di Tonio Tondo, da La Gazzetta del Mezzogiorno del 18 febbraio 2010
S. MARIA DI LEUCA – Un diametro di 450 metri, una circonferenza di 1.413 metri che intrappola all’interno un’area di circa 159mila metri quadrati, quasi quanto 23 campi di calcio. E poi svincoli e strade di servizio. Hanno fatto le cose in grande i progettisti per segnare il punto estremo della 275: una grande rotatoria in onore della civiltà automobilistica. La più grande, sicuramente, della Puglia. Dicono d’Italia, ma non abbiamo riscontri.
Una sorta di firma, comunque, per il De finibus terrae della rete autostradale, in questo caso delle superstrade, del Bel Paese, sempre più martoriato da scelte scriteriate. Le quattro corsie della 275, un nastro d’asfalto largo una trentina di metri, irrompono in contrada Li Munti, il luogo panoramico più bello di Leuca, senza preoccuparsi dello stato del territorio. In realtà, il territorio è raffigurato nei suoi simboli tecnici sulle carte topografiche con scala uno a cinquemila: le altimetrie, le connessioni con le strade attuali, la grandezza e la presunzione dell’opera, nuovo palcoscenico sospeso in uno spazio tra cielo e mare. Opera laica che offusca il santuario della Madonna, visibile a distanza. Le due corsie di destra portano a Leuca e si innestano con la statale 274 che prosegue con due corsie per Gallipoli, le altre due servono per il rientro sull’arteria tornando da Leuca.
Tutto preciso, tutto programmato per aprire i cantieri. Ma la topografia non racconta l’uomo nella sua azione di redenzione dalle difficoltà. Come sentinelle sulla cresta del promontorio, i carrubi, le querce e gli olivi piantati nei terrazzamenti vigilano e raccontano. L’uomo ha piantato le sue tracce: pajare di pietra, una chiesetta ristoratrice dedicata alla Madonna della Rasca da tempo abbandonata, cisterne scavate nella roccia affiorante per la raccolta dell’acqua piovana, gli eterni muretti a secco per trattenere terra e umidità, una piccola masseria, giù verso l’abitato di Leuca, e poi le nuove abitazioni sorte su vecchi ruderi. La natura, il passato e la contemporaneità s’incontrano formando un equilibrio unico. La brezza che sale dal mare incontra il vento da Nord. Microclima ideale per i mandorli e i peschi in fiore. Non c’è nulla, altrove, che assomigli a Li Munti.
In questo pezzo di paradiso, a un chilometro da Leuca, fanno il loro ingresso tumultuoso la 275 e la rotatoria. Anche le case autorizzate dal comune di Castrignano del Capo dovranno venire giù. Per colmare i gradini altimetrici da 115 a 89 metri occorrerà sbancare e realizzare terrapieni. Il tracciato disegnato sulla carta sarà aperto da bulldozer, escavatori, ruspe di ogni stazza in un luogo che il Padreterno ha voluto sublime. Abbiamo fatto il conto delle strade che porteranno a Leuca, da Alessano in poi. Sono 14: le due litoranee, la vecchia 275, due vie che attraversano Castrignano, alcuni percorsi di campagna con strade asfaltate, più le quattro corsie e le complanari. Per gli ultimi dieci chilometri, in una stretta striscia di territorio ci sarà l’intasamento più alto d’Italia. E tutto questo per pochi giorni di traffico all’anno, attorno a Ferragosto.
Siamo stati due giorni a Li Monti, lungo la deviazione dell’attuale 275 in direzione Gallipoli. In un’ora abbiamo contato una quindicina di auto e la giornata era anche bella. Abbiamo immaginato le quattro corsie per l’intero anno, la grande rotatoria e il traffico. Un monumento allo spreco, un’opera inutile che farà arrabbiare molta gente, a partire dai turisti intelligenti. Eppure, c’è stata una stagione in cui il Salento si era immaginato diverso da quello che in realtà si sta costruendo. Un Salento dolce e gentile, accogliente e premuroso, creativo e tollerante. Un Salento attento a valorizzare le sue bellezze ambientali che non rappresentano un bene inesauribile. Questi valori vengono fuori dal piano territoriale della Provincia curato da un urbanista di valore, Bernardo Secchi. Come volete la vostra terra? E Secchi, pensando di avere intuito i sentimenti veri, proprio per il Capo di Leuca aveva previsto una realtà diversa: superstrada fino a Montesano, poi una strada-parco costruita a raso, con piccole rotatorie e svincoli di sicurezza fino a Leuca. Una strada a dimensione di territorio, con il paesaggio al centro dell’attenzione. Più le piste ciclabili per attirare un turismo intelligente e gli attraversamenti per il ripopolamento faunistico. Una filosofia opposta a quella attuale che esalta la velocità e il consumo rapido di ogni capacità dello sguardo di ammirare il paesaggio.
Al comune di Castrignano del Capo che sovrintende a Leuca sono stati gentili, il sindaco Antonio Ferraro in testa. Il geometra Fernando Vallo ci ha accompagnato a Li Munti e a Salignano, dove è previsto un terrapieno alto cinque metri che spezza in due la strada per Gagliano. Il dirigente dell’ufficio tecnico, architetto Lucio Ricciardi, ha espresso le sue contestazioni al progetto. Non va bene la rotatoria, così ampia e distruttiva, non va bene il terrapieno. Contestazioni che si uniscono a quelle del sindaco di Alessano contro il viadotto di 500 metri con 26 piloni alti 12 metri. Ma progettisti e Anas, finora, non hanno neanche risposto.
chi volesse saperne di più sulla storia dell’ecomostro più bipartizan d’Italia può andare nell’apposita sezione del blog (cliccando qui )