La biblioteca che vorrei

di Vincenzo Santoro

da Anci Rivista, maggio-giugno 2014

08-Dok-01-Delft-NL_352-288Con La biblioteca che vorrei. Spazi, creatività, partecipazione (Editrice Bibliografica 2014) Antonella Agnoli rivede e completa i concetti espressi nel suo ultimo fortunato libro, Caro Sindaco, parliamo di biblioteche, vero piccolo caso letterario, oggetto di grande discussione fra gli addetti ai lavori e non solo, che ha impegnato l’autrice in decine e decine di presentazioni in tutta Italia, segno che l’argomento è molto sentito.

In questo agile ma denso saggio, l’autrice delinea il suo modello di biblioteca “moderna”, capace di fornire, avvalendosi anche dei ritrovati più recenti della tecnologia, tutto ciò che ci si potrebbe aspettare da una infrastruttura culturale del genere, perché “la rivoluzione digitale, costringendo milioni di persone ad aumentare le proprie conoscenze, accresce il bisogno di spazi per l’interazione fisica di chi vuole informarsi, studiare, approfondire, fare ordine nel caos di Internet”. Ma queste “nuove” biblioteche devono anche essere capaci di costituirsi come presidio civile al servizio dei cittadini, come spazio di libertà e di relazione, in grado di fornire una risposta alla “solitudine del cittadino globale”. Per fare questo, occorrono certamente investimenti in risorse umane ed economiche, ma occorre anche cambiare alcune modi di essere delle biblioteche: ad esempio, l’autrice invita provocatoriamente a dare “meno spazio ai libri e più alle persone”, cioè ad organizzare gli spazi e i servizi in maniera più funzionale alle esigenze dei cittadini piuttosto che alla conservazione feticistica di raccolte librarie che spesso rimangono inutilizzate (naturalmente al netto delle esigenze di conservazione dei patrimoni di interesse storico).

Il testo fornisce poi delle vere e proprie “linee guida” per la realizzazione di biblioteche di nuova concezione, indirizzate soprattutto ai decisori politici e ai tecnici (bibliotecari e architetti). Per costruire delle biblioteche veramente al servizio dei cittadini, che siano dei veri e propri luoghi di inclusione, occorre secondo l’autrice partire dalla partecipazione, cioè dal coinvolgimento delle persone in carne ed ossa nella definizione dell’intervento, degli spazi e dei servizi. Su questo aspetto, su cui l’autrice insiste molto, vengono segnalate delle esperienze e indicate sommariamente delle tecniche di gestione della “cittadinanza attiva”. Inoltre, nell’attività di progettazione si devono sperimentare l’innovazione e la creatività, avendo anche il coraggio di superare alcune concezioni tradizionali che non sono più gradite dagli utenti. La Agnoli fornisce anche cinque straordinari esempi di biblioteche innovative realizzate all’estero (a Delft in Olanda, a Parigi e a Tokyo) che potrebbero ispirare analoghe iniziative nel nostro Paese. In particolare, molte di queste esperienze estere vanno nella direzione della convergenza e dell’ibridazione, cioè della compresenza nelle stesse strutture di servizi analoghi ma tradizionalmente distinti (i servizi informativi, gli sportelli per il pubblico, ma anche i musei, gli informagiovani, le sale per la musica ecc.).

Oltre a queste di ordine più generale, il libro propone anche delle utilissime indicazioni pratiche, che vanno dai criteri con cui effettuare la scelta dei materiali, delle forme e dei colori degli oggetti d’arredamento e per i vari ambienti, alla attenzione per la ripartizione degli spazi, all’acustica, alle sezioni per i bambini, alla fondamentale questione degli orari da adottare: non si possono tenere aperte le biblioteche – come avviene ancora in troppe occasioni in Italia – quando la stragrande maggioranza dei cittadini lavorano, e tenerle chiuse quando potrebbero utilizzarle; dunque più aperture pomeridiane e serali e anche il sabato e la domenica.

Infine, arricchiscono il volume una serie di fotografie di grande interesse, realizzate in gran parte dall’autrice nelle sue visite a biblioteche italiane ed estere, che peraltro faranno parte di una mostra itinerante, dal titolo “BiblioEarth: nuove biblioteche per nuovi lettori”, che prenderà il via da Trichiana (Belluno) dal 31 maggio al 29 giugno 2014 e che successivamente farà tappa in molte biblioteche italiane.

Antonella Agnoli è una delle maggiori esperte italiane di biblioteche e di promozione della lettura. La sua attività si divide fra il lavoro sul campo (ha curato la realizzazione di alcune fra le più innovative biblioteche realizzate negli ultimi anni nel nostro Paese) e la riflessione critica, che ha portato alla pubblicazione di saggi molto importanti, fra cui Le piazze del sapere. Biblioteche e libertà, Laterza 2009, in uscita in edizione tascabile con un denso nuovo saggio introduttivo, libro di grande successo, tradotto in varie lingue tra cui il giapponese, e Caro Sindaco, parliamo di biblioteche, Editrice Bibliografica 2011. È membro del consiglio di amministrazione della biblioteca comunale “Sala Borsa” di Bologna.

 

Per leggere una mia recensione del libro di Antonella Agnoli Caro Sindaco, parliamo di biblioteche, cliccare qui

Per leggere un mio articolo sui problemi delle biblioteche e sugli squilibri nella lettura in Italia cliccare qui

FacebookTwitterGoogle+WhatsAppGoogle GmailCondividi

Lascia una risposta