È disponibile da qualche tempo online un bellissimo saggio di Ernesto de Martino, pubblicato sul n. XXXI del 1961 della prestigiosa rivista “Studi e materiali di storia delle religioni”, dedicato al rapporto fra il tarantismo e i riti coribantici dell’antica Grecia, che prevedevano la possessione rituale e danze orgiastiche con musiche frenetiche. Si tratta di uno scritto di grande interesse, che, non facendo parte della grande opera sull’argomento, La terra del rimorso – di cui possiamo dire che rappresenti un piccolo prezioso complemento – non sempre viene tenuta nella giusta considerazione anche da molti studiosi (o viene del tutto ignorata, come si evince dalle bibliografie).
Nelle prima parte del saggio, con una scrittura densa (anzi, “sapida”, come diceva Clara Gallini) e brillante, l’etnologo napoletano si produce in una interessantissima sintesi dei risultati della ricerca condotta con la sua equipe interdisciplinare, che aveva condensato nel celebre saggio La terra del rimorso, uscito poco prima.
Successivamente de Martino ricorda come, secondo la sua interpretazione, il tarantismo “nacque dalla rovina dei culti iniziatico e orgiastici del mondo antico per effetto della civiltà pagana in espansione”, per cui è possibile avvalersene “come di una non surrogabile istanza documentaria per intendere non soltanto i modi e le traversie di quella espansione, ma anche, con le dovute cautele, alcuni aspetti di quei culti di cui il tarantismo rappresenta la riplasmazione e il riadattamento nelle nuova temperie storica”.
Nella seconda parte del saggio dunque de Martino si sofferma “a guisa di esemplificazione”, su un caso particolare, cioè “il lume che dal tarantismo può derivare per meglio intendere il modo di esecuzione e il carattere dei riti coribantici e per agevolare la esatta interpretazione di alcuni passi di Platone che vi si riferiscono”.
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