di Tonio Tondo, da La Gazzetta del Mezzogiorno del 21 febbraio 2009
Oltre un milione e 100mila metri cubi di materiali da movimentare, 16 svincoli, uno ogni due chilometri e mezzo, chilometri di trincee in alcuni punti fino a otto metri, un viadotto con 26 piloni e due teste di ponte, una grande rotatoria sul promontorio “Li Munti” di Santa Maria di Leuca. Sono alcune delle opere contenute nel progetto definitivo dell’ammodernamento della Ma glie-Santa Maria di Leuca posto a base della gara d’appalto dell’Anas scaduta l’8 febbraio. Sono una trentina le imprese o raggruppamenti e consorzi che hanno presentato le offerte.
Un bilancio ambientale durissimo per il Salento, soprattutto nel terzo tronco della 275 che parte da Montesano con un tracciato nuovo diverso dall’attuale fino a Leuca. Una ventina di chilometri con una struttura delle quattro corsie, sui 40 complessivi, destinata a stravolgere un territorio bello e fragile. E poteva andare peggio, perchè il progetto preliminare della Pro.Sal (Progettazione salentine) era ancora più rovinoso: prevedeva venti svincoli, sette solo per la tangenziale ovest di Maglie, e la movimentazione di quattro milioni di metri cubi di materiali. E’ stato il ministero delle infrastrutture, paradossalmente, a dimostrare la maggiore preoccupazione e a fissare prescrizioni «ecologiche» ai progettisti. L’adozione di buone pratiche dal punto di vista dell’ingegneria ambientale, misure di compensazione, uno studio più attento dei livelli altimetrici del tracciato, i ri pristini della vegetazione, una maggio re attenzione ai materiali: le prescri zioni sono servite ad attenuare un im patto ancora più devastante.
LE TRINCEE – Il progetto iniziale prevedeva terrapieni ancora più invasivi. Solo nel tratto di Tricase Ovest erano previsti 2800 metri di trincee con un’al tezza superiore a 8 metri. Adesso è un po’ meglio, ma si tratta sempre di un terrapieno di circa un chilometro e mezzo, un brutto impatto per un territorio stretto, delicato e a dimensione umana. Opere di questa natura, in un territorio pianeggiante, stravolgono la realtà anche visiva. Ma non c’è solo questo. Oltre alle conseguenze paesag gistiche è da registrare la caduta, anzi il vero e proprio fallimento dell’attenzione antropologica. Il terrapieno che divide le comunità di Gagliano del Capo e di Salignano rappresenta una ferita che occorre sanare perché altera la vita stessa degli abitanti, le loro relazioni sociali e le loro abitudini.
VIADOTTO E NON SOLO – Dice la relazione allegata al progetto: «La realizzazione del viadotto di 450 metri per superare un dislivello di 25 metri è stato necessario per evitare rilevati alti sino a 13 metri». In realtà, i rilevati o terrapieni non sono stati sostituiti dal viadotto. Più precisamente, il viadotto è preceduto in località Macurano da un rilevato alto cinque metri e lungo 500 ed è seguito da un’altra trincea anch’essa alta cinque metri e lunga 500. Il viadotto ha una struttura con tre impalcati di acciaio con due campate di 45 metri e una di 60 per scavalcare la ferrovia Sud-Est e 11 impalcati da 30 metri. Alla fine abbiamo trincee e viadotto. Quello della 275 è il più grosso appalto mai destinato al Salento, con un finanziamento di 288 milioni. Un affare la cui storia è cominciata più di 15 anni fa, con un progetto sicuramente meno preten zioso, ma molto più rispettoso del ter ritorio.
L’APPALTO ANAS – L’opera fa parte dell’elenco delle infrastrutture strate iche decise dal Cipe nel 2001 in base alle legge obiettivo 443. Due i canali di finanziamento: il programma operativo nazionale trasporti con 152,4 milioni già assegnati alla regione e 135,3 milioni a valere sui fondi Fas, per l’85 per cento destinati alle regioni meridionali. Questi soldi non sono stati ancora assegnati alla Puglia. Tanto che, nel bando di gara, l’Anas si mantiene le mani libere. La società dice che «si riserva espressamente la possibilità di annullare la gara o di modificarne o rinviarne i termini in qualsiasi momento e a suo insin dacabile giudizio, senza che i candidati possano avanzare pretese di qualsiasi genere e natura». L’aggiudicazione definitiva dell’appalto rimane subordinata all’efficacia del disciplinare stipulato con la regione e della delibera Cipe di approvazione del progetto. Insomma, i 135 milioni ancora non ci sono e quindi l’aggiudicazione definitiva è subordinata «al totale finanziamento dell’appalto».
VARIANTI INAMMISSIBILI – L’appalto è unico, malgrado le richieste di molte imprese di dividerlo in tre lotti. Per questo il terzo tronco, comprensivo di viadotto, trincea di Gagliano-Salignano e rotatoria a grande diametro (circa 500 metri) di Leuca, non può essere soggetto a modifiche con la presentazione del progetto esecutivo da parte dell’impresa o del gruppo di imprese che si aggiudicherà la gara. E’ la grana più spinosa per Provincia e Regione che si sono impegnate, in un’affollata assemblea a Gagliano, a chiedere la modifica del progetto.
chi volesse saperne di più sulla storia dell’ecomostro più bipartizan d’Italia può andare nell’apposita sezione del blog (cliccando qui )