di Mauro Marino
da Il Paese Nuovo del 10 giugno 2011La Notte della Taranta va a Londra! Anoinonciportano! Non so se è stato diffuso un comunicato stampa per annunciare la partenza, noi non l’abbiamo ricevuto, non facciamo parte della schiera degli entusiasti e sapete com’è, se non si è pronti all’abbisogna e alla riverenza, l’Avviso, non è dato! Ma che ci importa! Lo stile è comune a destra e a sinistra e, la critica, la domanda, l’indagare non piacciono ne a destra ne a sinistra! Tant’è..
Comunque del viaggio londinese e della tournèe dell’Orchestra, abbiamo scritto aiutati dall’intrigante Robin Ud sfidato poi da Marco Leopizzi nelle scorse settimane… Cose loro, cose nostre, cose utili che vanno a scavare in ciò che ci appartiene molto più di tante altre cose: La Notte della Taranta è patrimonio di molti e proprio per questo spesso accende gli animi. Quella la fucina dove s’è imparato a tenere il ritmo di una crescita che molto spesso, forse troppo spesso, s’è dovuta confrontare con i limiti di un gruppo dirigente che via via è divenuto chiuso (spesso conflittuale al suo interno), sospettoso.
Una posizione di potere che stride con l’oggetto del contendere che è Culturale (per cui molto oltre l’Evento in sè) e che dunque per poter ben vivere ha bisogno di aperture, di chiarezza progettuale, di un continuo confronto con il territorio che abita e con l’intorno in ascolto. Un Evento per rimanere tale ha bisogno di essere sempre reinventato, ciò non accade da anni, la NdT si ripete uguale e stancamente e non è certo il Concertone con il cambio dei Maestri Concertatori a poterne risollevare le sorti… Ecco, da un punto di osservazione da sempre vicino all’evento posso dire che la fissa della Fondazione e, nello stesso tempo, la sua mancata nascita è il granello che ha bloccato l’ingranaggio e che lo danneg- gia nel suo possibile virtuosismo.
Ieri l’altro ho scritto del mio non trovar piacere nelle cose che l’Estate Salentina propone, invocando per la Notte della Taranta un ritorno alle origini: per donare al Salento un acquietamento della “mossa”. In verità son anni che lo chiedo – inascoltato – c’è un usurare che è giunto al limite, che non ha vero ascolto, non indaga in- ciampando nell’ovvietà della scena, che a priori non guarda, che esclude e da giudizio. Perchè accade? Perchè non c’è libertà e reciproco scambio su un Oggetto Culturale che appartiene a molte più persone di quelle che sedute intorno ad un tavolo decidono di decidere… forse senza neanche più aver davanti una Cernia… Come quella che la leggenda racconta, inaugurale, di un bel convivio di giovani politici ormai forse un pò troppo cresciuti per parlar di musica!