Il medico Cagnazzi e gli enigmi del tarantismo

ArchEtno2_2012Un saggio sull’ultimo numero di Archivio di Etnografia

di Sergio Torsello

in Nuovo Quotidiano di Puglia, 19 Gennaio 2015.

La letteratura storica sul tarantismo è davvero una “tela infinita” che non manca di riservare sorprese. La conferma viene dall’ultimo numero di Archivio di Etnografia (Edizioni di Pagina, pp. 130, euro 13,00) il quadrimestrale del Dipartimento delle Culture Europee e del Mediterraneo dell’Università degli studi della Basilicata diretto da Ferdinando Mirizzi, che ospita nella sezione “Storie” un denso saggio della giovane ricercatrice pugliese Anna Pietroforte, Tarantismo e “musica dei sensi” in uno scritto di Luca de Samuele Cagnazzi, a partire dal ritrovamento di un manoscritto inedito del medico pugliese (già apparso sulla rivista Altamura) che viene qui ripubblicato, con introduzione e note della stessa autrice, nella sezione “Retrospettive”. Il testo del medico pugliese, dal titolo Nuove osservazioni e conjetture sul male detto tarantismo, che domina nelle campagne di Puglia, venne letto a Firenze il 18 Marzo del 1801 durante l’Adunanza Accademica dei Georgofili. Il contributo si segnala non solo in quanto precipua testimonianza della circolazione e dell’interesse che suscitò il tema a cavallo tra Sette e Ottocento tra medici e scienziati nel Regno di Napoli, ma anche, su un piano più strettamente documentale, come una delle rare fonti sul tarantismo in Terra di Bari. Ma c’è di più. Lo scienziato altamurano Luca de Samuele Cagnazzi (1764 -1852) noto per i suoi studi di statistica, medicina, economia, fu anche un grande appassionato di musica e di “fisica dei suoni” come dimostra questo saggio nel quale si sofferma sul valore terapeutico delle “giuste armonie” nella cura del male. Pur “leggendo” il fenomeno in chiave “iatrochimica”, a metà strada tra tesi “aracnidistica” e interpretazione melanconica, lo scienziato pugliese individua la causa del “male” nel “colpo di sole ” che provocherebbe un forte scompenso delle “delicate fibre del sistema nerveo”. Ma soprattutto avvalora l’efficacia della terapia musicale nel ristabilire l’equilibrio perduto, fornendo anche, attraverso la descrizione di un caso di tarantismo osservato de visu, una testimonianza ricca di preziosi dati che oggi definiremmo “etnografici” (sull’uso dei “drappi” colorati, sull’allestimento di un vero e proprio scenario rituale addirittura per strada, sulla composizione degli organici strumentali, in questo caso solo violino e chitarra, sugli insuccessi delle terapie mediche). Cagnazzi polemizza senza mezzi termini con i seguaci del grande medico napoletano Francesco Serao, autore delle celebri Lezioni” sulla tarantola del 1742 che si pensava avrebbero definitivamente debellato il fenomeno bollandolo come mera superstizione, e conclude che la “guarigione con la musica è sperimentata valevole e dunque bisogna promuoverla invece di bandirla”. In questo fascicolo della rivista si segnalano, inoltre, il saggio di Mariano Fresta sulle trasformazioni della “Maggiolata”, la festa di inizio primavera a Castiglione d’Orcia nel senese; il carteggio tra Giulio Bertoni e Giuseppe Cocchiara (a cura di Alessandro d’Amato), la recensione di Anna Casella Paltrinieri del volume di Giulia Bogliolo Bruna su Jean Malaurie, affascinante figura di antropologo, geografo e cineasta.

 

Una ampia selezione di scritti di Sergio Torsello, pubblicata con il consenso dell’autore, si può leggere cliccando qui

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