ci si aspetterebbe un ruolo un poco più emancipato, certamente non solo la passiva mansione della scelta delle proposte pervenute. Soprattutto in una regione che ha avuto una svolta piena di aspettative, come quella di Nichi Vendola. Alcuni dei temi si sono solo sfiorati, come quelli della ricerca e del censimento, ma è anche ovvio che questo incontro non poteva affrontare tutto, ed è entrato nel merito delle questioni, come la fruizione, più sensibili per i partecipanti leccesi che costituivano la grande maggioranza. Sul tema del sostegno alla ricerca pare che la futura Fondazione Notte della Taranta debba impegnare parte del suo bilancio. Forse l’intento è poco convincente perché i trascorsi non hanno illuminato questa vocazione, ma ben venga, perché tutto è utile in questo campo; sicuramente però questa non potrà essere una risposta all’esigenza e al fabbisogno di tutto il territorio regionale. Per quanto riguarda il problema degli spazi, è stata riferita da Pellegrino la disponibilità a fornire strutture provinciali quali il palazzo Comi di Lucugnano.
Il clima finale della giornata evidenziava una certa aria di delusione, pessimismo e sfiducia, per gli interventi dei politici. In realtà questo convegno ha segnato un importante passo avanti qualitativo, perché da una concitata situazione costituita da tanti dibattiti scoordinati, da articoli e controarticoli sui giornali e sulla rete, di critiche, lamenti e vittimismi lanciati a distanza, si è intrapresa la strada di un confronto diretto, civile e programmatico tra operatori di differente opinione, tra il movimento critico e le istituzioni. Si è proposta la formazione di una rete costruttiva di intenti da contrapporre all’immobilismo. Il convegno ha favorito incontri e conoscenze tra operatori, ma la sua utilità sarà verificata in futuro, se ci saranno ulteriori incontri tesi a continuare quanto seminato e a proseguire su quanto si è dovuto tralasciare. A parere di chi scrive, un obiettivo fondamentale dovrà essere quello di svincolarsi dall’egemonia di “Notte della Taranta”, abbandonandola come fulcro di ogni discussione, per concentrarsi sullo sviluppo delle alternative. Come pure sarà indispensabile superare lo squilibrio di attenzione (e di investimenti) che finora ha messo in luce solo poche aree della regione a discapito di altre, non meno interessanti sul piano della cultura tradizionale. Oltretutto, anche un equilibrato decentramento degli investimenti e delle iniziative culturali regionali è un diritto dei contribuenti.
Gli atti del convegno (probabilmente on line) sono stati promessi dagli organizzatori, per il momento una serie di commenti sono consultabili sul forum di pizzicata.it.