La Puglia immaginata. Una regione scritta da altrove

di Vincenzo Santoro

da Coolclub.it n. 63 di aprile 2010 (Puglia sopra le righe)

mdabNegli ultimi anni si sono moltiplicati gli scrittori pugliesi che si sono imposti alla ribalta nazionale, arrivando a pubblicare anche per case editrici importanti. Occorre tener presente però che, in molti casi, questi scrittori vivono ormai da anni (a volte da moltissimi anni) fuori dalla Puglia, per cui forse la categoria di “scrittore pugliese” andrebbe usata con più cautela.

Uno sguardo alla Puglia come nuova location di un certo immaginario letterario non può però a mio avviso prescindere da un altro fenomeno, che riguarda invece numerosi scrittori che, pur non pugliesi, hanno scelto la nostra regione – che è diventata per loro quasi una “seconda patria”, e in cui risiedono per lunghi periodi dell’anno -, per ambientare le loro opere. Questo fenomeno riguarda soprattutto il Salento che pare essere diventato un vero e proprio “scenario ideale” per romanzi, ma anche per opere teatrali, film, fiction televisive. In molti casi, questa produzione letteraria si muove in parallelo con la tumultuosa “rinascita della pizzica” degli ultimi anni, per cui le opere di questi scrittori, singolarmente, fanno in vario modo riferimento proprio al “Salento pizzicato”, con i suoi luoghi, i suoi protagonisti e i suoi riti.

A voler dare una parziale rassegna, possiamo cominciare, in ordine cronologico, dal romanzo Delle volte il vento, della bolognese Milena Magnani (Vallecchi 1996), ambientato a Otranto, nel periodo di maggiore intensità degli sbarchi dei “migranti”, che descrive, attraverso la storia di un’amicizia difficile tra una donna del posto e un’“albanese”, le conseguenze dello sradicamento e dell’esilio forzato. Nei dialoghi troviamo spesso l’uso del dialetto salentino e nella narrazione sono continui i riferimenti ad elementi della cultura popolare locale.

Sempre sulla città adriatica, non si può non citare Otranto di Roberto Cotroneo (Mondadori 1997), scrittore che ha col Salento e con la città idruntina un legame speciale. Il libro, chiaramente debitore verso L’ora di tutti di Maria Corti, descrive Otranto come una città onirica, metafisica, carica della presenza costante delle memorie dei tragici avvenimenti che vi si sono svolti.

L’ambientazione salentina e le suggestioni del tarantismo le troviamo successivamente in Casa rossa di Francesca Marciano (Longanesi 2003), complesso affresco narrativo che attraversa la storia italiana dagli anni ’30 ai giorni nostri, ambientato tra Roma, New York e la Casa Rossa della famiglia della protagonista, situata nel Sud Salento. Il libro contiene numerosi riferirapia domiciliare di una tarantata, ambientata negli anni ’50, chiaramente ispirata alle descrizioni demartiniane.

Il testo più spiazzante fra quelli da noi considerati è certamente Rosso taranta, di Angelo Morino (Sellerio 2006), in cui l’autore rilegge, ancora una volta, La terra del rimorso, e, contemporaneamente, dopo una visita nel Salento nel giugno del 2001, ripercorre in prima persona le tappe della ricerca dell’etnologo napoletano, riportando lo svolgimento del suo viaggio in una sorta di singolare “diario sul campo”. Ne deriva un libro inquietante e controverso, in cui in molti casi l’autore pare forzare i dati della realtà, alla ricerca di quelle che appaiono sue personali ossessioni.

Di tutt’altro tenore è invece Il bacio della tarantola di Giovanna Bandini (Newton Compton 2006), che, senza mediazioni di sorta, cerca di sintonizzarsi con il movimento musicale salentino (e in particolare con la rappresentazione che ne dà Edoardo Winspeare in Sangue Vivo), con i suoi protagonisti, i sui luoghi topici, il suo linguaggio e, naturalmente, con la sua musica e la sua danza. La trama appare quasi come un pretesto per descrivere “quel” Salento, profondamente vissuto e amato dall’autrice. Da notare inoltre la presenza frequente di espressioni del dialetto del Capo di Leuca, quasi sempre usato in maniera pertinente e corretta.

Per concludere la nostra rassegna, dobbiamo citare l’importante primo romanzo della musicista Teresa De Sio, Metti il diavolo a ballare (Einaudi 2009), ambientato nel Salento degli anni ’50, che descrive una terribile vicenda di soprusi a cui è sottoposta una bambina di origini umili, che, per sfuggire alla propria condizione e “espiare” il proprio male, a un certo punto diventa tarantata, e viene costretta a “curarsi” con la musica. Anche in questo caso, le descrizioni dell’esorcismo domiciliare risentono in maniera evidente dello “sguardo” demartiniano.

 

Ndr: a questi romanzi ne va aggiunto uno uscito per Adelphi nel giugno 2011, Lu campo de girasoli di Andrej Longo

 

FacebookTwitterGoogle+WhatsAppGoogle GmailCondividi

Lascia una risposta