Il “piccolo rito cilentano”

di Vincenzo Santoro

da Anci Rivista, aprile 2009

cilentaneIl “piccolo rito cilentano” è una pratica devozionale che le confraternite del “Cilento antico” eseguono con canti monodici e polifonici nelle chiese, in occasione della Settimana Santa. Per le condizioni storico-culturali e le forme del paesaggio il rito ha assunto un profilo peculiare che connota fortemente l’area, svolgendosi come una circum-ambulazione attorno al Monte Stella densa di significati simbolici attraverso i quali si delimita un territorio di appartenenze comuni e si evoca uno scenario di vissuto condiviso.

Queste pratiche sono l’oggetto della pubblicazione dell’etnomusicologo Maurizio Agamennone, Varco le soglie e vedo. Canto e devozioni confraternali nel Cilento antico, Squilibri editore 2008, p. 314, che comprende anche oltre cinquanta fotografie, la registrazione dei canti nel Cd allegato e un ricco apparato di trascrizioni.

Più volte contrastate dalle autorità ecclesiastiche, per alcuni comportamenti ritenuti eccentrici rispetto all’ortodossia, e decimate da ricorrenti fenomeni migratori, le confraternite cilentane conservano ancora oggi una forte consapevolezza delle proprie consuetudini, radicate in passato carico di memorie che risalgono con ogni probabilità ai movimenti penitenziali emersi nel corso del medioevo. Nel lungo processo storico-culturale che ha portato alla costruzione del rito, i confratelli hanno attinto a testi, pratiche e contesti multiformi, da cui hanno tratto espressioni cantate diverse, progressivamente “impaginate” in un dispositivo rituale, che mostra una sua propria coerenza e compattezza: vi si esprime uno spiccato senso della morte, del dolore e del lutto, attraverso azioni che rappresentano e consolidano il gruppo all’interno, favoriscono relazioni dinamiche di confronto ed emulazione con altri gruppi e contribuiscono a costruire e il senso di una più estesa identità micro-regionale.

Anche da un punto di vista musicale, il dispositivo rituale è caratterizzato dall’assunzione di assetti e melodie di matrice contadina, su cui sono state costruite le espressioni cantate ritenute più consone alle circostanze devozionali, in un continuo succedersi di scambi con altre consuetudini, improvvise ed energiche azioni individuali, relazioni esuberanti tra i gruppi locali e un confronto serrato con altre istanze religiose.

L’azione devozionale più solenne è, ormai da tempo, una sorta di “peregrinazione” che, nella cornice penitenziale della Settimana Santa, le confraternite compiono per visitare i cosiddetti “sepolcri” (“subburcri”) allestiti nelle diverse chiese e cappelle dell’area. Gli itinerari di visita non sono limitati al territorio del paese o casale di appartenenza, come accade in altre aree, ma sono distribuiti in un ambito assai più esteso che tocca le principali località cilentane. All’interno di ognuna delle chiese visitate, la confraternita “in viaggio” esegue un percorso devozionale di circa trenta minuti, condotto in circolo all’interno di ogni chiesa e spezzato da numerose soste durante le quali i confratelli eseguono diverse musiche con svariati assetti – monodiche, polifoniche, in solo, in alternanza responsoriale e in gruppo. Ogni confraternita compone un suo specifico itinerario, che tocca luoghi diversi, e varia ogni anno, tessendo una sorta di “rete” attorno al Monte Stella, sorta di centro mitico di tutta l’area. In questo modo le “vie dei canti” delle “congreghe” – oggi effettuate in autobus, mentre in passate l’itinerario era percorse a piedi – contribuiscono a creare, consolidare e perpetuare rapporti tra paesi, casali e gruppi familiari di una zona molta vasta. Alla fine di questi percorsi di visita di chiese e cappelle, ogni confraternita rientra nella sua chiesa di appartenenza, dov’è attesa dalla popolazione, concludendo la sua devozione in una ritualità che rappresenta la forte sintonia con la comunità di appartenenza.

 

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