E lo scazzamureddhu pugliese fece rabbrividire il re del pulp

Jo Lansdale. Lo scrittore texano in Puglia per un film che mette a confronto la sua terra con un’altra regione di frontiera: «compresi i terrificanti riti contadini» dice l’autore, «che solleticano il cherokee che è in me».

di Giuliano Aluffi

dal Venerdì di Repubblica del 12 giugno 2009

200px-Joe_lansdale_2007Monte Sant’Angelo (Gargano). «Sentivi strane presenze di notte, quando tutte le luci erano spente»? chiede l’uomo del Texas all’anziana signora Maria del rione Junno, il più antico di Monte Sant’Angelo, che ha appena finito di raccontare quanto fosse dira la vita al tempo della sua gioventù. Lui è Joe Lansdale, scrittore pulp (è appena uscito il suo ultimo romanzo con la celebre coppia Hap e Leonard, Sotto un cielo cremisi, Fanucci, pp 224, euro 16) e ultimo dei grandi contastorie del Sud degli Stati Uniti.

Lo hanno chiamato in Italia i registi Nene Grignaffini e Francesco Conversano, in collaborazione con RedTv, per Joe Lansdale e i luoghi dell’Altro, un diario di viaggio che accomuna Puglia e Texas nel concetto di frontiera, sia questa il Messico o l’Adriatico che ci separa dall’Albania. Una frontiera che si frappone anche tra realtà e immaginazione, tra vita e mito: una terra di nessuno abitata da esseri inquietanti. «Certe volte di notte ci veniva a trovare lu scazzamurreddu», racconta Maria a Joe di fronte alla cinepresa. «Lo poteva sentire solo chi ci credeva. Ti si sedeva sul petto mentre dormivi e non ti lasciava respirare bene, ti venivano gli incubi. Una volta mi sono svegliata e mi è sembrato di averlo toccato: era come un uomo, ma molto più piccolo, e aveva un poco di pelo liscio liscio, come un gattino».

Un essere mitologico un po’ folletto e un po’ gnomo che predilige le belle ragazze e si diverte a rovesciare le pentole e a intrecciare le code dei cavalli. «E se quando ti scegli sei veloce di mano e riesci a levargli il berretto, lu scazzamurreddu ti farà trovare denari in qualche angolo della casa» conclude Maria mentre Lansdale prende nota sul suo quadernetto e uno scampanio intenso accompagna queste parole pagane a disperdersi tra l’onnipresente bianco di muri e scalinate e l’azzurro del cielo primaverile.

Sono credenze più forti del tempo, come spiega a un Lansdale sempre più affascinato Giovanni Rinaldi, antropologo consulente dei registi del documentario: «la modernizzazione della Puglia riguarda solo la superficie delle cose: quando vai a parlare con le persone vedi che c’è un substrato di cultura arcaica che non è stato scalfito minimamente. Per esempio tutti in paese ssanno la storia del folletto che arriva di notte, anche i giovani. Tutte le ragazze hanno il telefonino, tutte seguono in Grande Fratello… ma quando è buio può ancora arrivare lo scazzamurreddu».

A Joe Landsdale il buoi non piace: le sue suggestioni artistiche nascono dalla luce in movimento dei drive-in frequentati da ragazzo, quei rettangoli luminosi che si stagliano contro la notte catturando tutti gli sguardi per dare vita a storie grottesche sia sullo schermo che fuori. «Una sera, al drive-in di Gladewater, vidi una rissa tra due tizi che ricorderò finché campo», racconta lo scrittore. «Uno dei due aveva in mano il cric, l’altro un sacchetto gigante di popcorn con il quale cercava, in maniera goffa e frenetica, di parare i fendenti e colpire a sua volta, facendo volare chili di popcorn tutto intorno e ritrovandosi in mano un sacchetto via via più sgonfio. Beh, vinse quello col cric».

E in Puglia? La sua attenzione tutta visuale si divide tra la luce che disegna panorami selvaggi, di una bellezza quasi offensiva, e i misteriosi micromondi colorati degli ex voto visti nei santuari come quello dell’Incoronata, a una decina di chilometri da Foggia.

«Ognuna di queste raffigurazioni è una storia nella sua forma più ingenua e spontanea, quella che cerca di portare all’esterno le nostre realtà più intime adornandole con segni e colori vivaci», commenta Lansdale. «Sono un altro legame tra due Sud del mondo: il mio Texas, dove puoi trovare degli ex-voto messicani, molto simili a questo, e la Puglia. E poi certi ex voto sono ibridi di tecnologia americana e spiritualità pugliese: «Sono quelli dove si ricostruisce fotograficamente la scena, con il graziato che si fa fotografare sdraiato accanto all’auto incidentata, per poi aggiungere con Photoshop fumetti del tipo “Madonna, salvami”».

Joe Lansdale non è religioso, è lo storyteller che è in lui ad amare queste forme di espressione del vissuto. «E poi ci sono i colori» aggiunge. «La loro intensità naïf che sfugge a tutti gli equilibri ed esce fuori, va quasi incontro a chi guarda. Vive. Questo solletica quel po’ di sangue cherokee che ho nelle vene. Ricordare Manitù e immaginare che tutte le cose abbiano una loro essenza vitale mi aiuta a scrivere in maniera più vivida».

«Ioe riesce a cogliere e descrivere a tutti l’invisibile che c’è nelle cose» aggiunge il regista Francesco Conversano. «Per questo lo stiamo accompagnando in questo viaggio dentro una Puglia interiore, mistica, animata da una tradizione orale e un’attenzione alle radici che qui – soprattutto nel Salento – è stato il modo di salvarsi pur essendo esclusi dal boom economico che ha toccato invece Bari».

Andiamo da Monte Sant’Angelo a Santa Maria di Leuca, ossia dalla vetta del Gargano fino alla fine del mondo, toccando i luoghi di passaggio e pellegrinaggio dei crociati diretti a Gerusalemme, passando tra le terre dure della Murge a quelle dolci della valle d’Itria. Con Joe Lansdale nella doppia veste di alieno e di coinquilino del Sud del mondo sulle tracce di Arthur Miller – che nel dopoguerra ambientò proprio a Monte Sant’Angelo un racconto dove uno scrittore ritrova se stesso nel semplice vissuto dei paesani – dell’inafferrabile scazzamurreddu e delle tante storie che gli uomini amano raccontarsi di giorno e di notte, per ritrovarle nuove ogni volta.

 

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