Nasce a Melpignano la biblioteca sul tarantismo
di Gabriele Mina e Sergio Torsello
da Il Nuovo Quotidiano di Puglia, venerdì 20 febbraio 2009
Il tarantismo è un fenomeno culturale che, nonostante il progressivo esaurimento nelle sue forme rituali (quelle osservate e magistralmente indagate da Ernesto De Martino in Salento, nel 1959), continua a proporre una sua vitalità: una straordinaria proliferazione saggistica non cessa di indagare l’universo del morso velenoso e della terapia. Colpisce soprattutto la varietà degli approcci e dei temi, caratteristica della letteratura sul tarantismo: gli aspetti musicali e coreutici, i contributi psicologici e psichiatrici, la lettura antropologica, lo studio delle fonti antiche… Non bisogna poi dimenticare il fertile incontro fra la letteratura sul tarantismo e la riflessione sulle pratiche identitarie (la reinvenzione della tradizione, la pratica della pizzica, l’idea di folklore e di sapere, etc.), specie in area salentina: il rituale diviene parte di una vicenda culturale più complessa, che mette in gioco la memoria, la rappresentazione, le relazioni. Diversi studi hanno messo in luce questa rinascita culturale, piena di sfaccettature, che ha posto la tarantola fra i suoi emblemi. Il fervore degli studi e delle iniziative editoriali, tuttavia, per molto tempo non si è concentrato su un nodo centrale per la ricerca: la creazione di un punto di riferimento e di raccolta dei materiali per gli studiosi e per tutti coloro che, a vario titolo, si muovono nella grande rete del tarantismo.
Nello studio bibliografico La tela infinita. Bibliografia sul tarantismo mediterraneo dal 1945 al 2006 (Besa, 2006) chi scrive ha ordinato più di un migliaio di testi (fra articoli e libri) dedicati all’argomento, limitandosi al solo dopoguerra. L’insieme di queste opere costituisce davvero un patrimonio unico: grazie anche all’edizione moderna delle più importanti fonti storiche (a partire dal XIV secolo,), è possibile confrontarsi con i documenti e attraversare un dibattito ricchissimo di spunti e variazioni. Si tratta però di materiali sparsi, frammentati: a oggi nessuna struttura pubblica è in grado di offrire agli utenti (studenti, ricercatori, musicisti, appassionati) la consultazione di un’ampia bibliografia sul tarantismo. Il progetto di costituzione di una Biblioteca del Tarantismo vuole dunque rispondere a questa sempre crescente domanda di sapere. Non si tratta solo di una mera raccolta di testi, per quanto di difficile reperimento: il presupposto fondamentale per rilanciare e orientare la ricerca sui temi del tarantismo è la creazione di un centro documentativo, capace di raccogliere, classificare e diffondere quel patrimonio ormai sterminato.
Le principali direttrici del progetto sono:
a) la costruzione di una biblioteca specialistica, in uno spazio reale;
b) la realizzazione di un catalogo informatico: l’indicizzazione dei materiali permetterà di sviluppare ricerche incrociate;
c) la costruzione di una biblioteca virtuale, con raccolta on line delle fonti antiche e la promozione di una ricerca collettiva.
Le raccolte che confluiranno nella Biblioteca (più di 3.000 titoli, tra manoscritti, volumi, saggi, articoli, tesi di laurea, video e documenti sonori ) prendono le mosse dal Sertum papale de venenis di Guglielmo de Marra del 1362 considerata la più antica fonte sull’argomento e consentiranno di seguire l’evoluzione delle categorie interpretative del fenomeno, attraverso i secoli: dalla trattatistica de venenis di epoca medievale all’erudizione barocca, dal dibattito intellettuale del secolo dei lumi alla medicina positivista, dalla dialettica esorcismo/adorcismo fino agli apporti contemporanei sulla transe, il mito, la psicologia… Al nucleo centrale si affiancheranno in seguito materiali d’archivio , interviste, fotografie, articoli e recensioni apparsi su quotidiani, brevi percorsi bibliografici di generale contestualizzazione del tarantismo mediterraneo.
La Biblioteca potrà dunque diventare un punto di riferimento stabile per l’archiviazione dei materiali, la condivisione delle conoscenze e lo sviluppo di nuove iniziative di ricerca.
Il progetto è curato da Gabriele Mina (ricercatore) e Sergio Torsello (consulente scientifico dell’Istituto Diego Carpitella), con la consulenza di Eugenio Imbriani (antropologo dell’università del Salento), ma fondamentale sarà l’apporto di tutti gli studiosi cui è rivolto l’invito ad inviare estratti di saggi ormai introvabili, libri, articoli e ogni altro materiale utile a costituire questo fondo.