Stanotte (28 febbraio 2021) ho finito di leggere L’architettrice di Melania Mazzucco, romanzo dedicato a Plautilla Briccia, forse la prima architettrice della storia moderna, vissuta nella fastosa e convulsa Roma del ‘600 e dall’autrice letteralmente riesumata dall’oblio a cui era stata consegnata dalla storia. Un libro veramente splendido, esempio mirabile di come una grande abilità narrativa e di resa psicologica dei personaggi (indimenticabili non solo Plautilla, ma anche diversi altri “minori”) possa coniugarsi con una profonda sensibilità verso le cose dell’arte e con un lavoro d’archivio che deve essere stato immenso e degno di un grande saggio specialistico. Anche se il paragone potrà sembrare banale (ma noi siamo lettori appassionati ma in fondo sguarniti) per tutto questo e per una forte (anche se non ideologica) attenzione al ruolo delle donne a me ha ricordato molto le cose migliori di Anna Banti. Insomma siamo a quei livelli, per me molto alti.
Si tratta anche di un intenso romanzo sulla Roma barocca, con i suoi grandi artisti, spesso in feroce litigio fra di loro, i medi che smaniavano per arrivare in alto, i piccoli che vivevano di stenti, i Papi, l’alto clero, i nobili che comandavano quasi indisturbati e facevano a gara per realizzare opere sempre più sorprendenti e straordinarie e il popolino che se la passava malissimo; tutti , fra malattie e pestilenze, insidiati da una precarietà della vita per noi difficilmente immaginabile.
La protagonista “non umana” del romanzo è certamente la più grande creazione di Plautilla Briccia, la villa “il Vascello”, che stava in via San Pancrazio, nella zona del Gianicolo, il cui nome derivava dalla forma che assomigliava a quella di una nave adagiata sulla collina. L’edificio, che all’epoca suscitò grande curiosità per le forme singolari e stravaganti, diventò duecento anni dopo uno degli epicentri della strenua resistenza opposta dalle milizie della Repubblica Romana del 1849 contro i francesi che volevano restaurare l’autorità papalina, e da questi fu praticamente raso al suolo a cannonate. Questa vicenda, una dei più nobili e alti episodi del Risorgimento (che peraltro contribuisce a dargli un senso meno reazionario) è narrata in alcuni commoventi inserti del romanzo. Uno dei giovani che rischiarono la vita per difendere Roma, fra i pochi a sopravvivere, era Leone Paladini, che poi ebbe una vita avventurosa e ricca. Lui è l’autore di questa immagine, in cui riportò la sua memoria di quei momenti fatali. La battaglia infuria e il Vascello, creatura mirabile dell’architettrice Plautilla Bricci, che a suo modo fu rivoluzionaria quanti quei giovani idealisti difensori di Roma, è ancora lì, in alto a destra, nelle ultime ore di vita.