Iniziato il recupero della chiesa di Vereto che custodisce un prezioso affresco di “San Paolo dei serpenti”

8235_1176022334333_1641348149_436639_5940167_nNei giorni scorsi ho appreso che una meritoria iniziativa dell’amministrazione comunale di Patù (Lecce) sta portando finalmente alla prima realizzazione di un progetto di recupero della chiesetta di Santa Maria di Vereto. Come è noto l’edificio è importante anche perché custodisce uno straordinario affresco tardocinquecentesco che attesta il “culto” di San Paolo come guaritore (direttamente o tramite suoi “affiliati”) dai morsi velenosi dei serpenti e di altri animali striscianti, secondo una tradizione antichissima e complessa, che si collega (indirettamente) anche al fenomeno del tarantismo.
Il Comune salentino, oltre ad avere finalmente acquisito la proprietà della chiesa, ha anche previsto – una volta conclusi i lavori di recupero e consolidamento dell’edificio, iniziati da pochi giorni grazie a un finanziamento della Regione Puglia all’interno dell’Accordo di Programma Quadro con il MIbact – il restauro dell’affresco e le massa in opera di opportune azioni di valorizzazione e promozione. Fra queste, è compreso anche l’allestimento di una installazione multimediale, all’interno della chiesa, che documenti l’ampia diffusione  di tale “culto” mediterraneo (il cui luogo generativo è Malta) e della relativa iconografia (su cui ha condotto delle preziose ricerche Brizio Montinaro, confluite nel bellissimo libro San Paolo dei serpenti. Analisi di una tradizione, Sellerio).
Una azione di salvaguardia sollecitata da tempo dalle locali associazioni di cittadini, che avevano anche promosso delle raccolte di fondi, arrivate addirittura nella capitale (se ne può leggere qui: http://lnx.vincenzosantoro.it/2010/09/03/la-musica-popolare-pugliese-per-san-paolo-dei-serpenti/ ) e per cui molto si era battuto anche Sergio Torsello, come è testimoniato dall’articolo che si può leggere cliccando qui, pubblicato nel 2009 su Paese Nuovo. Lo scritto partiva da una dettagliata analisi iconografica e storica dell’affresco, «un unicum nel suo genere per la ricchezza delle metafore simboliche che sembrerebbero indirizzarsi verso una continua commistione di citazioni culte e riferimenti all’immaginario popolare», per concludersi, visto lo «stato di degrado che si fa sempre più irreversibile», con un appello per «un urgente intervento conservativo che consenta di restituire alla comunità degli studiosi una delle testimonianze più importanti dell’iconografia paolina nell’area meridionale». Un’ulteriore ragione per essere felici del fatto che finalmente per la piccola chiesa di campagna, ubicata in un luogo di particolare pregio storico e paesaggistico del Capo di Leuca, sia cominciato un percorso di redenzione, che speriamo presto possa portare alla completa restituzione alla fruizione dei cittadini.
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