Intervista al presidente del Coni Giovanni Malagò

di Vincenzo Santoro

da Anci Rivista, n. 1/2014malagoPresidente Malagò, i Comuni hanno come è noto un ruolo fondamentale nella promozione dell’attività sportiva. In questo momento di forti difficoltà economiche, quali ritiene che siano i principali problemi da affrontare a livello territoriale per rispondere nella maniera migliore possibile alla crescente domanda di sport da parte dei cittadini?

Una delle priorità del programma che mi ha portato alla Presidenza del CONI è quella di affermare la fondamentale importanza della pratica motoria come strumento di benessere non solo fisico ma anche sociale. Bisogna lavorare in profondità, radicare una nuova cultura civica e fisica: i dati ci dicono che il 40% dei ragazzi tra gli 11 e i 16 anni abbandona lo sport e che dopo gli Stati Uniti siamo il paese al mondo con il più alto indice di obesità. Fare sport, in un contesto in cui l’età media si è alzata, diventa l’unica strada per vivere meglio, per ridurre la sedentarietà e per ottenere dei vantaggi anche sotto il profilo della spesa sanitaria. A livello territoriale bisogna avere coraggio e idee. Unirsi, creare società multidisciplinari, diversificare l’offerta sfruttando l’appeal del movimento, studiare sinergie tra pubblico e privato per implementare l’offerta, contendo i costi. Percorrere strade nuove senza paura, con convinzione, facendo squadra.

In particolare, come pensa che si possa intervenire sul tema dell’impiantistica sportiva, che presenta indubbi elementi di criticità?

Procedere con una radiografia capillare, individuare le problematiche, studiare la mappatura degli impianti sportivi, per poi valutare dove e come gli interventi privati e quelli degli enti pubblici possano coesistere e completarsi. Non si può fare sport senza una casa dove praticarlo. La nuova legge varata dal Governo, dopo anni di attesa, traccia un percorso chiaro e rapido, interviene a favore dello sport per tutti, prevedendo una soglia minima indoor di 500 e outdoor di 2 mila persone. Da parte del CONI c’è stato e ci sarà il massimo impegno sulla tematica, mentre chi lavora nel project financing dovrà fare l’imprenditore ed essere affiancato nel proprio compito da persone competenti in materia, attraverso attente valutazioni, operate di concerto con gli enti locali, anche per le attività di riqualificazione e per progettare strutture polifunzionali, utilizzabili durante l’intero arco della settimana, capaci di abbattere le barriere architettoniche. Serve un contesto manageriale.

Il CONI e l’Anci hanno da sempre sviluppato una proficua collaborazione. E’ in preparazione la nuova Convenzione, che indica gli obiettivi che si intendono perseguire nei prossimi anni. Ci può dire quali sono a suo avviso i contenuti più importanti e innovativi di questo documento?

Lo sport italiano ha l’obiettivo di restituire centralità al territorio, che è l’architrave del sistema, come dimostrato attraverso l’istituzione dei CONI Point e attraverso altre iniziative. I Comuni hanno il compito di promuovere l’attività sportiva, creare le condizioni migliori affinché ciò avvenga, e contribuire alla diffusione dei valori etici e comportamentali, per recitare un ruolo preminente nella crescita prima individuale e poi sportiva del cittadino. Ci dovrà essere un rapporto sinergico, che crei le premesse per uno sviluppo armonico, per affermare l’importanza della pratica motoria come strumento di benessere. Questo deve avvenire anche attraverso un attento screening sull’impiantistica, individuando punti di forza e criticità per intervenire in modo celere.

Secondo lei quali sono gli interventi più urgenti che il nuovo Governo dovrebbe promuovere a favore del settore sportivo?

La norma sull’impiantistica ha sanato un problema annoso, ora si dovranno affrontare le altre tematiche, tenendo in considerazione che il nuovo Esecutivo si è appena insediato. La legislazione in campo sportivo è drammaticamente frammentaria e si dovrà dunque mettere ordine in un contesto che necessita di un quadro più chiaro e definito. Penso alla revisione della legge 91 del 1981 sul professionismo, sono passati 33 anni e la situazione è diventata certamente anacronistica. Senza dimenticare riflessioni sulla fiscalità: fare sport non può essere considerato un privilegio. Discorso a parte per il rapporto tra sport e scuola: bisogna intervenire senza ulteriore indugio, creare un’interazione che consenta di colmare un vuoto preoccupante. Il nostro movimento può trascinare il Paese ma vanno create le premesse per radicare una nuova cultura e questo traguardo si può raggiungere solo attraverso un nuovo dialogo con il mondo dell’istruzione. Creare una scuola dello sport è una necessità indifferibile.

Giovanni Malagò, imprenditore e storico presidente del Circolo Canottieri Aniene, si è occupato di vari sport, fra cui il calcio, il nuoto, la pallavolo e il tennis. Ha anche curato l’organizzazione di diversi eventi sportivi internazionali che si sono svolti in Italia. Il 19 febbraio 2013 è stato eletto presidente del Coni.

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