di Vincenzo Santoro
da Anci Rivista, aprile 2009
A Sessa Aurunca, nel casertano, i riti connessi alla Settimana Santa prevedono un complesso apparato cerimoniale, che coinvolge le diverse confraternite attive in Città. Dal lunedì al mercoledì si svolgono le Processioni penitenziali, che, partendo dalle chiese di appartenenza delle Confraternite, raggiungono lo splendido Duomo medievale, dove in mattinata viene esposto e nel pomeriggio viene deposto il SS. Sacramento. I confratelli indossano un saio bianco, tenuto in vita da un cinto, in segno di penitenza portano il volto coperto da un cappuccio bucato all’altezza degli occhi, e così vestiti procedono in fila per due.
Il mercoledì sera si svolge poi un altro rito, particolarmente drammatico: l’“Ufficio delle Tenebre”, popolarmente detto “il Terremoto”, in cui il popolo sessano rappresenta lo sconvolgimento portato dalla sofferenza e dalla morte del figlio di Dio. La funzione si svolge secondo canoni antichi, seguendo precise partiture “sceniche”, scandite dal progressivo spegnimento delle quindici candele che ardono su di un grande candeliere chiamato “Saetta”, accompagnate dai canti solenni e struggenti. Quando la chiesa rimane completamente oscurata, per ricordare la reazione della natura di fronte al tragico evento della morte di Gesù, i partecipanti alla funzione provocano un fragore sordo, che ricorda appunto un “terremoto”.
Il Venerdì Santo, giorno di magro e di digiuno, si svolge la processione più importante, che coinvolge tutta la comunità. Sul far della sera, i confratelli incappucciati, disposti in fila per due, percorrono le strade del centro antico, procedendo fra due ali di folla, con un incedere lento, ritmico, ondeggiante (la caratteristica “cunnulella”, con il classico incedere dei due passi avanti e uno indietro), seguendo il suono della marcia funebre suonata dalla banda, portando in spalla le statue in cartapesta dei “misteri”. Al passaggio del corteo, si accendono i “carraciuni”, grandi falò allestiti dagli abitanti dei quartieri attraversati. Infine la processione riporta i misteri nella chiesa di San Giovanni a Villa.
All’indomani, il Sabato santo, si svolge l’ultima processione, che ripercorre lo stesso percorso del giorno precedente, con i confratelli che si muovono sempre con il tipico andamento a “cunnulella”.
I riti di Sessa Aurunca costituiscono una delle più straordinarie forme di “Passione” popolare del nostro Paese, e per questa ragione sono stati oggetto di numerosi studi. Risultano di particolare interesse i suggestivi canti che accompagnano le funzioni e le processioni, a partire del famoso “Miserere”, una composizione musicale polifonica di tradizione orale, i cui “segreti” sono gelosamente custoditi dai confratelli cantori, che se li tramandano di generazione in generazione. Sui versi del Salmo 50 di Davide, tre confratelli con le loro nude voci creano un suono “come di un organo”, con un uso virtuosistico delle tecniche di abbellimento e di microvariazione tipiche di questo genere di esecuzioni. Per le sue peculiarità, questo canto è stato oggetto di grande attenzione da parte degli etnomusicologi. Tra questi, Roberto De Simone, che nel volume “Canti e tradizioni popolare in Campania” scrive: “Dal punto di vista storico musicale ed etnomusicologico, questo Miserere pone una serie di interrogativi sui rapporti tra musica d’arte e musica popolare. Infatti è qui particolarmente interessante l’uso continuo dei ritardi armonici, il che mette in luce una pratica popolare che sembrerebbe senz’altro partita in tal modo dal basso ed avere influenzato l’arte musicale. D’altra parte le brevi cadenze modulanti sembrerebbero essere di origine colta ed entrate poi nell’uso popolare di tale musica religiosa. Eppure poi il tutto, nei movimenti melodici delle voci, viene condotto con uno stile che comprende passaggi con quarti di tono, effetti di suoni strisciati, attacchi e conclusioni particolari: e ciò non è sicuramente di derivazione belcantistica, né risente della storica scuola musicale”.